Il Sole 24 Ore, 26 marzo 2020
La domanda di pomodoro è salita dell’82%
Pomodoro a gran richiesta. Le conserve vegetali registrano un picco di domanda senza precedenti in Italia e all’estero. Nel nostro Paese solo nella settimana tra il 9 e il 15 marzo la domanda da parte del comparto retail di conserve “rosse” è cresciuta (dati Nielsen) dell’82,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nello stesso tempo, da inizio marzo, va anche detto, le richieste da parte del canale horeca (hotel e ristoranti), a seguito della chiusura, si sono azzerate.
Anicav, l’associazione nazionale dei produttori di conserve vegetali, premette: «Le nostre imprese sono impegnate ad assicurare approvvigionamenti – dice il dg Giovanni De Angelis – con grande impegno nell’organizzazione della logistica e della distribuzione. Si sta facendo uno sforzo straordinario per assicurare le forniture». Poi precisa: «Più che di crescita della domanda registriamo per ora un’accelerazione della stessa e parliamo di un effetto stock. La famiglia acquista in quantità maggiori, lo scaffale del supermercato si svuota prima, la società della gdo quadruplica i nuovi ordini».
«L’incremento della domanda da fine febbraio e per tutto il mese di marzo – conferma Antonio Ferraioli, che è presidente di Anicav e della La Doria, una delle maggiori aziende meridionali del settore, quotata in Borsa – è stato sostenuto. Anche per La Doria a doppia cifra con differenze tra le diverse categorie merceologiche». La Doria, nei suoi sei stabilimenti italiani, tra Emilia Romagna, Campania e Basilicata, con circa 800 dipendenti produce oltre ai derivati del pomodoro anche conserve di legumi, succhi di frutta e sughi pronti con un giro d’affari di 718 milioni circa (20% Italia, 80% estero). «Voglio precisare – aggiunge Ferraioli – che ci sarà una traslazione della domanda dal segmento horeca al retail, quest’ultimo crescerà, ma non nella dimensione di questi giorni». Ferraioli aggiunge che finora si è attinto dalle scorte, specie per il pomodoro che è prodotto stagionale, e che sarebbe difficile mantenere ad aprile lo stesso ritmo di consegne tenuto a marzo. «Molti clienti italiani e stranieri ci chiedono di spedire oggi quanto avevano ordinato per l’intero anno –racconta Annibale Pancrazio, imprenditore dell’agro nocerino sarnese – tutto ciò stressa la nostra organizzazione in una fase di per sé complessa. Perciò abbiamo deciso di premiare i nostri operai». Stesse dinamiche (accelerazione delle consegne) in Italia e all’estero. Ma c’è stato anche altro. «Sul mercato americano – aggiunge De Angelis – si è verificato un fenomeno speculativo. Sono state richieste certificazioni “coronavirus free” a cui abbiamo dovuto opporci». Anicav nei giorni scorsi ha diffuso un comunicato per spiegare che «il pomodoro trasformato è un prodotto sicuro grazie a particolari processi di lavorazione», grazie alla produzione ad alte temperature e grazie alla natura stessa del prodotto che essendo acido non favorisce la proliferazione di microorganismi. Come attrezzarsi dentro le fabbriche per tutelare la salute dei dipendenti? «Ci siamo attivati – precisa Ferraioli – per mettere in sicurezza i lavoratori e assicurare continuità del business, adempiendo alle disposizioni del Governo. I nostri impianti sono automatizzati e pertanto non è difficile rispettare le distanze tra gli addetti alle linee produttive».
Soffrono invece le aziende che producono prevalentemente per il canale della ristorazione. Per ovviare a una crisi che potrebbe prolungarsi Anicav, insieme alle associazioni degli albergatori e dei ristoratori, studia ipotesi di diversificazione e riorganizzazione del settore. È allo studio, a esempio, un piano di conversione in attività di catering con consegna di cibi cotti a domicilio.