la Repubblica, 21 marzo 2020
Eredità Caprotti, Esselunga vale 6,1 miliardi
Esselunga, il colosso della grande distribuzione fondato da Bernardo Caprotti, vale 6,1 miliardi. Questa la decisione del collegio arbitrale, presieduto da Enrico Laghi, che per 14 mesi ha studiato i bilanci del colosso dei supermercati italiani ereditato da Marina Caprotti e dalla madre Giuliana Albera (70% in solido) e dai figli del primo matrimonio dell’imprenditore, Giuseppe e Violetta (15% ciascuno).
Nel giugno 2017 gli eredi di Caprotti, scomparso nell’ottobre 2016, avevano firmato un accordo tombale che prevedeva che Marina insieme al management proseguisse nella gestione e si impegnasse a quotare la società in Borsa in modo da consentire ai fratelli di valorizzare la propria partecipazione, entro il giugno 2021. Nell’ambito dell’accordo tra i due rami della famiglia era poi stato stabilito che Esselunga comprasse da Marina, Giuseppe e Violetta il loro 22,5% dell’immobiliare Villata per 965 milioni. I fratelli del primo matrimonio incassavano così 321 milioni ciascuno, mentre Marina cedeva solo parte della sua partecipazione, restando azionista con il 33%, per non caricare di troppi debiti l’azienda che è impegnata in un importante piano di sviluppo di nuovi negozi e del canale online.
Quindi nel gennaio 2019 una nuova svolta: Marina decide di esercitare un diritto di prelazione, previsto dal contratto con i fratelli, per rilevare le quote di minoranza di Esselunga in mano a Giuseppe e Violetta, senza procedere alla quotazione della società in Borsa. Ma fin da subito i due rami di eredi Caprotti manifestano idee difformi sul valore del gruppo; non potendo raggiugerne un accordo consensuale avviano la procedura di arbitrato conclusa ieri. Per i consulenti di Marina il corretto valore di Esselunga era di 3,5 -4 miliardi di euro, mentre per gli advisor di Violetta e Giuseppe il valore dei superataci oscillava tra 6,5 e 7 miliardi di euro. Ieri con una maggioranza di due su tre il collegio arbitrale ha stabilito che il valore del gruppo è di 6,1 miliardi di euro con il voto favorevole del presidente super partes Enrico Laghi e con quello del professor Mario Cattaneo, indicato da Giuseppe e Violetta Caprotti. Laghi e Cattaneo avrebbero entrambi convenuto che il prezzo corretto per il gruppo dei supermercati è di 6,1 miliardi, valutando implicitamente il gruppo 10 volte il margine lordo a fine 2016, ovvero l’ultimo esercizio prima che gli eredi del fondatore subentrassero nella gestione. Gualtiero Brugger, ordinario della Bocconi e arbitro indicato da Marina Caprotti, avrebbe invece formulato una “dissented opionion”, per ribadire che a suo giudizio una corretta valutazione del gruppo si aggirerebbe intorno a 4,1 miliardi di euro.
A questo punto la procedura prevede che Marina, dando seguito all’esercizio della prelazione, rilevi le quote dei fratelli e divenga proprietaria insieme alla madre del 100% della società attualmente guidata da Sami Kahale. I fratelli saranno così liquidati con un assegno pari a 915 milioni ciascuno. Se inizialmente qualcuno era pronto a scommettere che l’arbitrato sarebbe stato impugnato in giudizio, ora invece in molti scommettono che Marina sia pronta a dare seguito agli impengi previsti dal lodo, chiudendo per sempre ogni discussione sull’eredità del padre. Su come Marina finanzierà l’assegno destinato ai fratelli circolano varie ipotesi, tra cui la più accreditata è quella secondo cui l’imprenditrice potrebbe cedere a Esselunga il suo restante 33% della Villata o parte dei supermercati detenuti dalla madre Giuliana attraverso l’immobiliare Dom. E per valutare le varie opzioni in campo a breve potrebbee essere convocato un cda di Esselunga.