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 2020  marzo 24 Martedì calendario

Periscopio

Questa vita è un ospedale in cui ogni paziente è posseduto dal desiderio di cambiare letto! Charles Baudelaire.
Dopo Conte non c’è più la politica; c’è la segreteria telefonica, il navigatore di bordo, la cellula fotoelettrica. Il drone. Conte però ha una funzione, e non è solo quella di cerniera lampo tra sinistra e M5S, punto di sutura tra establishment e grillini. È la spia che la politica è morta. Marcello Veneziani. Panorama.

Non so se Conte sia di destra o di sinistra, non lo ha mai detto. Ma so che ha messo la fiducia su provvedimenti inaccettabili come i decreti sicurezza di Matteo Salvini. La mia impressione è che, più che cercare mediazioni alte e nobili, si sia impegnato per far diventare leggi provvedimenti incostituzionali. Giuliano Pisapia. (Alessia Gallione). Il Venerdì.

Il Paese vero è quello col nocciolo duro democristiano che non si estingue. Alla fine, se parliamo di cose televisive, è sempre il Paese di Bruno Vespa. E allora uscire da quel binario sembra la rivoluzione. Paolo Del Debbio. (Antonio Dipollina). il Venerdì.

La verità è che il nuovo regime voleva relegare il nome di Craxi nell’oblio. Voleva consegnarlo allo stesso destino che l’Inquisizione condannò eretici e streghe nel Medioevo. Per lui, nel cimitero della storia, doveva esserci solo una tomba senza nome. Augusto Minzolini. il Giornale.

A sinistra c’è uno spazio politico ampio, che va da +Europa al gruppo di Calenda. Un vasto raggruppamento autenticamente riformista e lontano da quel conservatorismo di sinistra che la svolta di Zingaretti sembra promettere (basti pensare ai ripensamenti sul Jobs act). Svolta che solo recentemente in Francia e in Gran Bretagna ha dimostrato tutta la sua debolezza. Davide Faraone, capogruppo al Senato di Italia Viva. (Pier Francesco Borgia). il Giornale.

Oggi, le cose stanno così. Ciascuno Stato commercia per conto proprio, dovendo guardarsi dagli sgambetti degli altri 27; fa le sue guerre, stringe rapporti e viola trattati, in base alle personali convenienze, la Francia persegue i suoi interessi in Africa, la Germania cura il suo tornaconto con la Russia, l’Italia saltella qua e là per schivare i colpi dell’una e dell’altra; ogni Paese ha guai specifici che affronta da solo, a partire da bibliche emigrazioni, appioppate sul groppone di chi resta col cerino in mano. L’inesistenza dell’Unione è il solo punto unificante. Giancarlo Perna. la Verità.

A Craxi mi legava il culto di Giuseppe Garibaldi. Mio bisnonno, Ottavio Minoli, finanziò l’Eroe dei Due Mondi. E aiutò anche Giuseppe Mazzini, se è per quello. Ma io amo di più Cavour. «Solo mille partirono da Quarto. Non ci sarebbe neanche l’Italia se fosse stato per gli italiani», mi disse Craxi ad Hammamet un anno prima di morire. Giovanni Minoli. (Stefano Lorenzetto). Corsera.

La tv rumena diceva che la «rivoluzione» anti regime Ceausescu aveva provocato circa 64 mila vittime dal 22 al 25 dicembre 1989,mentre successivamente venne accertato che, complessivamente, le vittime sono state 957 fra Bucarest, Timisoara e altre località minori. La manipolazione mediatica è stata programmata e attuata senza soste, con informazioni false e «costruite», come i primi piani dei morti degli obitori, degli ospedali e dei cimiteri portati sulle strade. Aldo Forbice. la Verità.
Quando Robert Biedron, progressista e gay, si candidò a governare i centomila abitanti della città polacca di Slupsk i sondaggi lo davano al 4%. Era il 2014 e, oltre che ateo e gay, in riva al Baltico faceva pure la figura del catapultato da Varsavia. Quattro mesi dopo diventava sindaco con il 57% dei consensi. Raffaele Oriani. il Venerdì.

Esiste più di un Bonvissuto, com’era già scritto sulla quarta di copertina del suo libro d’esordio, Dentro (uscito nel 2012 per Einaudi): laureato in filosofia e cameriere in un’osteria. «Del personaggio io farei a meno, ma è così. Non ho avuto il tempo di pensare cosa volessi fare da grande. Ho avuto subito dei figli. Sono entrato nel frullatore del dovere, delle bollette, degli affitti. Insomma: lavoro. Della filosofia sono un alunno. Avevo smesso di studiare da dieci anni quando al funerale del filosofo Emilio Garroni incontrai un vecchio professore al quale sarò grato per sempre, Edoardo Ferrario. Mi chiese se nel frattempo mi fossi laureato in Estetica, lui era un esistenzialista, e in pratica mi prese per mano, mi guidò lui per il resto del percorso». Sandro Bonvissuto, scrittore. (Angelo Carotenuto). il Venerdì.

Mai l’umanità ha avuto tanto presente la propria immagine, ne è stata così consapevole. La mia generazione ha poche fotografie della propria infanzia, mentre i bambini di oggi hanno una banca immagini. Se ti guardi tanto, poi non vedi gli altri, te li scordi. E qui entra in gioco la tecnica: la sfida per un attore è dimenticarsi di sé, dimenticare il controllo, la faccia che sto facendo per entrare nelle emozioni. Quando, noi attori, siamo felici? Quando ci scordiamo di noi, quando assistiamo a un film o a un’opera, quando facciamo l’amore. Ma c’è gente che si guarda i muscoli mentre fa l’amore o si mette gli specchi sul soffitto. Elio Germano, attore. (Paola Zanuttini). il Venerdì.

Un giorno che stavo tornando a casa da non so quale evento promozionale. Scendo dalla macchina. Angela, una delle mie figlie, mi corre incontro per abbracciarmi. Aveva le mie stampelle in mano. Me le stava portando, come fosse un gesto naturale. Ormai era abituata a vedermi così. Non potevo più sopportare l’idea che le mie ragazze pensassero a papà come a uno zoppo. Alzai il telefono e chiamai il dottore per dirgli che accettavo la sua proposta di bloccarmi per sempre la caviglia. Me l’ha fusa con il resto della gamba. Non posso più piegarla o girarla. Non posso più correre. Ma non sento più dolore. Da quel momento ricominciai a pensarmi come una persona con una vita davanti, e non come un menomato ricco e viziato che si piange addosso. Marco van Basten, già campione del Milan (Marco Imarisio). Corsera.

I miei genitori erano contadini bretoni. Gente semplice. Mio padre voleva che proseguissi il suo lavoro e per lui fu un dolore vedere la mia ostinazione a voler fare altro. Ero l’unico figlio e capisco (o meglio, l’ho capito in seguito) quanto fosse importante che io restassi a casa a occuparmi dei campi e delle bestie. Fu mia madre a difendermi e a ripetergli che un’imposizione del genere sarebbe stata la mia condanna. Fu lei a incitarmi allo studio. Ho studiato in una scuola cattolica trascorrendo sette anni in un collegio. Yves Mény, scienziato della politica (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Le malattie degli altri fanno paura solo agli altri. Roberto Gervaso. Il Giornale.