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 2020  marzo 28 Sabato calendario

Arriva la liquidità, che fare adesso?

Il cantiere antivirus è in piedi: le banche centrali hanno montato le impalcature per sorreggere i mercati, i Governi gettano le fondamenta per sostenere l’economia.
Il Senato Usa ha approvato un piano da 2.000 miliardi di dollari, la Banca centrale americana e la Banca centrale europea hanno aperto i forzieri senza porre limiti agli incentivi. 
L’altro ieri la decisione della Bce, come quella della Fed, ha suscitato una tiepida reazione dei listini azionari. Anzi, gli investitori hanno preso beneficio dopo qualche giorno di recupero. Le statistiche economiche, del resto, cominciano a delineare un crollo e le stime sulla ripresa che verrà sono discordanti. 
«Finora i rimbalzi sono stati dettati da chiusure di operazioni al ribasso – spiega Carlo De Luca, responsabile dell’asset management di Gamma Capital Markets – a seguito delle manovre della Bce e del maxi-piano fiscale Usa. Tuttavia, affinché il rimbalzo sia sostenuto, si devono verificare almeno due fattori, cioè il picco dei contagi americani e la reperibilità del vaccino. Poi bisogna tenere sotto osservazione le recidive e la mutazione genetica del virus». 
Gli analisti prevedono il minimo delle azioni globali a -35% o a -40% dai livelli pre-crisi (poco più di un mese fa). Non distanti dai livelli attuali. Credit Suisse, alla vigilia dei bazooka della Bce, calcolava l’S&P500 a 2.700 punti (+10% da ora) e l’EuroStoxx50 a 2.950 (+7%) a fine anno. 
«Non è detto che i minimi si realizzeranno e non dobbiamo per forza aspettarli per investire – continua De Luca -; chi è scarico di azioni può iniziare ad accumulare gradualmente, magari partendo con il 20% della disponibilità, e mantenere liquidità per diversificare il portafoglio da qui a 4-5 mesi. Noi consigliamo di evitare i settori come l’automotive o l’industria, perché anche se hanno perso tantissimo e potrebbero rimbalzare, saranno sensibili alla probabile recessione. Meglio concentrarsi sui comparti che sono scesi soprattutto per la crisi di liquidità. Consigliamo di investire in Cina, penalizzata dai dazi e ora uscita dall’emergenza. Poi negli Stati Uniti, dove ci sono aziende a grande capitalizzazione, che sono meno vulnerabili delle piccole». 
Anche Roberto Tronci, partner di Albacore – Gruppo Alvarium, suggerisce di mettere un piede nell’azionario a chi è completamente fuori dal mercato. In modo un po’ più deciso all’inizio e comprendendo anche l’Europa tra le aree: «Inizierei a investire il 40% della disponibilità e ripartirei la somma tra il 25% in azioni (40% dell’Eurozona, 30% sull’S&P500 e 30% sul Nasdaq, dove le aziende tecnologiche fanno utili anche grazie alla crisi); il 15% in obbligazioni, senza titoli di Stato che rendono poco; il resto lo lascerei liquido». 
Sulle società che operano nell’ambito dei pagamenti elettronici, dei social media, dello smart working, del tempo libero e delle infrastrutture internet, c’è un generale consenso degli esperti. E pure sui settori più difensivi per bilanciare il rischio di portafoglio, come il farmaceutico, l’alimentare o le biotecnologie. L’importante è proteggersi dal dollaro, che con la pioggia di moneta della Fed potrebbe perdere forza.
Diverso, ma sempre molto cauto, è l’atteggiamento verso le obbligazioni, che sono salite con la prospettiva degli acquisti da parte delle banche centrali. Molti risparmiatori, però, si erano spostati sulle emissioni meno affidabili, societarie o ad alto rendimento (high yield), per ottenere una remunerazione maggiore rispetto ai titoli più sicuri, e registrano perdite ingenti dopo l’ondata di vendite “pandemica”.
«Le obbligazioni high yield erano sopravvalutate – spiega Tronci -, ma hanno perso più delle azioni. Ora è tardi per vendere e occorre pazienza: le perdite non sono reali; sono minusvalenze significative che si trasformeranno in perdite, ma non del 20% in due giorni come è successo. Bisogna distinguere tra crisi di liquidità e di solvibilità, che per molte società emittenti di high yield coincidono, perché in mancanza di cassa diventano insolventi. Le banche centrali e i Governi hanno un ruolo importante nella tenuta di queste emissioni. Con un rimbalzo del 5-10%, si potrebbe ribilanciare il portafoglio e investire in qualche comparto, ma non c’è ancora mercato».