La Stampa, 21 marzo 2020
Da qui a lì
Non ci si può stupire dello stupore dei medici cinesi, venuti a dare una mano (grazie), alla vista di tanta gente per strada. Un cinese non si stupirà mai delle regole democratiche occidentali, i parlamenti, i governi periclitanti di coalizione, le garanzie processuali, la libertà di associazione eccetera. Sa come funziona qui. Però si stupisce se la gente è per strada (legittimamente nel 95 per cento dei casi, rileva il Viminale) quando il governo ha detto che per strada è meglio non starci. Un cinese non potrà mai capire, e in fondo non lo abbiamo capito neppure noi, che l’essenza della democrazia non è nel diritto di voto: col voto non si ha mai la sensazione di incidere sulla propria vita. Il diritto di voto stabilisce la nostra uguaglianza, perlomeno di partenza, davanti alla legge, alla malattia, all’istruzione. L’essenza della democrazia occidentale è altro, è la libertà di andare da qui a lì senza renderne conto. Ecco perché non ci turba il rinvio del referendum costituzionale, ma ci turba non poter andare da qui a lì: ci è del tutto innaturale, ed è naturale per un cinese. Anteprima di Giorgio Dell’Arti ieri riportava una frase di Carl Schmitt secondo cui sovrano è chi decide sullo stato d’eccezione. In dittatura l’eccezione diventa la regola, e infatti Schmitt ispirò il nazismo. Per salvare noi e sé stesse, alle democrazie capita - ed è capitato qui, per esempio con terrorismo e mafia - di limitare eccezionalmente le libertà. Lo si fa per emergenze non sempre vere, talvolta esagerate, ma riconoscibili come eccezioni. Questa è la più riconoscibile di tutte, e ha gli effetti più dolorosi.