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 2020  marzo 23 Lunedì calendario

Sarà una recessione inedita

Sarà una recessione difficile. Persino violenta e brutale, come hanno detto diversi componenti del governo francese. Le prime proiezioni, che si basano sull’esperienza della Grande recessione del 2007-08 – di notevole intensità ma molto diversa perché nata essenzialmente nel settore finanziario –, sembrano dare ragione ai più pessimisti.
Il Fondo monetario internazionale non ha ancora rivelato le sue previsioni – troppo presto, del resto – ma ha già avvertito che il pil globale del 2020 sarà inferiore a quello dell’anno scorso. Una crescita zero per l’intera economia mondiale farebbe del 2020 il secondo peggior anno dell’ultimo mezzo secolo. Gli Usa sembrano ancora affezionati all’idea di un pil 2020 ai livelli del 2019, mentre Eurolandia difficilmente può sperare di mantenere l’attività all’altezza dell’anno scorso.
Le prime stime degli analisti vanno in questa direzione. Angel Talavera, di Oxford economics, prevede così che nel secondo quadrimestre il pil della zona euro possa segnare una flessione del 4% rispetto al primo, e che l’intero 2020 possa risultare in calo del 2,2% – quindi meno del -4,5% registrato nel 2009 – ma solo se la ripresa potrà davvero essere molto rapida già nella seconda metà dell’anno.
L’intensità della recessione
Ethan Harris di BofA Global research prevede una flessione dell’1,5-1,75% nel primo trimestre e un calo dell’1,8% nel secondo, con un 2020 che potrebbe chiudere con un pil in diminuzione dell’1,7 per cento. Anche in questo caso, l’economista punta a una ripresa repentina, a partire da maggio. 
David Owen e Marchel Alexandrovich di Jefferies international si allontanano invece dall’ipotesi di un parallelismo con la grande recessione e prevedono una crisi molto brutta, con un pil in calo del 5% almeno quest’anno, seguito da una rapidissima ripresa dell’attività economica nel 1° trimestre 2021 in Italia e nel secondo nel resto dell’Europa. 
La frenata dell’attività economica, associata al grande sforzo fiscale che sarà necessario per contrastare innanzitutto l’epidemia (sul piano sanitario) e poi le sue conseguenze economiche, porteranno a un forte aumento del debito pubblico, soprattutto in rapporto al pil. Il team Europa della Goldman Sachs ha così calcolato un debito/pil superiore al 100% in Francia e Spagna, mentre in Italia il rapporto potrà passare dal 135% al 144%. Meno colpita la Germania che ha registrato a lungo un surplus fiscale. Il suo deficit,secondo Goldman Sachs potrebbe fermarsi allo 0,8% del pil (ma in realtà il governo tedesco starebbe pensando a una manovra molto più aggressiva) contro il 5,7% previsto per l’Italia.
Un’incertezza imponderabile
Per ora, però, queste sono stime non precise. «L’incertezza attorno alle nostre previsioni è estremamente alta, a causa del fatto che questa crisi non ha precedenti», aggiunge per esempio Tavalera. È importante tenerne conto per capire quale potrà essere l’andamento dei mercati. Gli investitori hanno dovuto affrontare – e il crollo delle quotazioni lo testimoniano – l’emergere dell’imponderabile: un’incertezza non semplicemente elevata, ma incalcolabile. Le possibili conseguenze sull’economia e le probabilità dei diversi scenari non erano stimabili. 
Gli interventi sulla liquidità, sempre più ambiziosi, delle banche centrali associati alle prime misure fiscali ad ampio spettro (al di là quindi di quelle strettamente sanitarie) stanno lentamente permettendo alle quotazioni di “liberarsi” del peso di questa incertezza radicale, sistemica. Il calo dello spread tra BTp e Bund è una buona misura dell’efficacia di questi interventi in Eurolandia. Anche dopo questa operazione, per così dire di chiarezza, le quotazioni dovranno però riflettere le dimensioni di questa recessione, prima ancora dell’indeterminabile intensità della ripresa. L’andamento delle prossime settimane, a cominciare da oggi, potrebbe allora permettere di capire meglio qual è la valutazione degli investitori sull’andamento della crisi.