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 2020  marzo 24 Martedì calendario

Se anche gli scrittori sono in quarantena

«Credo di essere stato contagiato dal malato di ieri» disse un tale. Quell’altro «spinse via la moglie quasi con violenza, lui stesso indietreggiò, Allontanati, non ti avvicinare, potrei contagiarti…». A un certo punto, in quella situazione che andava degenerando, il ministro in persona decise: «tutte le persone che erano state infettate, nonché quelle che vi fossero state in contatto fisico o in vicinanza diretta, sarebbero state radunate e isolate, in modo da evitare ulteriori contatti, i quali, nel verificarsi, si sarebbero moltiplicati più o meno secondo ciò che matematicamente si suole denominare come progressione geometrica». Detto con parole alla portata di tutti, «si trattava in sostanza di mettere in quarantena tutta quella gente, secondo l’antica prassi ereditata dai tempi del colera e della febbre gialla…». «Adesso rimane da decidere dove li metteremo, signor ministro», disse il presidente della commissione logistica di sicurezza… «La fiera, signor ministro…». Allora il ministro scandì: «Il Governo è perfettamente consapevole delle proprie responsabilità e si aspetta da coloro ai quali questo messaggio è rivolto che assumano anch’essi, da cittadini rispettosi quali devono essere, le loro responsabilità, pensando anche che l’isolamento in cui ora si trovano rappresenterà un atto di solidarietà verso il resto della comunità nazionale». Frammenti di discorsi colti qua e là in questi giorni dalla televisione o dalla strada e riportati al tempo remoto? No, sono passi tratti da Cecità, il romanzo dello scrittore portoghese José Saramago. Oggi, a venticinque anni dalla sua uscita, è in vetta alle classifiche di vendita e si capisce perché. Un collage simile si potrebbe fare con I promessi sposi, il Diario dell’anno della peste di Daniel Defoe, La peste scarlatta di Jack London, La peste di Albert Camus. Capolavori che parlano di cose immaginate come le avessero viste o le vedessero oggi con i nostri occhi. Chissà quanti scrittori, reclusi nelle loro case, orfani di presentazioni e di festival, stanno pensando di scrivere il romanzo sull’amore o sull’odio al tempo del Covid-19. Dopo l’epidemia da virus, l’epidemia da romanzi sul virus? Non per scoraggiare nessuno, ma sarà bene ricordarsi che né Saramago né Defoe né Manzoni né London né Camus hanno vissuto quel che hanno narrato.