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 2020  marzo 29 Domenica calendario

Il problema del Sud spiegato da Minniti

Di buona mattina Marco Minniti ha completato la lettura della rassegna della stampa internazionale e da lì estrae una corrispondenza del Financial Times da San Paolo del Brasile e la «legge» così: «Davanti all’emergenza Covid-19 il governo Bolsonaro ha assunto un atteggiamento "negazionista", ma a quel punto sono le gang delle favelas che stanno facendo il lockdown: sono loro a farsi "Stato" davanti ad uno Stato che non c’è. Se non facciamo la massima attenzione, nel Mezzogiorno noi rischiamo una situazione rovesciata: davanti a un doppio diritto negato - diritto alla salute fisica e alla salute sociale - la criminalità potrebbe ergersi a difensore del diritto. Dopo aver subito tanti colpi negli ultimi anni le organizzazioni mafiose potrebbero cogliere questa occasione per riaffermare un principio di sovranità su quei territori: qui comandiamo noi e non lo Stato. Provando al tempo stesso a recuperare consenso». 
E a questo punto Minniti, uomo che misura le parole, scandisce un’espressione significativa: «Al Sud un’eventuale disparità di trattamento rispetto ad altre aree del Paese, o un’incapacità di trattamento da parte della sanità pubblica, potrebbero portare a fenomeni senza precedenti. Che partendo dal Sud si allarghino ad altre aree del Paese».
In effetti già da alcuni giorni, molto sottotraccia, i tanti «occhi» che controllano l’ordine pubblico hanno alzato il livello di guardia nel Mezzogiorno e almeno due casi di clamorosi furti, in un supermercato e in un presidio sanitario, lasciano intendere i rischi che potrebbero determinarsi nel caso in cui il contagio dovesse «sfondare» in quelle regioni. E anche rischi come questi hanno sospinto il governo ai nuovi provvedimenti annunciati ieri sera dal presidente del Consiglio in diretta televisiva. Nei giorni scorsi alcune avvisaglie avevano fatto comprendere i pericoli di una deriva ribellistica e Minniti inquadra così il contesto: «Le mafie, rispetto ad altre organizzazioni criminali, si distinguono per una attitudine che va oltre gli affari: puntano al consenso e all’esercizio della sovranità. Ecco perché occorre agire in tempi rapidi per rafforzare anche il tessuto delle strutture sanitarie nelle regioni che non sono ancora l’epicentro dell’emergenza».
Già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e ministro dell’Interno, per la sua formazione, Marco Minniti è sempre stato attento all’intreccio tra questione sociale e sicurezza ben oltre le regioni meridionali: «Dobbiamo fare attenzione: il cuore di una democrazia è il rapporto con l’altro e questo si esprime plasticamente nell’agorà, la piazza. Ma noi dobbiamo tenere le piazze vuote. È chiara la contraddizione? Davanti ad una sfida estrema come questa, potrebbe apparire più semplice la risposta dei regimi illiberali. Ma invece è su questo piano che una democrazia deve vincere: puntando a riaprire le piazze e gradualmente tutto il Paese».
Davanti a strazianti ingiustizie - medici caduti senza protezioni, le solitarie agonie dei malati – finora il tessuto connettivo del Paese sta reggendo, eppure secondo Minniti, incombono nuove insidie: «Sino ad oggi la maturità dimostrata dal popolo italiano è stata straordinaria e questo non era scontato. Ma in gioco c’era il «primum vivere». D’ora in poi dovremo fare molta attenzione ad alcune priorità. Facendo in modo che il contante arrivi il più rapidamente possibile nelle tasche delle famiglie, a cominciare da chi ha un solo reddito o di chi vive di cassa integrazione. Mentre nel campo dell’ordine pubblico, serve ribadire che l’autorità nazionale è il Ministero dell’Interno, che esprime una visione fortemente unitaria, direi unica in questo campo».
Per ora il «sistema» regge ma nelle prossime settimane per il controllo del territorio potrebbe diventare controverso un ulteriore dispiegamento dell’esercito. Dice Minniti: «È molto importante la partecipazione attiva dell’esercito nella tutela dell’ordine pubblico, come accade già da tempo in funzione anti-terrorismo. E tuttavia non si può cadere nella militarizzazione del territorio. Tra forze di polizia e forze armate ci deve essere una sinergia. Anche nella lotta al terrorismo, cruciale era il controllo del territorio: esattamente come nel caso del lockdown».
In questo contesto terremotato le parole della politica arrivano flebili e contraddittorie e persino un’autorità spirituale come il Papa si ritrova a predicare senza fedeli. «Neppure nei momenti più drammatici della storia si era determinata questa separazione tra il pastore e il suo gregge. Ricordo che nel pieno della minaccia islamica, in condizione di sicurezza fragilissime, il Santo Padre volle aprire le porte del Giubileo non a Roma ma in Centro Africa dove fortissime erano le tensioni tra cristiani e musulmani. Ce la faremo ma sarà dura e la sfida sarà lunga».