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 2020  marzo 20 Venerdì calendario

Il Gabon scagiona il pangolino

Il coronavirus ha fatto schizzare alle stelle la notorietà del pangolino. Il formichiere squamoso, infatti, all’inizio dell’epidemia è stato accreditato come l’ospite intermedio del Covid-19, cioè l’animale che in Cina avrebbe fatto da ponte tra i pipistrelli e l’uomo nella diffusione del virus.
In Gabon la carne dell’animale è considerata una prelibatezza anche se il suo commercio è illegale dal 2006, cioè da quando la specie è considerata a rischio estinzione e la vendita internazionale è stata vietata. Tuttavia sui banchi dei venditori ambulanti della capitale Libreville si continuano a trovare le carcasse pronte per la vendita, nelle ultime settimane più nascoste del solito tra zampe di cinghiale e pezzi di istrice... Il problema, infatti, è che oggi mancano i maggiori acquirenti di questo mercato nero: i cinesi. Gabon e Cina vantano una lunga storia di collaborazione e dal 2007 una piccola comunità cinese composta da commercianti e uomini di affari si è stabilita in Gabon, alimentando il mercato di questo mammifero.
Ma anche la popolazione locale apprezza. «Abbiamo mangiato il pangolino per anni», ha detto una commerciante all’Agenzia France Presse, «e non abbiamo mai portato a casa una malattia». Per ora, con solo un caso di coronavirus rilevato in Gabon, gli amanti di questa carne selvatica non si scoraggiano. «Durante l’emergenza Ebola ci avevano detto di non mangiare la carne di scimmia... Eppure continuavamo a mangiarla e non l’abbiamo mai presa».

Nel Paese africano, ha riportato il quotidiano Le Figaro, venivano a rifornirsi anche molti cittadini cinesi che dopo lo scoppio dell’epidemia hanno smesso di comprare la carne del pangolino. Anche perché, come ha ricordato il giornale francese, la Cina ha varato un divieto di importazione e consumo di fauna selvatica, ma il provvedimento per arginare la diffusione del Covid-19 è solo temporaneo e riguarda l’aspetto alimentare della questione. Del pangolino, per esempio, si usano anche le squame della corazza, formate prevalentemente da cheratina, queste vengono utilizzate nella medicina tradizionale cinese e, sebbene non ci siano prove scientifiche, si crede possano avere effetti afrodisiaci. Luc Mathot, direttore dell’Ong Conservation Justice, ha spiegato all’Afp che le squame di pangolino sono vendute a prezzi altissimi, «mille dollari al chilogrammo, più o meno come l’avorio». Un prezzo ingiustificato, perché come detto sono fatte di creatina, come le nostre unghie... Ma grazie a queste quotazioni i cacciatori di frodo hanno fatto i soldi con poca fatica. «I pangolini quando ti vedono si arrotolano, formando una palla», ha detto Pauline Grentizinger, veterinario del parco nazionale Lekedi, «Per catturarli devi solo chinarti e raccoglierli. È una specie che rappresenta aspetti unici dell’evoluzione, non dimentichiamo che è l’unico mammifero coperto di squame».

Il Gabon ha adottato severi standard di protezione della fauna selvatica e recentemente, come ha spiegato il ministro delle foreste Lee White, «stiamo conducendo una sorveglianza alle frontiere, anche con l’aiuto delle squadre cinofile, capaci di individuare le squame di pangolini, ma anche avorio o pelli di pantera». Queste misure hanno spostato l’interesse verso Paesi vicini, come Nigeria e Repubblica democratica del Congo, che negli ultimi anni sono diventati il fulcro del traffico internazionale di squame di pangolino.