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 2020  marzo 27 Venerdì calendario

Perché Merkel è pronta a scaricare l'Italia e l'Ue sui coronabond

Fino al vergognoso summit sull’emergenza sanitaria del 26 marzo 2020, era difficile immaginare una prova peggiore dell’Unione europea (Ue) della notte del waterboarding (la metafora più efficace delle cronache) all’allora premier greco Alexis Tsipras del 2015. I maggiori leader europei lo ridussero in ginocchio, costretto a svendere parte del suo Paese in una delle fasi più drammatiche della crisi del debito di Atene. Sul piano contro il Covid 19 è andata molto peggio, e chi ha dettato la linea con crudezza è stata ancora una volta la cancelliera tedesca Angela Merkel. Più sola, rispetto a qualche anno fa: la Francia, in particolare, ha un sistema sanitario vicino al collasso di fronte al dilagare dei contagi, e anche il presidente Emmanuel Macron è alla ricerca di solidarietà. Ma sempre circondata da un decisivo cordone sanitario di rigoristi, che va dall’Austria del cancelliere Sebastian Kurz alla nuova Lega anseatica dei Paesi nordici (Olanda in testa), ai quali, si vede dalle cronache, non sembra importare ancora poi molto dei morti e del blocco dell’economia nel Sud Europa. L’importante è che non si fermi la loro.

BOND UE FANTASCIENZA PER MERKEL In Germania c’è stato un braccio di ferro tra governatori dei Land e tra Merkel e governatori, e il risultato è che la cancelliera ha chiuso locali e negozi ma non ha ancora fermato le imprese raccomandando caldamente – a livello nazionale – ai tedeschi di stare a un metro e mezzo di distanza tra loro e di restare il più possibile a casa. Un compromesso tra salute ed economia, chiesto ai conservatori dalla finanza e dalla grande industria. Fantascienza aprire ai coronabond europei. Al vertice in videoconferenza che ha segnato la sconfitta dell’Ue, Merkel è apparsa agli altri 26 leader europei solo in audio dalla quarantena per i contatti avuti con uno dei suoi medici, risultato positivo al virus. Sorrisi e ammiccamenti, anche da remoto, a Giuseppe Conte e al premier spagnolo Pedro Sanchez stavolta sarebbero stati fuori luogo. Meglio una foto per scandire il gelido «siamo contrari a obbligazioni europee comuni», anche di fronte allo tsunami del coronavirus. C’è chi giura che finché resterà cancelliera di Germania, nell’Ue non ci saranno eurobond, neanche in forma straordinaria e temporanei: Merkel è sempre stata irremovibile.

Il premier olandese Mark Rutte, rigorista anche per l’emergenza del coronavirus. IRREMOVIBILE CONTRO RISPOSTE COMUNI Il secco no della cancelliera stride con la posizione molto combattuta dei socialdemocratici (Spd), indispensabili per l’esecutivo di Grande coalizione. Con il dolore per gli italiani del presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier, socialdemocratico. Stride con la solidarietà arrivata dai governatori, anche del partito di Merkel (Cdu-Csu), di alcuni Land tedeschi che inviano medici in Italia e accolgono pazienti italiani di Covid 19 nei loro ospedali. E con l’appello dei Verdi, sempre più graditi alle urne dalla popolazione ma all’apposizione, a un impegno europeista comune, anche economico, per l’emergenza. La stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, tedesca ed ex ministro di Merkel, in quota Cdu, ha esortato tutti gli Stati ad affrontare questa prova «insieme, con un unico cuore». Ma poi la cancelliera ha snobbato anche la chiamata alle armi dell’ex governatore della Bce Mario Draghi, in un’intervista bazooka al Financial Times alla vigilia del vertice europeo. Agire presto e subito a livello europeo massicciamente per scongiurare una letale depressione economica, sottinteso con degli eurobond, per Berlino è un eccesso.

