ItaliaOggi, 27 marzo 2020
I tedeschi, un popolo di single
Forse l’antidoto che spiega la bassa mortalità in Germania, è semplice e triste: la solitudine. I tedeschi sono un popolo di singles, oltre il 40% nelle grandi città da Berlino a Monaco. Ma anche in campagna non esiste o quasi la vita sociale: in molti paesi non si trova un punto d’incontro, la Kneipe, l’osteria, un cinema. E pochi vanno in chiesa, cattolici o protestanti. Se si viaggia in auto in provincia è normale attraversare paesi deserti già a metà pomeriggio. E i più soli sono gli anziani. I figli vivono altrove, tornano a far visita a Natale o a Pasqua. Altro fattore fondamentale, ovviamente, le strutture sanitarie: in Germania esistono 35 posti in terapia intensiva ogni 100 mila abitanti, da noi undici.
I contagiati dal coronavirus sono 36mila, forse 38 mila, ma solo 2.900 hanno un’età superiore ai 60 anni, di questi appena 490 hanno più di 80 anni. I morti, come in Italia, appartengono in maggioranza alla fascia più alta. Sono 198 secondo il Robert Koch Institut, oltre i 200 per il John Hopkins, con quasi 5mila casi in più in un giorno. Ed è stato coniato un nuovo termine, Senizid, la strage dei senioren, degli anziani. Certamente, non è un dato statitisco rilevante, sulle cinque vittime nella capitale, tre erano anziane, di 93, 82, e 83 anni. E tristemente questo basta per chi è tentato dall’ottimismo. Molti medici con lettere ai giornali protestano contro la selezione in base all’età, non curare quanti abbiano più di 75 anni come avverrebbe in Spagna: «È una politica del III Reich. I nazisti volevano rafforzare la razza eliminando i deboli».
Sotto accusa gli esperti, e il principale imputato è proprio Lothar Wieler, direttore del Robert Koch. Ancora il 24 febbraio assicurava che il corona non sarebbe stato un pericolo per i tedeschi. Mentre diversi suoi colleghi erano più pessimisti. «Che cosa avrei dovuto fare», si difende Armin Lothar, il premier cristianodemocratico della Nord Renania Westfalia, il popoloso Land con 18 milioni di abitanti, e il più colpito? Non ha chiuso le scuole e le fabbriche, e dopo era troppo tardi.
Si teme che prolungare la Ausgangssperre, il divieto di uscire con poche eccezioni, se prolungato oltre Pasqua, possa avere effetti disastrosi sull’economia, e qualcuno già pensa di attenuare le misure. Gli anziani dovrebbero rispettare una quarantena volontaria, e si potrebbe autorizzare a tornare alla vita normale, o quasi, le fasce meno a rischio, chi abbia meno di 50 anni appunto. La scommessa è rischiosa: si punta a un’espansione dell’epidemia controllata, più casi ma sempre meno morti. Ma Jens Spahn, il ministro della sanità, non vuole abbassare la guardia: «È la calma prima della tempesta». Il peggio deve ancora arrivare. Il ministro degli interni, il bavarese Horst Seehofer, ha ammonito: «L’emergenza durerà almeno fino a Pasqua».
I tedeschi hanno cominciato a obbedire, dopo le ribellioni die primi giorni. Anzi un buon terzo sarebbe favorevole a regole ancora più severe. Una nota più leggera: a invitare i prussiani all’obbedienza è un italiano, il nostro Giovanni Trapattoni. Lo sfogo contro i suoi pigri giocatori del Bayern, nel marzo del 1998, non è stato dimenticato: Ich habe fertig, sie spielen wie Flasche leer, un tedesco maccheronico, ne ho abbastanza, giocate come bottiglie vuote, diventato mitico e ripetuto dai tedeschi. Hanno cambiato il sonoro, e il Trap si infuria contro chi non rispetta la quarantena.