Vanity Fair, 25 marzo 2020
Due belle cose che ho visto
Ieri nell’uscita settimanale al supermercato sono successe due cose belle e una triste. La prima cosa bella è successa sul marciapiede, in fila per entrare. Era una fila ordinata e composta di quelle che in Italia ce le sognavamo, ma viva e varia come la vita, la vita normale a cui pensiamo già con nostalgia, ma chissà se ce lo ricorderemo quando tutto questo finirà come è bello e ricco ogni istante. In fila si stava come in treno quando nello scompartimento c’è chi legge un libro, chi fa i videogiochi, chi parla troppo forte al telefono e chi osserva il paesaggio fuori dal finestrino, anche se il paesaggio era solo uno stradone deserto di Milano.
E come in treno ti veniva da guardar male la ragazza che urla al telefono fregandosene degli altri e bene quella assorta in un librone grosso così e allora capisci che la vita normale non finirà mai, finché c’è vita, soltanto ci si adatta ai cambiamenti, ed è bello che sia così. Non ne usciremo perfetti o purificati, ne usciremo uguali, se va bene, forse solo con un po’ più voglia di vivere.
L’altra cosa bella è capitata mentre pagavo la spesa. Il giovanissimo cassiere mi ha offerto gratis l’ultimo numero di Vanity Fair dicendo «diventerà da collezione», e io ho risposto fiera «Grazie, ce l’ho già» e lui allora mi ha guardata e ha detto «Dal vivo è più giovane». La cosa bella è l’orgoglio per il mio giornale, cosa avete capito?
La cosa triste invece è successa all’uscita: il vigilantes che regola la coda e che ho rigraziato per il suo lavoro mi ha detto: «Signora Bignardi, lo scriva: ho visto di tutto in queste settimane ma la peggiore è come trattano i vecchietti: non li lasciano passare, gli dicono in modo sgarbato che loro a casa hanno i figli, va bene tutto, ognuno ha i suoi problemi, ma un po’ di gentilezza non costa niente». Ora che ci penso la cosa che mi ha detto quel vigilantes è molto triste, e vera, perché in queste settimane la condizione delle persone più fragili, degli anziani, dei malati, delle persone sole, è la più drammatica, ma è bello che quell’uomo con la mascherina, vestito pesante e sfinito sotto al sole, pensasse ai vecchietti invece di lamentarsi del suo pericoloso e faticosissimo lavoro.