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 2020  marzo 25 Mercoledì calendario

Il dramma del calcio dilettanti

Quando la tempesta sarà finita, più di 200 mila ragazzi rischiano di restare senza calcio. E non si parla del calcio di prima fascia, quello degli stadi chiusi o dei diritti tv, ma del calcio che praticano i nostri figli sui campetti periferici ogni domenica. Se in Serie A ci sono squadre che rischiano di scomparire a causa dei danni da coronavirus, figurarsi nell’universo tentacolare dei dilettanti. Un universo che racchiude più di un milione di tesserati divisi in 66 mila squadre di oltre 12 mila società.
Di queste però per tante rischia di finire l’ossigeno. L’emergenza sanitaria che sta stravolgendo l’economia nazionale taglierà i fondi di tanti piccoli imprenditori locali che si troveranno a dover scegliere tra l’azienda di famiglia e la società sportiva. Non solo: il 40% del movimento è concentrato tra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, le regioni più colpite dal dannato virus che sta annientando il Paese. Secondo un dossier realizzato dalla Lega Nazionale Dilettanti, con il proprio centro di elaborazione dati e il centro studi della Federcalcio, il 30% delle società dilettantistiche italiane rischi concretamente di scomparire, quando la situazione sarà tornata alla normalità. Con effetti devastanti sul piano economico, ma soprattutto sul piano sociale.
Dei 680 mila ragazzi tra i 5 e i 16 anni tesserati oggi per una società dilettantistica, ossia il 20% di tutta la popolazione di quella fascia d’età, almeno 200 mila rischiano di non poter proseguire l’attività. E non è un dettaglio: ogni anno le società di calcio dilettantistico tolgono dalla strada e danno opportunità di fare sport impatta sulla riduzione di reati giovanili, la salute con incidenza annuale sulla prevenzione di malattie cardiovascolari, mentali e sul diabete, il benessere percepito. Danni da centinaia di milioni di euro anche per lo Stato, certificati anche da un algoritmo elaborato da Federcalcio e Uefa secondo cui l’attività dilettantistica genera oggi in Italia vantaggi all’economia per 2,1 miliardi all’anno, tra consumi delle società, interventi nell’impiantistica e creazione di occupazione. Stima forse alta ma indicativa.
La Lega dilettanti, nel prospetto presentato alla Figc e discusso ieri insieme a quelli presentati da altre Leghe, ha chiesto un contributo pubblico di 12,5 milioni: per compensare quelli che la prossima stagione non entreranno a causa del fallimento di molte società.