la Repubblica, 28 marzo 2020
La nuova vita dei drive-in
A pochi metri da una stazione di servizio a Reno, Nevada, spunta l’insegna El Rancho Drive-In. In fila, ustionati dal sole, un’orda di cowboy in calzamaglia. “Dove state andando?”, “Al cinema!”. A un’ora di macchina da Manhattan, dopo la prova-schermo, un proiezionista inchioda la sedia a sdraio nel mezzo della valle, lattina di birra in mano, e grida: “Urrà!”. Il tre aprile il suo Warwick drive-in riapre i battenti. E poco prima dello spettacolo delle otto Josh Frank, fondatore del Blue Starlite di Austin, nota con orgoglio: «All’inizio della pandemia, siamo stati l’unico cinema operativo in tutto il Texas. Riapriremo il 14 aprile, molto prima delle comuni sale cinematografiche. Sta succedendo qualcosa di epocale». Ora che l’emergenza coronavirus ha costretto i cinema ad abbassare le serrande, il ritorno del drive-in fa sognare. E se El Rancho si prende due settimane di pausa, dall’altra parte del mondo, a Seul, i sudcoreani sono tutti in coda tra campi da football e sottopassaggi, ipnotizzati dal grande schermo. Le statistiche parlano di un 20% in più di affluenza e prenotazioni. Al fascino vintage si aggiunge il fattore sicurezza: «Ritroviamo famiglie, ragazzini e coppie di giovani che credevamo di aver perso nell’era dello streaming» ci dice Beau Bianchi del Paramount drive-in, California. Invece eccoli di nuovo e non solo in America. Stavolta con mascherine, guanti e distanza di sicurezza al posto dei popcorn.
Secondo il Los Angeles Times, cinema come il Paramount, con doppio spettacolo serale, accolgono 136 macchine al giorno per un totale di 320 biglietti. Stando a DriveInMovie. com ci sarebbero ancora 330 drive- in attivi negli Stati Uniti (negli anni Cinquanta si contavano oltre 4mila schermi). «È un po’ presto per parlare di rinascita», invita alla prudenza John Vincent, presidente dell’associazione United Drive-in Theater Owner. «Non credo che prima della fine del mese più del 10% dei drive- in riuscirà ad aprire al pubblico. In Stati come California e New York, il vademecum con le restrizioni limiterà, e di molto, le attività». Gli fa eco Isabelle Autumn, manager dello Starlight drive-in: «Alcuni studios, per paura di perdere pubblico, hanno scelto di mettere a noleggio online i film appena usciti in sala, da Emma a The Hunt. Noi qui continuiamo a proiettarli all’aperto». In Georgia, lo Starlight è un’icona. «Tra qualche ora arriverà lo stop in via provvisoria. Ma anche la nostra sindaca sa che questo è più di un semplice drive- in: abbiamo degli spettatori fissi, da generazioni. Da una settimana o due arrivano anche nuovi clienti. Si sentono al sicuro nelle proprie auto.
Onward della Pixar è andato a ruba e per Bloodshot, con Vin Diesel, regaliamo il fumetto da cui è tratto, attirando i teenager». C’è chi come Blake Smith, padrone di una serie di drive-in in Kansas, si è inventato un distributore automatico accanto al cinema. Al posto della pompa di benzina, un dispenser di cioccolato e caramelle. «L’America è il posto del fast-food e del cineparcheggio» dice, «se si rispettano le norme, i nostri weekend al cinema in macchina potrebbero battere tutte le insidie. E far tornare la gente a sognare».