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 2020  marzo 28 Sabato calendario

Torneo di Robinson, fuori Pavese

PAVESE-TOMASI
«Enormi autori», scrive Viviana Spada, «due testamenti spirituali» dice Filippo Triolo, «due identità tritate dalla Storia» aggiunge Denis Grasso. Viviana è una milanese di 62 anni, scrittrice. Filippo Triolo un trapanese di 18 anni che va ancora al liceo. Denis Grassi un romagnolo di 34 anni, forse manager, forse urbanista (non lo sa neanche lui). È finita 4 a 2 per Il Gattopardo. Francesca Marone, napoletana, 50 anni, sociologa ( «non posso dire di più sennò i miei follower si deprimono): «Scelgo Il Gattopardo anche per la lingua che ci ricorda tutto ciò che stiamo perdendo col sistema di semplificare e appiattire i nostri discorsi. Lo scelgo per la tristezza degli uomini, per la decadenza di una classe fin allora dominante, per la Sicilia ottocentesca sontuosa e disillusa». Maria Elena Santi, un’etrusca grafomane di 50 anni che insegna italiano e latino a Civitavecchia: «Scelgo La luna e i falò per quell’eterno oscillare tra la vita e la morte, incarnate dalla luna e dai falò. La luna, archetipo femminile per eccellenza, legata alla nascita e alla rinascita, rappresenta per il bastardo Anguilla il ventre materno e il tentativo, fallace e fallito, di rientrare in esso. Come Iside con Osiride, così anche Anguilla cercherà di ricomporre i pezzi della sua infanzia, di riempire le caselle vuote della sua vita. I falò, invece, strumenti di purificazione nel mondo contadino, sono per il giovane i fantasmi del suo inconscio, mostri della sua mente, ma anche allusioni alla violenza di quegli anni. Il” letto di un falò”, immagine finale del romanzo, sarà il segno dell’aridità esistenziale di un uomo, di una generazione, di un popolo». Per Il Gattopardo anche Valentina Di Biase: «prosa lirica, ricca di inaspettata ironia».
TABUCCHI-MORANTE
Camilla Galli scrive di sé in terza persona: «Sostiene Camilla che, stando alla testimonianza di Pereira, quel pomeriggio del venticinque luglio del millenovecentotrentotto la brezza atlantica, che fino a qualche ora prima aveva accarezzato Lisbona facendola letteralmente scintillare, d’un tratto cessò, e la città fu avvolta in un sudario di calura. Del resto, era già capitato altrove che l’arrivo del Diavolo in città fosse annunciato da un caldo eccezionale, sostiene. Nel caso presente, più che di un diavolo vero e proprio si trattava di un giovane rivoluzionario che, a voler dare credito al dottor Cardoso, aveva risvegliato un nuovo io egemone nella confederazione delle anime di Pereira. Perché Camilla, pur riconoscendo la grandiosità dell’opera di Morante, tra La Storia e Sostiene Pereira preferì il secondo? Questo a Camilla è impossibile dirlo. Sarà perché la puzza di morte che avvelena l’Europa nel primo romanzo ottunde, mentre nel secondo conturba. Sarà perché quello di Ida Ramundo è un progressivo intorpidimento e quello di Pereira un graduale risveglio. Sarà perché il ritmo di Tabucchi culla fino all’ultima riga? Forse per queste ragioni, e per altre ancora che non saprebbe spiegare in meno di milleottocento caratteri. Ma il fatto è che Sostiene Pereira batte La Storia, sostiene Camilla». E infatti Tabucchi ha vinto, sia pure a fatica. Su Morante, che salutiamo: «Libro che non mi è piaciuto, anzi dirò di più, libro terribilmente angosciante e perturbante e proprio perché così evocativo e potente ho deciso di farlo vincere» (Anna Caterina Omboni). «Faticoso, lento, straziante, ipnotico, consolatorio: un capolavoro» ( Roberto Vaccari). «Narrazione fluviale delle tante esistenze degli umili, ramificata, intarsiata di artefatti e incisi» (Stella Chimienti). Per Tabucchi anche la triestina Patrizia, detta Pat Pat, 62 anni, bancaria in pensione; Roberto Rovignani, ingegnere milanese di 57 anni; Claudia Gifuni, 33 anni e caramelle sempre in borsa.
