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 2020  marzo 25 Mercoledì calendario

Periscopio

Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi. Ennio Flaiano, La grammatica essenziale, 1959.
Lo scorso anno la polemica era sui vaccini. Oggi i No vax, se si facessero vivi, sarebbero lapidati sulla pubblica piazza. Enrico Mentana (Alessandra Menzani). Libero.

La pandemia è solo uno dei cicli storici in cui la natura ricorda all’uomo chi comanda. Zeus. Libero.

Gli Illuminati incolperanno la propaganda populista, barando come sempre. Se la nazione torna, è perché è viva e utile al bisogno. Pensionarla in anticipo è stata una forzatura, mentre l’Ue si rivela per quel che è: un artificio che non la sostituisce. O si rifonda il patto europeo o finisce in un’Eurexit collettiva. Giancarlo Perna. LaVerità.

Mina compie, il 25 marzo, ottant’anni. Nacque con un cognome risorgimentale, Mazzini. È prodigioso ascoltare le sue ultime canzoni con Ivano Fossati e con l’altro tirannosauro della canzone, Adriano Celentano, ineguagliabile quando canta, insopportabile quando predica. Il miracolo di Mina è che il suo canto è più bello ora di sessant’anni fa quando esordì come urlatrice. Ha vissuto ormai più anni nella clandestinità che in video. La visibilità rende famosi, l’invisibilità rende divini. Marcello Veneziani. LaVerità.

Per fare certe scuole devi spostarti di città o di paese, alcune sono molto costose, per altre devi superare esami, altre non assicurano nessuna retribuzione, altre ancora guadagni alti ma anche aleatori e quindi cosa serve farsi un programma di vita a lungo termine quando non sai se sarà realizzabile? Questa incertezza, dovuta tanto al progresso tecnico quanto agli sconvolgimenti del mercato globale e al continuo intervento dello Stato, ha portato molti ragazzi a sostenere che non è più necessario lo studio e che è inutile la disciplina dell’apprendimento. Francesco Alberoni, sociologo. Il Giornale.

Un mio errore è stato sicuramente quello di aver detto no a Giorgio Strehler. Un grande maestro che mi aveva molto apprezzato per la mia Molly, tanto da soprannominarmi Mollyna. Mi voleva nel Temporale di Strindberg, ma temevo che non avrebbe approvato il mio metodo di recitazione e rinunciai all’offerta: un rifiuto che fece scandalo nell’ambiente, nessuno poteva credere che avessi detto no a un mago della scena. Strehler mi spaventava, temevo che non avrei avuto il coraggio di oppormi alle sue indicazioni registiche. Piera degli Esposti (Emilia Costantini). Corsera.

Sul trucco pesante e tecnologico non c’è una regola valida per tutti, noi ci siamo arrivati per gradi quando abbiamo capito che era l’unico modo per raccontare la deformità, perché altrimenti avrei dovuto recitarle, quelle deformità. Così ho potuto dimenticarle, senza dover fare la faccia del matto, la bocca del matto: avevo già qualcosa che mi rendeva repellente, non dovevo preoccuparmi di esserlo e per questo ringrazio Tamburini e Aldo Signoretti, che si è occupato dei miei capelli. E ringrazio anche Ursula Patzak che, con tre paia di pantaloni uno sull’altro in piena estate e le scarpe più grandi di quattro, cinque numeri, mi ha aiutato a sentirmi Ligabue. Elio Germano, attore (Paola Zanuttini). il venerdì.

In un certo senso la scuola cattolica che ho frequentato è stata formativa per me. E come in tutte le scuole vi erano professori mediocri e altri bravi. Alcuni perfino entusiasti del loro mandato pedagogico. Ricordo un giovane prete che insegnava civiltà greco-romana. Molte delle cose che ho appreso in seguito su quel mondo le devo a lui, al nitore e alla passione che sapeva infondere alle sue lezioni. In seguito feci l’università a Rennes. Sono diventato professore ordinario a 31 anni. Yves Mény, scienziato della politica (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Non mi hanno mai promosso dg della Rai e nemmeno direttore della rete ammiraglia forse perché sono troppo libero. Mi sono convinto che sia una buona ragione. Non ho mai avuto tessere di partito, solo una forte simpatia per Bettino Craxi, un riformatore. Ma quando dopo 16 anni uscì di scena ero ancora capostruttura di Rai 2, come al momento in cui lo conobbi. Giovanni Minoli (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Al Grande Fratello Vip, esperimento sociale di consolidato successo e variegata umanità allo sbando, con apposito sussidio visivo di un finto e vero rotocalco Spy, hanno fatto credere a una poveraccia rinchiusa là dentro che il marito la tradiva con un’altra donna: «Guarda la foto, è inequivocabile», procedeva spietato e incalzante il presentatore Alfonso Signorini, che sarà bravissimo, ma del Post-Maligno possiede anche le physique du rôle. La sventurata piangeva disperatamente. Magari faceva finta, o buon viso a cattivo gioco rispetto allo «scherzo», come poi si è rivelato. Ma forse, per quanto assoldata da Mediaset per resistere nel reclusorio, c’è cascata davvero e tanto più faceva pena, quanto più in studio sghignazzavano e l’ideaccia (il GF conta una dozzina di autori) conseguiva il proprio trionfo. Filippo Ceccarelli. il venerdì.

Qualche giorno dopo l’assassinio di Falcone, Maurizio Costanzo mandò in onda la sua trasmissione da Palermo. Insistette perché vi partecipassi, ma gli chiesi di rimanere in platea. A un certo punto si spensero le luci e illuminarono me. Costanzo cominciò a farmi domande. Tornando in aereo, Martelli disse: «Quella scena rimarrà impressa nella memoria». Sbarcati, ci venne incontro il Capo della polizia: «Dobbiamo metterla sotto protezione speciale». Per due mesi rimasi reclusa nel ministero. Poi uccisero Borsellino. La notte lavorammo all’inasprimento del 41 bis, firmato sul cofano della macchina del ministro Martelli. Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale di Milano (Pier Luigi Vercesi). Corsera.

Sto curando la mostra a casa Sordi. Era un attore anche nella vita. Un giorno andammo in una fabbrica in Umbria. Aveva tutti ai suoi piedi. Si congedò con il gesto dell’ombrello dei Vitelloni: «Lavoratoriii!». Gli operai esplosero in un evviva che non finiva più. Uscendo mi disse: «A Vincé, dije a Federico che ancora funziona». Vincenzo Mollica (Concetto Vecchio). il venerdì.

All’inizio del secolo i villeggianti venivano in vacanza a Cortina per tre mesi, servitù inclusa. Oggi la media di pernottamenti è di 3,7 giorni. Vacanze polverizzate, liquide, come il resto della vita. E sempre più lontane dall’etimologia di vacuum, vuoto, dal momento che quei pochi giorni vanno zeppati di attività non stop. Stefano Illing, presidente del Consorzio Lagazuoi (Riccardo Stiglianò). il venerdì.

Non ho mai pagato una donna, ma quanto mi sono costate? Roberto Gervaso. Il Giornale.