Robinson, 21 marzo 2020
Il fantasma di Mina a Lugano
«Lo stupore della notte spalancata sul mar ci sorprese che eravamo sconosciuti io e te». Il 6 novembre del 1989, alle 18 in punto, gli ascoltatori della Radio Svizzera di Lingua Italiana sobbalzarono quando, invece dell’annunciata corrispondenza dal Parlamento cantonale di Bellinzona, vennero avviluppati dalla splendida voce di Mina. Emilio Iorio, il cronista parlamentare dell’epoca, intese in quel modo, con Se telefonando, brano che annovera tra gli autori Ennio Morricone e Maurizio Costanzo, annunciare ai ticinesi che la cantante italiana aveva ottenuto la cittadinanza svizzera.
Erano ormai 23 anni che Mina si era trasferita a Lugano, alla ricerca di un’oasi di understatement, stufa dell’assedio dei paparazzi che, già a quei tempi, non davano tregua ai personaggi dello star system. Soprattutto a lei, preda ideale della stampa people per i suoi amori tormentati. Lo stesso desiderio di quiete di Rita Pavone, trasferitasi a Lattecaldo, un pò più a sud di Lugano, dopo il can can mediatico sollevato dalle sue nozze con Teddy Reno. Un fenomeno, quello dell’assedio ai ricchi e famosi, sconosciuto nella Confederazione dove chiunque, anche il super vip, può circolare indisturbato. Come capitò ad esempio nel 2001 all’ex beatle George Harrison, mentre si curava a Bellinzona per un tumore che di lì a poco l’avrebbe ucciso. Appena la malattia gli lasciava un po’ di tregua, il musicista entrava indisturbato in un negozio di dischi ad acquistare cd.
Nell’89, quando ricevette il passaporto rossocrociato, insieme alla figlia Benedetta, Mina smise finalmente i panni della “Tigre di Cremona” per indossare quelli di un’elegante signora il cui fisico si era nel frattempo dolcemente arrotondato, e che poteva frequentare senza patemi le bancarelle del mercatino del sabato di Lugano, come pure acquistare frutta e verdura da Mion, l’ortolano chic del luogo. Nella città elvetica, la cantante vive in un’elegante palazzina nel quartiere di Loreto, con una splendida vista sul lago. È raro incontrarla nelle stradine del centro e quando capita questo diventa quasi un evento. Verrebbe da dire che è quasi più facile imbattersi in George Clooney in arrivo da Laglio a cavalcioni della sua Harley Davidson, oppure del vincitore del Tour de France Vincenzo Nibali, lui pure luganese d’adozione, che sfacchina sulle salite delle valli del Ticino.
Tornando a Mina, l’ultima sua apparizione documentata dalla stampa per le vie di Lugano risale alla primavera del 2010. «Oggi – scriveva allora il portale Ticinonews – l’abbiamo filmata mentre passeggiava in via Vegezzi. Ed è la Mina di sempre: cappottone nero, guanti neri, borsa nera ed occhiali anche in una splendente giornata di sole». «I capelli rossi – aggiungeva il sito web – sono raccolti in uno chignon. I passanti la riconoscono. Si girano a guardarla. E sorridono. Lei niente. Avanti per la sua strada. Come sempre».
Nell’ottobre scorso apparve di nuovo, ma di spalle, sul profilo Instagram della figlia Benedetta mentre guardava in penombra, seduta sul divano, un video di rapper venezuelani. Insomma, anche nel buen retiro di Lugano, la musica rimane al centro della vita di Mina. Che nello studio fondato nel 1967, oggi situato nel quartiere universitario e diretto dal figlio Massimiliano, ha registrato brani tra gli altri con Adriano Celentano e Ivano Fossati. Ma, pure, con l’Osi, l’Orchestra della Svizzera Italiana. «Un momento emozionante aggiunto all’onore di aver suonato in alcuni suoi dischi, pur non avendo avuto l’occasione di interloquire con lei», dice a Repubblica Duilio Massimiliano Galfetti, primo violino dell’Osi. Quindi quest’abitudine di mantenere comunque le distanze, anche con i musicisti. Laconica e scontrosa come il “principe delle tenebre” Miles Davis, verrebbe da commentare. È significativo, al riguardo, un episodio raccontatoci dal giornalista e scrittore Giuseppe Zois relativo ai funerali del padre della cantante, Giacomo Mazzini, svoltisi alla chiesa di Santa Maria degli Angioli, sul lungolago di Lugano. «Ho spedito un cronista e un fotografo, intimandogli di raccogliere delle testimonianze del dolore di Mina e mi sono pure infuriato quando sono tornati a mani vuote», racconta a Repubblica Zois, a quel tempo direttore del quotidiano luganese Il Giornale del Popolo.
In realtà, visto che di immagini delle esequie non ne esistono, Zois ha il sospetto che, con la complicità del frate cappuccino Corrado Pfeff, amico di Giacomo Mazzini, Mina e i suoi familiari abbiano comunicato un orario sbagliato dei funerali. Sempre e comunque via dalla pazza folla. Anche se Valentino Alfano, che di mestiere fa il manutentore al Lido di Lugano ma che per Mina ha scritto, insieme a Massimiliano Pani e a Piero Cassano dodici canzoni, tra cui Sensazioni e Devi dirmi di sì, ritiene che la cantante sia unicamente «una persona che predilige il proprio nucleo famigliare alle luci della ribalta». Lei che la conosce bene pensa che festeggerà il compleanno? «A quanto mi risulta – rivela Alfano – non è prevista alcuna festa».