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 2020  marzo 19 Giovedì calendario

La quarantena secondo Franca Leosini

«Come ti permetti di darmi del lei?». Comincia così la telefonata con Franca Leosini. La conduttrice di Storie Maledette non esce dalla sua casa di Roma ormai da giorni. E lo farà solo per fare la spesa non prima di dar aver dato fondo a tutte scorte casalinghe.

SLITTA LA NUOVA STAGIONE DEL PROGRAMMA Anche lei sta rispettando rigorosamente le direttive del decreto #IoRestoaCasa. Con tutte le conseguenze del caso. Compreso lo slittamento della nuova stagione del programma di RaiTre, inizialmente prevista in primavera. «Probabile che salti. Che poi è un po’ tutta la nostra vita che sta saltando durante questa pandemia», dice lei.

HA CHIUSO LA REDAZIONE DI STORIE MALEDETTE «Non si sa ancora quando andremo in onda, come nulla si sa in questo momento. Io ero al montaggio di una delle due puntate che ho già registrato. D’altronde quella fase del lavoro prevede una vicinanza fisica che non è permessa in questo momento», spiega la Leosini ribadendo più volte che «l’unico modo che abbiamo per difenderci e per difendere gli altri è rispettare il motto “Tutti a casa”». Per questo motivo la redazione del programma è «doverosamente chiusa».

SALTATI I COLLOQUI IN CARCERE Lei intanto studia il processo di un’altra storia maledetta. Anche se, a causa del coronavirus e dei problemi che ci sono stati nelle ultime settimane nelle carceri italiane, non sa quando potrà realizzare gli altri colloqui previsti. E pensare che il 3 aprile tutto sia risolto è ormai utopia. Ma attenzione. Guai a chiederle quali sono i casi che vedremo in televisione. «Non li anticipo mai. Nemmeno alla mia famiglia».

MA LA LEOSINI NON HA CAMBIATO I SUOI ORARI Insomma Franca sarà pure in smart working, ma di cose da fare ne ha. Per questo ha deciso di mantenere i suoi orari di sempre: «Mi sveglio comunque verso le 7.30». Studiare un processo per lei vuol dire farlo dalla prima all’ultima parola: «Anche quando sono 10 mila pagine, come è successo per il caso di Avetrana». Ci sono tanti di quegli aspetti che vanno approfonditi: «Il profilo psicologico delle persone coinvolte, i sentimenti, le passioni, il luogo in cui è successo il delitto che, credetemi, influenza. Ci sono dei crimini che per esempio a Napoli, la mia città, una città che ha tante ferite nel suo bellissimo corpo, non si verificano», racconta.

Franca Leosini. (Ansa) DOMANDA. Tanto lavoro. Ma non ci sarà solo quello.
RISPOSTA.
Mi dedico a cose della casa che magari in altri situazioni tutti tendiamo a rimandare. E poi leggo molto.

Qual è il libro del momento?
La settimana bianca di Emmanuel Carrère. Anche se ho preferito L’Avversario che è uscito nel 2000. Che è un po’ come Storie Maledette.

E ai fornelli chi ci sta?
Io. A me piace cucinare. È un passatempo e un’arte.

Un modo anche per evadere dall’angoscia che quest’emergenza sanitaria genera in molti di noi?
Seguo tutto quello che sta succedendo dalla tivù. Mi sembra di essere utile in qualche modo. Anche solo con la presenza umana. Poi, potrò sembrare incosciente, ma io non ho paura per me. Ho paura per gli altri. Ho paura di non fare abbastanza. Noi non abbiamo vissuto la guerra, ma chi l’ha vissuta racconta scenari molto simili. È una guerra. Anzi addirittura peggio.

Peggio?
Perché non si tratta di un conflitto tra due nazioni, ma è il mondo contro un nemico subdolo e invisibile che non conosciamo. Anche l’America, che inizialmente aveva minimizzato, sta correndo ai ripari.

Intanto in Italia siamo rimasti senza le mascherine.
Nemmeno io l’ho trovata. Come tanti altri cittadini. E non credo che siano utili quelle fatte in casa con la carta da forno. È un problema. Ma non riesco a dare la colpa a chi ci governa. È un evento talmente drammatico e inatteso che penso stiano facendo del loro meglio. Oscar Wilde diceva: «Tutto è facile per chi non lo deve fare».

Si va verso un’ulteriore stretta sulle uscite da casa.
Ma è giusto. È un problema di responsabilità nei nostri confronti, nei confronti degli altri e di tutti quei medici, infermieri e specialisti che stanno curando chi si ammala.

Intanto gli italiani cantano dai balconi per sentirsi più vicini.
Il mio quartiere è molto silenzioso, ma, non mi vergogno a dirlo, quando ho visto le immagini in televisione ho pianto.

Quando quest’emergenza sarà passata la società sarà cambiata?
Credo che saremo tutti diversi. Soprattutto individualmente.

Oltre al lavoro in redazione, ci sono altri rimpianti della vita pre quarantena?
Andare a teatro e al cinema. Poi le cene con amici. Anche se io non sono mai stata molto mondana dovendomi svegliare presto la mattina.

Molti artisti mantengono il rapporto con i fan attraverso dirette e contenuti postati sui social network. I #leosiners (così si è battezzata la fanbase di Franca Leosini, ndr) impazzirebbero.
Io avevo un profilo Facebook personale, ma ho dovuto cancellarlo perché mi impegnava troppo a livello di tempo. Però sono molto grata a tutte quelle persone, anche molto diverse tra loro, che mi danno affetto sia sul web sia dal vivo.

Eppure i social, soprattutto in questo periodo, sono anche uno strumento di divulgazione di fake news.
Non si tratta di fake news. Si chiamano mascalzonate. Speculare e ironizzare su argomenti del genere, sulle vite umane, fa orrore. E dico orrore per non dire altro.

A proposito di orrore. La convivenza forzata rischia di causare a un aumento di storie maledette? L’uscita del decreto #IoRestoACasa ha riportato l’attenzione anche sul tema della violenza domestica.
È vero che la convivenza è forzata, ma non c’è alcun divieto di andare in commissariato. Lo dico sempre: bisogna scappare non al primo schiaffo, ma al primo accenno di un gesto di violenza. E denunziare. Noi donne non abbiamo più scuse per non difenderci. A volte mi arrabbio anche. Bisogna avere la forza di fare delle scelte che, sì, possono essere dolorose, ma sicuramente è più doloroso finire in un ospedale, o anche peggio. La violenza è sempre inaccettabile.

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