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 2020  marzo 25 Mercoledì calendario

Povero Bertolaso

Povero Bertolaso, Cincinnato messo fuori gioco dal virus appena richiamato in servizio a combatterlo. Ed è in momenti come questo che sollevandosi dalle operazioni d’immagine e dalle bassezze polemiche, vale la pena di riconoscere ai feriti sul campo il merito del loro impegno; e dunque rendere quel che spetta a quest’uomo che l’altro giorno ha compiuto 70 anni: non certo la gloria che in gran misura ha agognato, ma neanche – per quel che si è visto dopo – la disgrazia che da un paio di lustri l’ha tenuto inchiodato a processi, dileggio, auto-esilio in Africa, vani sforzi di rivincita.
Questo tentativo di equanimità nulla toglie al fatto che nell’immaginario italiano egli sia stato a lungo “il Prode Bertolaso”, Gran Soccorritore e Signore dell’Emergenza, una specie di Indiana Jones in maglioncino blu operativo e da talk show, primizia dei futuri travestimenti salviniani; in seguito la Protezione civile si dotò pure di sciarpe e cappelletti, anche per foto con volontari che attorniavano Berlusconi e tutti insieme e appassionatamente facendo le corna, e vabbè, acqua passata.
In principio era stato il Giubileo del 2000, vicecommissario con Rutelli, un successo. Ma l’ambizione vive appunto di avventurosi successi, e non appena il Cavaliere stravinse lo mise alla prova con l’immondizia in Campania, per “restituire Napoli alla civiltà”, anche se per la verità soprattutto televisiva, cioè a mezzo di procurate emozioni, dilatate audience, ingegni di scena, spot e tg. Comunque Bertolaso almeno un pochetto ci riuscì, quanto bastava a Berlusconi per lanciare un mito – che poi è sempre stata la sua vera specialità.
Non si pensava allora che i miti di norma si consumano, nel senso anche crudo e crudele del termine, fatto sta che Bertolaso divenne il carismatico Super Eroe nel regime degli spettacoli berlusconiani e la “sua” Protezione civile un corpo elitario della “Italia del fare”. Il terremoto dell’Aquila, 2009, fu il grande palcoscenico di questa operazione; il trasloco del G8 nella città terremotata un autentico prodigio; e la ricostruzione l’altare su cui il nuovo potere veniva consacrato – ma anche qui, considerata la paralisi che attanaglia le zone del cratere del 2016, tocca riconoscere che al netto dei brindisi e delle cerimonie promozionali l’opera del duo Bertolaso- Berlusconi fu senz’altro meglio di quella dei loro successori.
Come sempre accade, è a mezzogiorno che il sole comincia a tramontare e così fu all’apice del trionfo, tra lodi e lusinghe, lauree honoris causa e perfino la presenza nel presepio di Coppito in qualità di Re Magio, che le sventure cominciarono ad apparecchiarsi. Nel senso che il Cavaliere, sempre più smanioso di Grandi Opere, delegò operativamente a Bertolaso tutto quanto potesse tornargli utile con questo o quel potente; quindi non più solo nevicate, alluvioni, straripamento di fiumi e altre calamità, ma anche viaggi pontifici, meeting europei delle famiglie numerose, anniversari di santi, congressi eucaristici, riesumazione di spoglie di Padre Pio, il tutto declinato al di là e al di sopra di vincoli, controlli, protocolli, lacci, lacciuoli e lacciuolini.
Fu così che i mondiali di nuoto, dichiarati emergenza nazionale, furono fatali a Bertolaso, la cui indubbia abilità e generosità al limite del sacrificio non riuscirono a evitargli il coinvolgimento in uno dei tanti scandali di quella stagione indecente. Una vicenda complessa e tuttavia assurta all’ignominia delle cronache con il sintetico ed eloquente titolo: “La cricca”. Si sa come vanno queste cose, e con tanto più disagio si rammentano durante una vera emergenza. Fra indagini, accuse e rivelazioni, mentre il berlusconismo perdeva pezzi, venne fuori un giro di appalti non proprio limpidissimi, di rapporti troppo stretti con costruttori troppo svelti, di risvolti troppo boccacceschi per non suscitare commenti, lazzi, vignette.
Ma non è giusto adesso concentrarsi su questo, e non solo perché nel febbraio del 2018 Bertolaso è stato assolto; così come è inutile ricordare la sua esperienza di candidato a sindaco di Roma nel 2016, interrotta prima di arrivare al voto. Se il virus è destinato a cambiare tutto, forse comincia già a cambiare il modo di rivedere la cronaca che nel frattempo si fa storia.