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 2020  marzo 24 Martedì calendario

Lo Spiegel si interroga sull’Italia

Supermutti Angela. Frau Merkel, super mamma severa e rassicurante. Si è chiusa da domenica in quarantena volontaria, anche se il tampone è risultato negativo, e continua a governare da casa, la residenza privata e non dall’alloggio alla Cancelleria. Ha dimostrato polso, e si è imposta almeno in parte ai suoi ministri e ai premier dei Länder, le regioni, che hanno competenza sulla sanità e la scuola. Possono seguire le direttive del governo centrale, oppure no.Se decidesse di presentarsi alle prossime elezioni (settembre 2021), non ci sarebbe partita, vincerebbe a mani basse per la quinta volta, battendo il record di durata, ma è sempre decisa a andare in pensione. Cambierà idea per il bene del Paese? I tedeschi come gli americani non cambiano chi è al comando nei momenti di emergenza. Il virus aiuta Trump, nonostante quanto sperano chi non ama il biondo Donald.
In Germania, secondo l’ultimo sondaggio, la Cdu-Csu della Merkel ha fatto un balzo di sei punti in due settimane, da quando si è iniziata l’emergenza, superando di poco quota 32. Perdono due punti i populisti dell’Afd, e scendono a 9. Quando la situazione si fa seria si perde la voglia di contestare. E calano di due punti anche i verdi, al 20%. I socialdemocratici guadagnano poco dalla crisi, un punto a quota 15. I loro leader non riescono a imporsi.
La carica di borgomastro di Berlino è stata in passato un trampolino per conquistare la ribalta nazionale, basta ricordare Willy Brandt, ma il sindaco socialdemocratico Michael Müller, sembra in balia della Linke e dei verdi, partner al governo (la capitale è una città Stato). Indeciso a tutto, fino al diktat della cancelliera, permetteva le riunioni fino a 10 persone. Angela ha posto il limite a due, a meno che non si sia parenti. E la Baviera si ribella: divieto anche per due, a parte le famiglie.
E aumentano di più i cristianosociali che si presentano solo in Baviera che salgono al 42.% Dopo la Merkel, il politico oggi più stimato è il premier del Land, Markus Söder. È candidato alla successione di Frau Angela, ma un bavarese non è mai riuscito a conquistare la Cancelleria. Fallì a suo tempo anche Franz Josef Strauss. Domenica pomeriggio durante la video conferenza voluta dalla cancelliera per mettere d’accordo i sedici premier regionali, Söder si è scontrato duramente con il sindaco di Berlino e il cristianodemocratico Armin Laschet, un altro candidato alla successione, primo ministro della Nord Renania Westfalia. A Laschet non è piaciuto che la Baviera avesse deciso da sola, senza consultazioni, di imitare l’Italia, e proclamare la chiusura totale. Si dice che la Merkel abbia perso la pazienza e si sia messa a urlare per metterli all’ordine.
Laschet si è giocato le sue chances: è un bravo mediatore ma non un decisionista. Anche in Germania qualcuno critica che il governo abbia saltato il Bundestag. Ma quando si deve decidere in poche ore si può perdere tempo prezioso con un dibattito parlamentare? La Costituzione, si protesta, non prevede l’Ausgangssperre, il divieto di uscire da casa. È vero, ma il cancelliere ha ampi poteri, più di un nostro presidente del consiglio, compreso quello di licenziare un ministro riottoso. In una democrazia forte è possibile decidere una «pausa» democratica. C’è il pericolo di prenderci gusto, ma non sembra il caso di Angela.
Nota a margine, non secondaria. L’informazione della Cancelleria funziona, rapida e trasparente, essenziale per conquistare l’opinione pubblica. Merito del portavoce Steffen Seibert, 59 anni, un collega dello Zdf, il secondo canale pubblico. È un professionista, guadagna 11.500 euro al mese, al lordo, 3 mila di più rispetto allo stipendio da redattore. Quando la Merkel si ritirerà, Seibert tornerà alla Tv, lasciata dieci anni fa. Ogni riferimento a Rocco Casalino è voluto.
In Germania si è finalmente capito che l’Italia è avanti di un paio di settimane, e per evitare di raggiungerla occorrono misure drastiche, alla bavarese. Mentre scriviamo i morti sono 107, due a Berlino. Il blocco delle nostre industrie comincia a farsi sentire sulle imprese tedesche: noi forniamo componentistica essenziale, non solo nel settore automilistico. Lo Spiegel, sempre critico con noi in passato, ci apprezza e ci difende: «gli italiani a ragione si sentono abbandonati dall’Unione europea», si legge nell’edizione online di lunedì, bisogna preoccuparsi se gli unici a aiutarli sono Putin e i cinesi».