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 2020  marzo 26 Giovedì calendario

Il medico dell’arte

Quando mia moglie mi chiama tesoro, ridiamo insieme». Giuseppe Salerno infatti un “tesoro umano vivente” lo è per davvero, con tanto di patente dell’Unesco. Questo medico radiologo palermitano di 67 anni, fra i suoi pazienti non annovera solo gli uomini e le donne in carne e ossa che vengono a farsi visitare alla clinica Candela. «Da 35 anni, da quando ho iniziato la professione, ho sottoposto alla Tac migliaia di opere d’arte».
Antonello da Messina, Caravaggio, Rubens e Van Dick gli hanno svelato il loro lato nascosto. I violini del Guarneri si sono mostrati nella loro millimetrica precisione, e nel sarcofago di Federico II Salerno ha scoperto un giallo del 14esimo secolo. «Ma forse il ricordo più emozionante è quando sono entrato nelle grotte dell’Addaura con una troupe televisiva tedesca e il mio ecografo portatile. Le luci si sono accese tutte insieme su quei graffiti meravigliosi di 14 mila anni fa. In quel momento credo di aver provato la sindrome di Stendhal».
Nelle cave a pochi minuti dalla spiaggia di Mondello, chiuse da 23 anni per il pericolo di caduta massi, le infiltrazioni d’acqua rischiano di cancellare per sempre i disegni preistorici. «L’ecografo ha mostrato molti disegni ricoperti dalle incrostazioni», spiega Salerno. «Quel che si vede bene è una scena tracciata con una punta di selce, con mano perfetta e senza correzioni. Ci sono sciamani, acrobati che volteggiano nell’aria e spettatori che ammirano lo spettacolo sacro, con un’armonia che ricorda la danza di Matisse. In altri punti della grotta le immagini sono più rozze, evidentemente disegnate dai discepoli».
L’Annunciata di Antonello di Messina è finita sotto alla radiografia di Salerno in realtà per capire che danni avessero fatto i tarli al legno. «Ma sotto al disegno visibile ho scoperto un volto sereno, diverso dalla donna impaurita che Antonello vi aveva ridipinto in un secondo momento e simile a quello dell’Annunciata che è a Monaco. Probabilmente il rimaneggiamento fu frutto della crisi mistica che Antonello stava vivendo». Da una crisi di rabbia Salerno fu investito quando svelò che la Madonna di Custonaci adorata dai fedeli era diversa da quella “bizantina” scoperta dai raggi X. I parrocchiani temevano che dopo il restauro avrebbe smesso di fare miracoli.
Lui comunque non ha mai smesso di fare il medico dei dipinti. «Dall’inizio della carriera ho lavorato con molti musei e sovrintendenze. Da dove mi è venuta la passione? Non so. Quella di medico da mio padre, per ribellione, perché criticava sempre la categoria. Quella dell’arte da mia madre, che insegnava lettere antiche e mi ha trasmesso qualcosa di diverso dalla scienza. E poi c’è la Sicilia, dove tutto quel che è sottoterra è archeologia e tutto quel che è sopra è arte. Qui è facile coltivare la mia passione». Oltre il riconoscimento dell’Unesco, l’Organizzazione per la cultura delle Nazioni Unite, arrivato nel 2006, oggi Salerno dirige nella sua clinica un Centro di diagnostica per immagini applicata ai beni culturali, seguito da diversi giovani medici che da lui imparano il “doppio mestiere”.
Non mancano le questioni spinose sollevate da Salerno. Cosa ci fa, per esempio, una giovane fanciulla, minuta e ingioiellata, nel sarcofago di Federico II, laddove si credeva che riposasse Guglielmo duca d’Atene? Il sesso della salma è stato in seguito confermato dal test del Dna. E perché suo nipote Pietro II D’Aragona, secondo gli annali morto di dissenteria a Calascibetta nel 1342 e sepolto sempre nel sarcofago a Palermo, è chiuso in un sacco e ha una frattura alla base del cranio? Dov’è infine Guglielmo d’Atene, che si riteneva sepolto nel sarcofago, di cui invece la radiografia non mostra traccia? «Tutto questo lo abbiamo osservato nel ’98, quando una ditta milanese costruì un apparecchio dedicato proprio per questo progetto, con una tecnologia allora innovativa, che prevedeva l’uso non di radiografie, ma di piastre ai fosfori. Entrammo nella sala del sarcofago con tute e mascherine per non contaminarne il contenuto. Sollevammo il coperchio del sarcofago di 38 centimetri e procedemmo con le radiografie. Ne uscirono 3 grandi fotografie, chiarissime, con le tre salme disposte una sopra all’altra». Fra archeologi e storici dell’arte non mancarono le polemiche. Ma questi sono misteri sepolti per sempre, che nemmeno i raggi X hanno più il potere di risolvere.