Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  marzo 28 Sabato calendario

Salta il Salone del Mobile 2020

Le aziende prima di tutto. «Perché il Salone del Mobile di Milano non esisterebbe senza le sue aziende e in questo momento la priorità è mettere in salvo le nostre imprese». Così Claudio Luti, presidente del Salone, dà l’annuncio più doloroso, la cancellazione dell’edizione 2020, già spostata da aprile a giugno per effetto della diffusione del contagio da Covid19.
Ora l’appuntamento è ufficialmente rimandato al 2021, dal 13 al 18 aprile, con «una grandissima festa – assicura Luti – in cui festeggeremo i nostri 60 anni e metteremo assieme tutte le manifestazioni Biennali, quelle della Cucina e del Bagno che saltano quest’anno, e quelle dedicate a Luce e Ufficio». Sarà una «special Edition», conferma il presidente di FederlegnoArredo, Emanuele Orsini.
La decisione era nell’aria da giorni, ma fino all’ultimo i vertici del Salone hanno cercato delle alternative, ad esempio un ulteriore rinvio a settembre. Alla fine, ha prevalso la linea dello stop, come accaduto per il Vinitaly di Verona e, su scala globale, per le Olimpiadi di Tokyo. Confermate invece per il momento le edizioni del Salone a Mosca (in ottobre) e a Shanghai (in novembre).
Per Orsini è stata una scelta «dolorosissima. Prima di tutto per il contesto drammatico in cui avviene, con il Covid19 che ha messo in ginocchio la Lombardia, l’Italia e non solo, in secondo luogo perché rinviamo di un anno la manifestazione del design più importante al mondo, un simbolo dell’eccellenza del made in Italy, con 400mila buyer da tutto il mondo e l’adesione entusiasta della città».
Ma la situazione lasciava poche alternative: un mese fa il cda del Salone aveva deciso di rinviare a metà giugno, confidando in una rapida soluzione dell’emergenza Coronavirus. Ma la situazione si è aggravata, diffondendosi per giunta nel resto del mondo, compresi i Paesi che dell’industria del mobile sono i principali partner e clienti, ovvero la Francia, la Germania, la Spagna, il Regno Unito e gli Stati Uniti.
Ammesso e non concesso che, a giugno, l’Italia possa essersi messa alle spalle il picco dell’emergenza sanitaria, è probabile che altre nazioni saranno ancora in difficoltà e in ogni caso è difficile immaginare oggi una ripresa rapida della libera circolazione delle persone o il ritorno alla possibilità di radunarsi in luoghi affollati per definizione, come le fiere.
Inoltre sarebbe stato impossibile per le aziende – oggi chiuse per effetto del decreto governativo – rispettare le tempistiche necessarie per essere pronte a metà giugno con i prodotti nuovi e gli stand realizzati. Impossibile anche, aggiunge Orsini, chiedere loro lo sforzo economico che la partecipazione al Salone richiede, visto il danno enorme che la crisi in atto sta causando alle aziende. «Se l’emergenza durerà per 2-3 mesi, l’intera filiera rischia di perdere almeno 8 miliardi di euro quest’anno, circa il 20% della produzione – osserva Orsini -. Ora c’è bisogno di grande coraggio, di immettere liquidità e aiutare le aziende a investire per uscire da questa crisi». E salvare un settore che in Italia conta circa 30mila aziende e nel 2019 ha generato un valore di 27 miliardi di euro. Spingendo soprattutto sull’export, dice Luti, «per non perdere la nostra quota di mercato». Proprio dal Salone – che ogni anno accoglie visitatori da 188 Paesi – arriva uno dei principali stimoli alle esportazioni per le imprese italiane, soprattutto le più piccole. Anche per questo la cancellazione della manifestazione non sarà indolore. Nemmeno per Milano, visto che il Salone genera un indotto che la Camera di commercio stima attorno ai 350 milioni, e di circa 1,5 miliardi su tutta l’economia nazionale, secondo le stime di Fla.
«Stiamo valutando la possibilità di organizzare delle iniziative alternative, magari attraverso l’uso del digitale, per aiutare le aziende a presentare e comunicare comunque i nuovi prodotti – spiega Luti -. Abbiamo molte idee, ma adesso la priorità è uscire dall’emergenza».