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 2020  marzo 23 Lunedì calendario

Il viaggio illegale delle mascherine

Come in tutte le guerre, è arrivata anche l’ora degli sciacalli e dei profittatori. Non più quelli della Repubblica Ceca, perché ieri il suo ministro degli Esteri, Tomáš Petrícek, ha scritto al collega Luigi Di Maio per scusarsi e liberare una fornitura inviata dalla Cina a Roma di centinaia di migliaia di mascherine e di 680 respiratori, sottratta nei giorni scorsi durante lo scalo a Praga. 
No: è arrivata l’ora dei profittatori italiani in una catastrofe del loro Paese. In questi giorni dall’Agenzia delle Dogane è partito un certo numero di segnalazioni alle autorità giudiziarie per attività che non sono affatto senza precedenti quando sull’Italia si abbatte un disastro. Sono rimaste nella storia nazionale il giorno dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 le risate di Francesco Piscicelli e Pierfrancesco Gagliardi, i due imprenditori che – dissero – volevano «partire in quarta» nell’affare della ricostruzione. 
Ora quei due hanno molti emuli decisi a non lasciarsi sfuggire l’occasione dell’epidemia, con la drammatica scarsità di apparati medicali che comporta. I nomi per il momento restano coperti nelle banche dati dell’Agenzia delle Dogane, della Guardia di Finanza e dei servizi di intelligence, attivi da settimane nel controllo dei farmaci e dei prodotti ospedalieri che entrano e escono dalle frontiere. Ma le segnalazioni alle autorità e gli interventi si ripetono da almeno due settimane. 
Basta una rapida ricerca sul web per capire perché: ieri sera alle venti per esempio il sito di un’impresa con sede legale alla Garbatella, un quartiere popolare di Roma, prometteva la consegna “entro 24 ore” di semplici maschere di tessuto sintetico a 3,99 euro l’una (prezzo prima della crisi: otto centesimi) e di maschere da ospedale a 15,90 euro (prezzo prima della crisi: un euro). Di offerte del genere in rete ne sono spuntate a centinaia in poche settimane, tutte da parte di importatori spesso poco trasparenti e senza scrupoli. 
L’Agenzia delle Dogane nei giorni scorsi si è imbattuta in frodi di qualunque tipo, pur di far arrivare dalla Cina maschere da rivendere in rete o di ricevere commesse su prodotti inesistenti. In molti casi associazioni di volontariato hanno pagato per partite di maschere, di cui poi è stata fornita solo una frazione. Un importatore a Napoli ha falsificato una bolla per cercare di nascondere i dispositivi di protezione che stava facendo arrivare dalla Cina per rivenderli a caro prezzo. Altri offrono in rete prodotti privi dei requisiti minimi necessari, ma senza dichiararlo. Sempre le squadre dell’Agenzia delle Dogane, diretta da Marcello Minenna, ieri hanno requisito quasi un milione di mascherine a Malpensa e mercoledì scorso hanno bloccato un tentativo di esportazione in Sudafrica – ormai illecita – di respiratori di prima emergenza. Non c’è solo l’Italia migliore, a lavorare al massimo delle sue forze in questa crisi. Anche l’altra Italia si sta impegnando nell’ombra, almeno finché qualcuno non accende la luce.