Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  marzo 21 Sabato calendario

Il mini petrolio

Nel 1931, per alcuni giorni, il prezzo del petrolio fu negativo in Texas, la stessa area da cui origina gran parte dell’eccesso di offerta di questi giorni. Allora i petrolieri non riuscivano a chiudere i pozzi e pagavano chi svuotava i laghi che si formavano a fianco dei giacimenti. La Texas Railroad Commission limitò la produzione, dopo che il governatore aveva dichiarato lo stato di emergenza e mandato i Rangers a chiudere i pozzi. L’ipotesi, fatta trapelare da Trump, che si possa ripetere qualcosa del genere, per andare incontro a Russia e Arabia Saudita e rimetterle al tavolo del negoziato, ha fatto rimbalzare i prezzi dai minimi di 22 dollari di nuovo verso i 30. Dal dicembre 2016 Arabia Saudita e Russia si sono accollate l’onere di ridurre la produzione di 2 milioni barili, ma nel frattempo gli Usa hanno aumentato la loro da 9 a 13 milioni. Lo scorso 6 marzo, è saltato tutto di fronte ad un crollo di domanda da Coronavirus che richiederebbe un taglio dell’ordine di milioni barili giorno, tecnicamente, oltre che politicamente, difficili da implementare. Il crollo dei prezzi che ne è seguito colpisce prima di tutto gli Usa, ma essere diventato il primo produttore mondiale di petrolio, impone qualche responsabilità, di fronte all’eccezionalità della crisi, peraltro in un anno di elezioni presidenziali. 
Trump non resiste a sottolineare ai suoi elettori i prezzi bassi della benzina, a 0,6 dollari per litro, 0,56 €, lo stesso livello del 2016 quando fu eletto, ma l’eccesso che si prospetta in Texas ricorda quello del 1931. Il contenere il più possibile la mobilità, per evitare i contagi, significa che le macchine stiano ferme e gli aerei a terra, ma ciò causa un calo dei consumi giornalieri di 10 milioni barili a livello globale, il 10% del totale. Man mano che passano i giorni, si allarga il numero di paesi che chiudono e si sposta avanti la fine della crisi. L’aumento che sta attuando in queste ore l’Arabia Saudita è di 2,5 milioni barili giorno, da 9,5 a 12. Sommando aumento di offerta e calo di domanda, l’eccesso nei prossimi 90 giorni sarà dell’ordine di 12,5 milioni barili al giorno, un miliardo di barili che dovrà finire nelle scorte, simile capacità non esiste e lo spettro sono i 10 dollari per barile. 
I paesi consumatori a prima vista hanno di cui rallegrarsi. Il crollo in un mese è di 30 dollari moltiplicato per i 90 milioni di barili giorno consumati quest’anno, significa un risparmio per tutto il mondo dell’ordine di mille miliardi dollari. Fra questi, chi ci guadagna molto è l’Italia, paese che più di altri dipende da importazioni di petrolio e gas. Nel 2019 il nostro deficit energetico è stato di 40 miliardi di €, intorno al 2,3% del Pil, mentre nel 2020 si prospetta un dimezzamento di 20 miliardi di €. I prezzi alla pompa negli ultimi giorni sono scesi a 1,5 € per litro, 10 centesimi in meno in un mese, ma c’è spazio per altri 15 centesimi di tagli.
Tuttavia, l’Italia e tutti gli altri paesi industrializzati devono guardare avanti e riconoscere che sono necessari prezzi più alti per finanziare gli investimenti, già tagliati negli ultimi giorni, in quella capacità che ci servirà nei prossimi anni, sia per coprire la crescita nel resto del mondo, più 7 milioni barili al giorno al 2030, sia per compensare l’esaurimento delle riserve oggi in produzione, circa 5 milioni barili giorno che ogni anno vengono meno. L’International Energy Agency di Parigi fu creata all’interno dell’Ocse nel 1974 su iniziativa di Nixon per contrastare l’allora strapotere dell’Opec. Oggi, con maggiore saggezza, è il caso che l’Agenzia, con la spinta di Washington, si attivi per un prezzo più stabile.