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 2020  marzo 29 Domenica calendario

Scienziati in attesa del picco dei contagi

In Italia siamo in attesa del picco dell’epidemia da coronavirus, la fase peggiore del contagio, ma anche la data che segna l’inizio della discesa e il vero parziale, ma decisivo, successo delle politiche di contenimento. Il punto si raggiunge quando l’incremento del numero di positivi (nuovi casi) rispetto al giorno precedente avrà toccato il suo massimo e dal giorno dopo dovrà iniziare a decrescere fino ad azzerarsi. Prima che i casi comincino a calare ci sarà una fase di aumenti quotidiani più contenuti (come quella che stiamo registrando attualmente) che potrebbe durare alcuni giorni: i numeri possono essere anche altalenanti per un certo periodo, perciò la data del picco si definisce con certezza solo a posteriori.
Che cos’è
I primi timidi segnali però ci sono: «Pur con tutte le cautele del caso – afferma Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano —, vediamo come l’incremento percentuale giornaliero dei soggetti positivi, pur con un valore numerico che aumenta ancora, evidenzia un rallentamento della crescita. Non è ancora la fase calante, ma è un buon segnale. Il picco, infatti, si verifica quando si raggiunge il valore massimo di nuovi casi in un giorno». Valore che, dai giorni successivi, o dopo un periodo di stabilizzazione, deve scendere in modo costante.

Verso il «plateau»
Capire a che punto siamo rispetto alla data di arrivo del picco non è facile, anche perché potremmo avere una risalita dovuta a nuovi focolai sfuggiti alla mappatura o a un meno stringente rispetto delle misure, ma in ogni caso ci sarà un giorno in cui la crescita si fermerà. Al momento il dato positivo è che siamo di fronte ad alcuni giorni in successione di numeri (tutto sommato) contenuti. Si può quindi azzardare una previsione: «Quello che abbiamo fatto con le restrizioni è “flettere la curva”, cioè abbiamo fatto diventare la montagna una collina. Nei prossimi giorni ci dobbiamo aspettare un plateau, un “altopiano” – spiega Pregliasco —. Attenzione, però, i nuovi casi per un po’ potrebbero anche non abbassarsi. Sarà dovuto al campionamento: quando i soggetti infetti sono meno, li si riesce a tracciare tutti».

Come si fissa?
A che numero di morti e ammalati è possibile fissare l’arrivo del picco? È impossibile prevederlo ora, anche perché sono cifre in entrambi i casi sottostimate e destinate a crescere (anche se progressivamente meno) fino alla fine della prima ondata di contagi. «I positivi adesso aumentano di circa 5.000 al giorno e purtroppo ci aspettiamo sempre 500-600 decessi quotidiani ancora per una settimana – afferma Pregliasco —. Al calo dei contagi seguirà, dopo qualche giorno, quello dei decessi, anche perché il numero di vittime fotografa la situazione esistente una settimana prima, visto che il peggioramento delle condizioni dei pazienti di solito avviene dopo circa sette giorni di malattia».
I tempiQuanto durerà ancora la stabilizzazione e quando i contagi inizieranno a scendere? «Si potrebbe iniziare a vedere un calo dalla fine della prossima settimana – conferma Walter Ricciardi, membro del Comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza —: più che di picco si parla di appiattimento della curva epidemica e, se le misure saranno rispettate, abbiamo la ragionevole possibilità di avere invertito il trend».

I modelli matematici
Anche i modelli matematici non si spingono molto oltre con le stime: «Hanno diversi margini di errore – spiega Pregliasco – prevedono solo due o tre giorni con maggiore esattezza, un po’ come avviene per le previsioni del tempo». «Tutti stanno facendo modelli – aggiunge Ricciardi —, comprese l’Oms e la Commissione Europea, ma sono calcoli che non vengono resi pubblici. Nessuna istituzione seria vuole fare previsioni che non siano assolutamente certe». Altra variabile che incide sull’arrivo del picco italiano è la presenza di situazioni localmente diverse, anche cronologicamente: alcune zone della Lombardia hanno appiattito la curva, altre sono ancora in emergenza. «Nonostante le variabili regionali mi aspetto che la discesa sia chiara ed evidente a fine aprile», ipotizza Pregliasco.

Quando finirà
Non è il caso di allentare la stretta, dato che l’abbattimento più o meno veloce della curva dipende tanto dal nostro comportamento. Ma fino a quando dovremo aspettare? «Fino al giorno in cui non registreremo più casi autoctoni, come in Cina. E poi non sarà “tutti al mare”: dovremo mantenere un’attenzione elevata come stanno facendo a Wuhan, tenerci in casa mascherine e disinfettanti per le mani almeno per il prossimo anno (o due)», dice Pregliasco. Quando finirà tutto veramente? «Torneremo a una vera normalità quando avremo una cura specifica e un vaccino e ci vorranno mesi», conclude Ricciardi.