GADDA-CARLO LEVI
Due giudici non si sono fatti vivi, ma Gadda ha già avuto quattro voti e la vittoria è quindi certamente sua. L’unica a scegliere Carlo Levi è stata Arianna Gasbarro, 39 anni, romanziera romana di Firenze: «La prosa di Gadda è un merletto, un ottovolante linguistico. Una prosa a tratti coinvolgente e spesso ostica. Un’abbondanza di dettagli, un continuo aprire e chiudere parentesi e poi aggiungere e aggiungere e aggiungere. In alcuni momenti si ha la netta sensazione di trovarsi lì, accanto a lui, a fiutare la vita. Ma spesso il viaggio è troppo turbolento, faticoso, scoraggiante. Tra le pagine di Carlo Levi invece si sente il ticchettio della macchina da scrivere. Il suo è un resoconto semplice e diretto, la testimonianza di un uomo che si trova a esplorare una terra sospesa in una dimensione arcaica, con l’umanità tutta presa dal suo preistorico tentativo di sopravvivere. Io ho trovato molto più appassionante Carlo Levi e quel suo puntare una lente di ingrandimento sulle piccole cose di una quotidianità misera e disperata, sui rapporti con il potere, sulla sottomissione rassegnata ma incurante a un governo lontano, assoluto e incomprensibile. La sua prosa cristallina mi ha condotto in un presepe vivente, mi ha portata a riflettere sulla mia stessa quotidianità e sugli equilibri e gli squilibri che rispecchiano ancora oggi le incongruenze e i limiti italiani». Per Gadda tutti gli altri. Giulia Coronaro, 49 anni, padovana, copywriter, patita di torta Sacher e del profumo di mandarino sulla punta delle dita: «Un linguaggio unico, una miscela esplosiva di dialetti, di neologismi che prendono al laccio»; Domenico Lombardi, 62 anni, trentino: «Romanesco, napoletano, molisano, anche un po’ veneto»; Angela Maria Russo: «La ricchezza della narrazione fa sì che non sia tanto importante il” pasticciaccio” in sè quanto la descrizione di un mondo ormai perso»; Mauro Mirri, 67 anni, psicologo: «Lo spaccato di una società e di un momento storico ai quali non possono essere accostati come “definitivi” i confini e i tratti tragici di quegli anni».
GUARESCHI-CHIARA
Chiusi in casa per via dell’epidemia, i lettori ci chiedono libri da leggere. C’era rimasta, di questi ottavi, la partita Guareschi- Chiara, che abbiamo quindi rimpinzato di giurati. Addirittura 13. Match equilibrato, che Chiara ha vinto per 7 a 6. Simpatica, la Paola Ferrazzi, un tempo imprenditrice e adesso psicologa a Cesano Boscone, 50 anni, da Samarate ( Varese) a cui Chiara pare «un nonno che narra la vita di paese», e simpatica pure la Francesca Santoro, 25 anni, pugliese di Bologna, libraia, a cui le storie di Guareschi sembrano «quelle della buonanotte che ci raccontavano i nostri nonni» e ugualmente simpatica la Federica Lupati che ha votato per Guareschi in quanto – dice – la Federica Lupati farà sempre vincere il libro in cui uno dei personaggi è Gesù, specie nel Mondo Piccolo in cui Gesù appare come «un bel burlone» ( Federica, leggiti l’ultima Nothomb, dove Gesù è la voce narrante). Guareschi, che al primo giro buttò fuori addirittura Umberto Eco, stavolta ha preso pure qualche sberla. Per esempio: «Superato, povero nei contenuti e meccanico nella scrittura» bastona Anna Morelli ( 74 anni, è una nostra collega che lavorava all’Unità). E però «il Mondo Piccolo della Bassa che cerca faticosamente di realizzare la pacificazione nel secondo dopoguerra è in realtà un mondo grande, ricco di umanità, schiettezza e lealtà» controbatte Giovanna Alati. Emilio Bifronte, ingegnere che scrive da un paesino del messinese, 29 anni: «Guareschi ci insegna che anche tra rivali ci può essere rispetto e alla fine amicizia». Donatella Mosenghini, 47 anni, maestra friulana che ha votato per Chiara, ci racconta di Guareschi: «Nelle biblioteche non si trova, è arrivato con un prestito interbibliotecario in una copia vecchia e scassata della Sansoni, collana” Leggere a scuola”, da una sezione ragazzi. Alla fine ne ho acquistate due copie e regalate alla biblioteca del mio paesello a ridosso della Bassa friulana e a quella dove lavora mia sorella, un po’ più in giù, verso il mare, se dev’essere un classico che sia presente in tutto il suo carattere. Di Guareschi e di Don Camillo ho foto a Brescello e un ricordo gastronomico epico, di un ristorante storico a poche centinaia di metri dal Po, ci sono andata a piedi, nel silenzio di una giornata che per quel fiume era placida, a vedere i danni che aveva fatto il fiume qualche mese prima, i pioppi sradicati, il pericolo che ho potuto solo immaginare. Dopo i tortelli alla zucca con gli amaretti, la matrona di quel tempio del gusto mi ha raccontato di Anna Falchi che è passata di lì per un film, della principessa Margaret che per anni veniva da lei per i miei stessi tortelli, e di Guareschi che nella camera al piano di sopra si era rifugiato proprio per scrivere Don Camillo».
(ha collaborato Jessica D’Ercole)