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 2020  marzo 22 Domenica calendario

La velocità di internet nel mondo

I dati AgCom (l’Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni) sui quali si basa la visualizzazione Lo stato della rete in Italia sono tra le fonti raccolte a livello internazionale dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con l’obiettivo di tracciare l’avanzamento della diffusione della banda larga nei 37 Paesi dell’area Ocse. Il recente aggiornamento rilasciato sul portale dell’organizzazione sottolinea l’incremento nel numero di Paesi che dispongono di una fibra ad alta velocità in grado di costituire il 50% o più delle connessioni internet fisse: nove nel 2020, tre in più rispetto all’anno scorso. 
Nel dettaglio, guidano la classifica Ocse dei Paesi con la maggiore diffusione della rete ad alta velocità la Corea del Sud e il Giappone che, da almeno 5 anni, si contendono la leadership di settore. Tra i primi dieci figurano poi due gruppi di Paesi: gli scandinavi, omogenei per performance, e quelli accomunati da una visione, i quali – grazie a una combinazione di norme e di investimenti – sono riusciti a occupare posizioni di avanguardia. Sono la Lituania, medaglia d’argento sul podio Ocse, la Lettonia e la Spagna; quest’ultima, in particolare, si è dimostrata capace di scalare progressivamente la classifica negli anni. E l’Italia? Occupa il 31° posto, sotto la media Ocse, ma prima di Germania, Austria, Regno Unito, Israele, Belgio e Grecia. 

Non solo cavi, però. Cable, piattaforma britannica di comparazione di servizi internet, ha condotto un’analisi in collaborazione con M-Lab, un progetto di misurazione delle performance della rete portato avanti da ricercatori del New America’s Open Technology Institute, da Google e dal Princeton University’s Planet Lab, per verificare il tempo necessario a un utente per scaricare un film in giro per il mondo. Analizzando 207 Paesi nell’arco di 12 mesi, i ricercatori hanno individuato il luogo perfetto per avviare il download: Taiwan. Qui in 8 minuti e 2 secondi è possibile ottenere un film di 5GB. In Italia, secondo Cable, servirebbero oltre 39 minuti tanto che il nostro Paese, nella classifica mondiale, occupa il 47° posto, perdendo 5 posizioni rispetto all’anno precedente. 
Sul podio salgono la maggiore delle isole normanne del Canale della Manica, Jersey, e Singapore, a dimostrazione, spiegano i ricercatori, della formula della velocità: una vibrante economia digitale unita alle dimensioni ridotte di un Paese. Anche per questa ragione, quindi, sempre la città-Stato di Singapore è prima in classifica per velocità di connessione secondo un’ulteriore indagine: il Global Digital Report, pubblicato poche settimane fa da We Are Social, agenzia creativa con diverse sedi nel mondo, in collaborazione con la piattaforma di gestione social media Hootsuite. Il rapporto prende in considerazione la rapidità di internet da rete fissa espressa in Mbps (megabit per secondo): 200,1 Mbps a Singapore, appunto; 164,9 a Hong Kong; 144,9 in Romania. «Solo» 137,9 a Taiwan. La media mondiale? 73,6 Mbps. Più alta di quella registrata in Italia pari, secondo We Are Social, a 59,3 Mbps. 
I dati, però, sembrano fin qui perdere di vista un attore rilevante: l’essere umano. Eppure il nostro sembra ormai un pianeta di utenti incapaci di condurre un’esistenza senza connessione. Lo spiega sempre il Global Digital Report secondo cui l’umanità è oggi composta da circa 4,5 miliardi di persone connesse, con un incremento nel 2020 del 7%, pari a 298 milioni di individui in più. Non in tutto il mondo, però, abbiamo la stessa possibilità di accesso a internet. Ancora il 40% della popolazione mondiale è disconnessa e si tratta soprattutto di individui che vivono in Africa, dove circa 870 milioni di persone non hanno avuto l’occasione di usare internet, e nei Paesi dell’Asia meridionale. Qui le donne avrebbero addirittura tre volte meno probabilità di accedere ai social media rispetto a un concittadino uomo, a dimostrazione di come anche il genere rappresenti un fattore critico in termini di accessibilità (e di opportunità collegate). 
Anche il tasso di penetrazione della Rete, espresso come percentuale della popolazione che all’interno di un Paese usa internet, ci restituisce un mondo «diseguale». Così se il dato arriva addirittura al 99% negli Emirati Arabi Uniti, e subito sotto in Danimarca e Corea del Sud, in fondo alla classifica restano, ad esempio, il Ghana e la Nigeria. L’Europa, invece, registra tassi elevati: 96% in Svezia, Svizzera, Regno Unito; 95% in Olanda; 93% in Germania. L’Italia? Si ferma a un tasso di penetrazione dell’82%: ben al di sopra della media mondiale (59%), ma non tra i primi dieci. 

E se internet non è uguale in tutto il mondo in termini di infrastrutture, velocità e accessibilità, in ogni luogo in cui c’è, però, occupa un tempo rilevante nell’esistenza quotidiana delle persone. Il Global Digital Report racconta un’umanità incollata allo schermo per ampia parte della vita da svegli, a ogni latitudine. Secondo lo studio, un utente internet medio trascorrerebbe online 6 ore e 43 minuti ogni giorno. Considerando un riposo notturno di circa 8 ore, l’essere umano del 2020 passa circa il 40% della vita attiva in rete, con oltre 100 giorni di connessione l’anno. C’è però anche chi ne passa di più. Nelle Filippine gli abitanti spendono online ben 9 ore e 45 minuti, seguiti dai sudafricani, dai brasiliani e dai colombiani. 
Chiudiamo con l’Italia. Secondo lo studio i circa 50 milioni di utenti internet sono coinvolti, contribuendo alle conversazioni in oltre l’80% dei casi, e sono piuttosto consapevoli: una persona su due ha espresso preoccupazione per le bufale online e la protezione dei dati personali.