Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  marzo 20 Venerdì calendario

Storia del feuilleton

A parte il cinema, le grandi invenzioni dell’Ottocento sono due. La seconda è locomotiva a vapore. Per quanto riguarda il feuilleton, nato con uno scopo puramente commerciale (un romanzo a puntate pubblicato su grandi giornali popolari che mantenendo viva per settimane la curiosità del lettore fidelizzava il pubblico e aumentava il profitto dell’editore), finì per produrre grandissima letteratura, anche se molta critica lo considerò sempre neppure un genere letterario, ma un «sottogenere». 
La cronaca dei fatti, soprattutto letterari, è spesso noiosa, ma vale la pena riportarla. In fondo stiamo pur sempre parlando di giornalismo. Ecco, si dice che a lanciare il feuilleton, cioè un romanzo pubblicato a puntate a piè di pagina del giornale, ossia «a fogliettone», o «in appendice» al quotidiano – di solito un romanzo popolare d’amore o di avventura, con intreccio complesso, personaggi e sentimenti fortemente caratterizzati – siano stati due famosi fogli francesi dell’epoca. La Presse, quotidiano francese fondato da Émile de Girardin, pubblicò La comtesse de Salisbury di Alexandre Dumas dal 15 luglio all’11 settembre 1836, e poco dopo tra ottobre e novembre La signorina Cormon di Honoré de Balzac. Mentre il Journal des débats, un foglio liberal-conservatore fondato da Louis-François Bertin, da settembre a dicembre del 1837 pubblicò Mémoires du diable di Frédéric Soulié.
Comunque, al di là dei primati di paternità, sono i figli letterati che importano. Come feuilleton nascono I miserabili di Victor Hugo o I misteri di Parigi di Eugène Sue (l’appuntamento durò più di un anno, dal giugno 1842 all’ottobre 1843, ed è noto che persino il Ministro della Guerra ne era ammaliato: al mattino prima leggeva la puntata giornaliera del romanzo, poi i dispacci governativi), ma anche I tre moschettieri di Alexandre Dumas (su Le Sièclee). Balzac consegnò ai giornali la sua Comédie Humaine, e Charles Dickens fece uscire a fascicoli mensili il suo capolavoro Grandi speranze, per tacere di tanti capolavori di Jules Verne.
E l’Italia? Da noi la «moda» del romanzo d’appendice esplode dopo l’Unità, dal 1860. Iginio Ugo Tarchetti, per fare un nome, pubblica quello che sarà Una nobile follia su Il sole (non ancora 24Ore) tra il 1866 e il 1867, mentre Fosca appare sul Pungolo tra febbraio e aprile 1869. Emilio Salgari invece consegnò al feuilleton il ciclo di romanzi con protagonista il principe malese Sandokan (che inizia nel 1883 sul periodico veronese La Nuova Arena), e persino il nostro libro nazionale, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi, è bene ricordarlo, deve la trama e la fortuna proprio alla sua natura di romanzo d’appendice: Collodi inizialmente fece uscire l’opera a puntate, quasi per caso e controvoglia, sulla prima annata del 1881 del Giornale per i bambini diretto da Ferdinando Martini, un periodico settimanale supplemento del quotidiano Il Fanfulla. Di più. Benito Mussolini, prima di diventare il Duce degli italiani, pubblicò come feuilleton il suo romanzo Claudia Particella, l’amante del cardinale su Il Popolo di Cesare Battisti nel 1910.
Ma la stiamo prendendo troppo lunga. Di fatto dopo la Seconda guerra mondiale il romanzo d’appendice sui maggiori quotidiani decadde (dagli anni ’50 il successo sarà tutto dei fotoromanzi prima e delle telenovela dopo). Rimase in uso, soprattutto declinato nel genere poliziesco, su alcuni fogli popolari e riviste (vedi alla voce Giorgio Scerbanenco) fino agli anni ’70. Uno degli ultimi grandi titoli apparsi a puntate probabilmente, ameno negli Stati Uniti, è Paura e disgusto a Las Vegas di Hunyer S. Thompson pubblicato nel 1971 in due puntate su Rolling Stone...
E oggi? Mentre i meccanismi della narrazione seriale e il colpo di scena che collega una puntata alla successiva (che ora si dice cliffhanger, «finale sospeso») sono passati definitivamente alle serie tv, il feuilleton sopravvive a volte nelle pagine estive dei grandi quotidiani (nel 2019 L’assassinio dell’ingegner Adone di Pierfrancesco Poggi fu pubblicato ad agosto sul Corriere della sera prima di uscire in autunno in volume), in occasioni speciali (Valerio Evangelisti nel 1996 fece uscire a puntate Le correnti di Eymerich sul «Venerdì» di Repubblica), oppure – con un salto dalla narrativa d’appendice alla Rete – in digitale: Alessandro Mari nel 2012 pubblicò a puntate, in ebook, il suo romanzo Banduna, titolo che poi aprì «Zoom», la collana digitale di Feltrinelli.
E da oggi, sul Giornale, in questa stessa pagina, ci (ri)prova – sulla cara vecchia carta – il nostro Luca Crovi con il novel in dieci puntate, vero work in progress, dal titolo Il mistero della Torre del parco.
Continua...