Per Merkel il numero delle nuove infezioni rallenta e in Germania si potrebbe già pensare ad allentare alcune limitazioni

LA GERMANIA IMMUNE AL COVID 19? Soprattutto Angela Merkel sembra ritenere la Germania immune dall’emergenza sanitaria del Nord Italia, della Spagna, ormai anche della Francia costretta a trasferire con i treni veloci i malati più gravi di Covid 19 da una provincia alle altre. La cancelliera resta contraria alle restrizioni sulle libertà personali e ai lockdown, al punto da far irritare anche il suo ministro della Salute Jens Spahn, anche lui della Cdu, che questa settimana ha avvertito nel Paese si trova in una fase di «calma prima della tempesta». Giorni di crescite esponenziali dei positivi al Covid 19, considerate le quali il prestigioso Robert Koch Institut (RKI), lo Spallanzani tedesco, ha dichiarato «l’epidemia al decollo». Per Merkel invece il numero delle nuove infezioni rallenta, raddoppiando ogni quattro-cinque giorni e in prospettiva «ogni 10», e dunque si potrebbe già pensare ad allentare alcune limitazioni alle attività. Una posizione in linea a quella svedese. Scuole chiuse, come le università, solo dai 16 anni in su e divieti di assembramenti oltre le 500 persone, per il resto uffici e mezzi pubblici ancora pieni, tutto ancora si muove.

La sedia vuota nell’esecutivo della cancelliera tedesca Angela Merkel, in quarantena durante l’emergenza del coronavirus. GETTY. L’OLANDA DEI RIGORISTI IN AFFANNO A Stoccolma non fanno ancora male i quasi 100 morti, a un ritmo ancora di una decina al giorno, come in Danimarca. Il Covid 19 è percepito come una malattia nuova, che può essere pericolosa per la vita come altre, ma gestibile, «non devono essere distrutti i rapporti sociali». E commerciali, nel caso anche dell’Olanda, piccolo e ricco Paese che sconta già quasi 9 mila contagi e più di 100 morti al giorno, ma che con la Germania è capofila dei rigoristi. La posizione dell’Aja potrebbe presto cambiare: il governo della destra liberista capofila dei rigoristi anseatici si era schierato per l’immunità di gregge, come il Regno Unito, determinato a non fermare le attività per non sacrificare l’import-export, motore economico dei Paesi bassi. Ma gli ospedali in forte sofferenza al punto che il ministero della Salute è costretto a chiedere posti letto al Belgio, a sua volta schiacciato dal peso dei malati da Covid 19 in terapia intensiva. Intravedendo la catastrofe sanitaria, anche la Banca centrale olandese, spinge per i coronabond osteggiati con durezza al vertice europeo, fino al giorno prima, dal premier Mar Rutte.

LA MINESTRA RISCALDATA DEL MES Forte dei 25 mila posti – raddoppiabili – in terapia intensiva, la Germania non è nella posizione di cedere. Da prima della classe, può anche accogliere nei suoi reparti centinaia di pazienti gravi dalla Francia e dall’Italia, come fa in questi giorni. La proposta di Merkel e Rutte, cassata da Conte e da Sanchez, è la solita minestra riscaldata del Mes: non servono gli «strumenti finanziari innovativi» chiesti dall’Italia perché la Germania può rispondere anche senza «alla sfida più grande dal Secondo dopoguerra»: con un sistema sanitario nazionale che regge e, grazie al grande disavanzo pubblico accumulato, attraverso grossi aiuti di Stato. Chi non ce la fa può – limitatamente e con i dovuti interessi – accedere al fondo Ue salva-Stati del Mes, «strumento nato per affrontare le crisi». Se è vero, come crede il premier italiano, che per il Covid 19 non c’è da condividere debiti pubblici ma da fronteggiare insieme una guerra, evidentemente nella visione calvinista della cancelliera ciascuno risponde anche della propria sanità pubblica – in Italia rovinata dai tagli per l’austerity imposti dalla Germania. Con il coronavirus l’Ue non esiste, esiste un’Europa a due velocità.