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 2020  marzo 23 Lunedì calendario

Cos'è il saturimetro e perché può servire averlo a casa

Il saturimetro è un piccolo apparecchio che controlla il livello di ossigenazione nel sangue. La riduzione dei parametri di ossigenazione per una persona affetta da coronavirus è un segnale d’allarme. «Non si può aspettare che un malato vada in crisi respiratoria, perché a quel punto è già caduto nell’abisso, i polmoni sono compromessi. Bisogna fornire il saturimetro a casa a chi è in quarantena, perché rileva in tempo la riduzione dei parametri di ossigenazione del sangue», ha detto il presidente nazionale del 118 Mario Balzanelli.

L’APPELLO RILANCIATO ANCHE DAI MEDICI DI FAMIGLIA E DAGLI ANESTESISTI L’importanza del saturimetro per chi si trova in isolamento viene sottolineata anche dalla Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) e dagli anestesisti che chiedono un cambio di passo nell’approccio clinico al Covid-19. «La polmonite da Covid-19 ha anche una componente vascolare, si formano delle trombosi nei polmoni che hanno un impatto improvviso peggiorando di colpo la sintomatologia respiratoria», ha spiegato Pietro Brambillasca, anestesista dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, «se alle persone che stanno a casa in quarantena viene dato un saturimetro, un piccolo apparecchio che controlla i livelli di ossigeno nel sangue, e si controlla la temperatura, la frequenza cardiaca, si fa il test dei passi, si evita di arrivare in ospedale quando si è già in crisi».

«DARE VALORE ALLA MEDICINA DI FAMIGLIA» Anche perché aggiunge, «in un periodo di emergenza come questo si rischia che un’ambulanza ci metta un’ora per raggiungere il paziente, come è già accaduto in questi giorni a Bergamo. Bisogna rimodulare l’assistenza territoriale». Dello stesso parere il segretario generale nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) Silvestro Scotti: «Bisogna dare un valore alla medicina di famiglia, con il saturimetro, il controllo della febbre e del respiro si tengono le persone lontano dagli ospedali. Ai miei pazienti faccio il videoconsulto con Skype e non m’importa nulla della privacy, sono i miei pazienti e li devo seguire, non si può aspettare che stiano male e mandarli in ospedale».