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 2020  marzo 24 Martedì calendario

Le molestie a Davos

È una località sciistica svizzera diventata sinonimo di ricchezza e potere. Ogni anno per una settimana Davos ospita politici, capi d’industria, banchieri, filantropi, filosofi, reali che si riuniscono per discutere dei grandi problemi globali. Il Forum economico mondiale, però, non è solo lavoro: le feste e i ricevimenti organizzati a corredo del summit hanno facilitato la nascita di un ambiente tossico per le donne, che rappresentano una minoranza. Da un’inchiesta congiunta del Times e dell’emittente britannica Channel 4 è emerso che tra pensatori e potenti serpeggiano discriminazione e misoginia, nonché comportamenti sessualmente impropri.
«Il lato oscuro di Davos», titolava ieri il Times. All’interno un racconto raccapricciante. Donne d’affari prese di mira da imprenditori dall’atteggiamento predatorio, tanto che a tutte viene consigliato di non partecipare a riunioni ed eventi da sole. Un centinaio di operatori del sesso che in vicinanza del convegno si trasferiscono a Davos – la prostituzione è legale in Svizzera – per praticare in alberghi, bar, ristoranti. Il fondo patrimoniale pubblico russo che per i suoi eventi ingaggia modelle di intimo che fa arrivare appositamente da Mosca.
Se da una parte il Forum sta cercando di modernizzarsi e invitare una comunità più mista e più equilibrata, dall’altra per le donne che vi partecipano – solo il 25% dei delegati – l’esperienza può essere negativa. Stando al resoconto del giornale, alle donne viene caldamente consigliato di prestare attenzione, soprattutto di notte. «Se vi succede qualcosa con un importante amministratore delegato a chi crederanno? A lui o a voi?».
Un portavoce del summit ha sottolineato al giornale che c’è «tolleranza zero nei confronti di soprusi di ogni tipo» e che gli organizzatori non possono essere ritenuti responsabili per il comportamento dei vari rappresentanti fuori dagli impegni ufficiali del convegno. Per chi si batte per la parità di genere non basta: deve esserci, precisano gli attivisti, un cambiamento radicale. «Il convegno rappresenta un’occasione per riunire le persone più potenti della terra e le accuse di comportamenti sessualmente impropri e di misoginia macchiano tutto il summit», ha sottolineato Stella Creasy, attivista e deputata laburista. «Non fa onore al Forum neanche il fatto che i partecipanti siano al 75% maschi. L’uguaglianza fa bene al business, all’industria e alla società. È ora che se ne facciano una ragione anche eventi come questo». Per Gary Barker, altro attivista per la parità, «la presenza di operatori del sesso è un problema che gli organizzatori devono affrontare e risolvere. Non possono lavarsene le mani solo dicendo che si tratta di eventi paralleli che non fanno parte del programma ufficiale. Per le donne la presenza di cento prostitute non può che essere umiliante».
Per coloro che hanno parlato in via anonima la situazione è di gran lunga peggiore nell’ambito del Forum rispetto all’ambiente lavorativo normale: «I predatori – sottolinea una dirigente – si sentono al sicuro perché sono tra gente amica, circondati da persone che vedono regolarmente e quindi saltano i limiti che generalmente si impongono. Si sentono invincibili».