Corriere della Sera, 29 marzo 2020
Breve storia del virus dell’ultimo secolo
La carabina di Tex Willer, l’eroe dei fumetti nato, nel 1948, dalla fantasia del nostro Giovanni Luigi Bonelli, non aveva potuto fare nulla contro il virus del vaiolo: la malattia aveva aggredito la sua giovane moglie Navajo, Lilith, portandosela via. Lui era un ranger del Texas, cercava, verso la fine dell’Ottocento, di tenere buone le tribù indiane e difenderle dai contrabbandieri, come quelli che avevano regalato ai Nativi quelle coperte infette dal virus. All’epoca, il Governo Federale aveva già introdotto un programma di vaccinazione per i Nativi, ma forse non era ancora arrivata dalle parti di Tex Willer.«La storia del vaccino contro il vaiolo è curiosa – commenta Carlo Federico Perno, professore ordinario di Microbiologia dell’Università di Milano - perché è stato sperimentato dal medico britannico Edward Jenner , nel 1798, addirittura prima della scoperta del virus (avvenuta nel 1906, ndr). Jenner aveva osservato che i mungitori di mucche erano protetti dal vaiolo (il virus colpisce anche le vacche: da qui, poi, il nome “vaccino”) e aveva pensato di immunizzare gli uomini con un estratto delle pustole degli animali. La cosa funzionava!»
VIRUS «ANTICHI»
Il vaccino contro il vaiolo è il primo della storia e l’unico ad essere stato, poi, abolito: è riuscito a debellare la malattia, ormai scomparsa dalla faccia della Terra. L’ultimo caso è stato diagnosticato in Somalia, nel 1977 e, in Italia, la vaccinazione è stata abrogata nel 1981. È potuto accadere perché il virus “umano” non trova serbatoi negli animali: eliminato nell’uomo, è finito.
L’avventura del virus del vaiolo, che, fin dall’antichità (è stato trovato nelle mummie egizie) ha circolato nel mondo, assomiglia un po’ a quello della poliomielite: anche questa malattia è stata descritta fin dai tempi più antichi nei bassorilievi egiziani. Il virus provoca paralisi flaccide e molti si ricordano bambini con gli arti deformati o, peggio ancora, nei polmoni di acciaio, perché il male può colpire anche i muscoli respiratori, impedendo di respirare.
LA POLIO
Il virus della polio era stato identificato fin dal 1908, ma solo negli Anni Cinquanta si sono messi a punto i vaccini: il primo, quello di Jonas Salk nel 1954, e poi quello di Albert Sabin, approvato nel 1962 e somministrabile per bocca, con la famosa zolletta di zucchero. Avere un vaccino, però, non significa farlo accettare dalla popolazione, ieri, come oggi.
Ed è così nel 1956, negli Stati Uniti, è sceso in campo Elvis Presley, il re del rock’n’roll: non solo si è vaccinato davanti alle telecamere, ma si è fatto fotografare con bambini in carrozzina. E anche grazie a lui la polio, in dieci anni, passò da 58 mila casi, negli Usa, a 910.
Oggi il vaccino è diffusissimo grazie anche a campagne, come Polio Plus del Rotary International, e ad azioni promosse da Gavi, l’Alleanza per i vaccini, soprattutto nei Paesi poveri, cha ha fra i maggiori sponsor la Fondazione Bill e Melinda Gates. E si può pensare a un’eradicazione. Se non fosse che in alcuni Paesi come il Pakistan (uno dei tre stati al mondo dove la malattia rimane endemica e fa registrare circa il 30 per cento dei casi globali di polio), per preconcetti religiosi, alcune frange della popolazione, sono contrarie alla vaccinazione. Si sta però correndo ai ripari, come segnala l’Unicef, con il coinvolgimento di alcuni leader religiosi. Poi c’è l’influenza: la spagnola (1918-1919), l’asiatica (1957-1958), l’Hong Kong (1968-1970) e la suina (2009-2010). Ma, nella storia, erano già state segnalate, alcune epidemie.
«Perché i virus influenzali possono subire mutazioni vere e proprie, come è successo per la spagnola – precisa Gianpiero Carosi, Emerito di Malattie Infettive all’Università di Brescia – oppure rimaneggiamenti genetici, come è avvenuto per i nuovi virus influenzali (della suina per esempio) che ricombinano il loro patrimonio genetico negli animali come i maiali e gli uccelli».
Ma il virus dell’influenza è rincorso, anno dopo anno, dal vaccino che intercetta tutti i suoi maquillage genetici. Fino a quando, e speriamo di no, non muti completamente (come è, appunto, avvenuto, per la spagnola) oppure si ricombini senza dare la possibilità di mettere a punto, in tempi rapidi, un vaccino (come è successo per la suina). Però, il grande protagonista degli ultimi anni del Duemila, è l’Hiv, il virus dell’Aids, che a partire dagli Anni Ottanta ha fatto fra i 25 e i 35 milioni di morti. L’Hiv è un virus nuovissimo (o almeno: lo abbiamo identificato negli anni Ottanta) e arriva dalle scimmie. «Il virus può facilmente mutare nella stessa persona infettata e quando passa da individuo a individuo- precisa Perno - Ed è per questo che, fino a oggi, non si è riusciti a mettere a punto un vaccino. Ma per fortuna sono venuti in aiuto i farmaci e oggi la malattia è sotto controllo».
L’EBOLA DEI POVERI
Il virus Ebola (provoca febbri emorragiche ed è letale nel 50% delle persone infette), per ora è confinato in Africa: attualmente sta provocando un’epidemia nella Repubblica Popolare del Congo (Rdc). Nella precedente epidemia del 2014-2016, in alcuni Paesi del Golfo di Guinea, ha fatto più di undici milioni di morti. «Contro il virus Ebola il vaccino esiste – commenta Perno – E sembra funzionare». Ma, c’è un ma. Nella Rdc, un Paese in guerra, ci sono resistenze nei confronti della vaccinazione, guardata con sospetto e chi la propone viene vissuto come un nemico.
Il coronavirus è, invece, comparso nel mondo occidentale. Tutti stanno sperando in un vaccino, che non sarà subito pronto. Questo è l’argomento della prossima puntata.