la Repubblica, 19 marzo 2020
Con il caldo l’atmosfera si riempie di bolle
Quando parlo ai bambini della Terra e del clima spesso mostro un esempio di come, durante i mesi di dicembre, gennaio e febbraio, l’emisfero Nord sia freddo mentre quello Sud caldo. Se volessi usare i dati dell’inverno appena trascorso le cose non funzionerebbero. Il motivo è semplice e preoccupante: l’ultimo inverno è stato uno dei più caldi in assoluto da quando i dati vengono collezionati (seconda metà del 1800). Secondo i dati elaborati e distribuiti dal GISS, centro NASA che fornisce le stime delle temperature a livello globale, il periodo che va dall’inizio di dicembre 2019 fino alla fine di febbraio 2020 è stato il secondo più caldo dal 1880, con le temperature globali al di sopra della media di +1.18ºC. Il record assoluto spetta al 2016, con +0.05ºC al di sopra dei valori 2020.
«Questo inverno è stato eccezionale nel senso che non era presente l’effetto di El Niño come nel 2016, che fa aumentare le temperature globali», commenta Gavin Schmidt, direttore del GISS. «Ciò mostra ancora una volta che le temperature sul nostro pianeta non stanno solo aumentando ma anche accelerando, a causa dei gas serra», continua. Secondo la National Oceanic and Atmosphere Administration (NOAA), l’agenzia del governo Usa per gli oceani e l’atmosfera, per alcune regioni degli Stati Uniti l’inverno appena trascorso (classificato come il sesto più caldo di sempre per il continente nordamericano) “non è mai arrivato per alcune zone”. Le cose non vanno meglio in Europa dove quest’inverno è stato il più caldo in assoluto e dove il mese di febbraio ha raggiunto una temperatura di ben +4ºC al di sopra della media, stabilendo un ennesimo record. Anche in Italia le temperature medie hanno raggiunto valori fino a +4ºC al di sopra della media invernale (1951–1980). Persino il famigerato inverno russo ha ceduto sotto la pressione del cambiamento climatico e dei gas serra, con le temperature invernali che hanno stabilito un nuovo record assoluto con valori fino a +12ºC al di sopra della media. Per dare un’idea della portata dell’evento basti pensare che a Mosca la temperatura media dell’inverno passato non è mai scesa al di sotto dello zero per la prima volta da quando si effettuano le misure. Se è vero che l’aumento delle temperature in estate è importante per la fusione dei ghiacci e l’associato innalzamento del livello dei mari, per le siccità e le ondate di calore, non bisogna assolutamente sottovalutare l’effetto dell’aumento di quelle invernali. Da un lato, infatti, temperature invernali più elevate sconvolgono i delicati equilibri che si basano sulla fusione (d’estate) e il rigelo (d’inverno). Dall’altro, l’aumento (che sta avvenendo ad un ritmo più elevato di quelle estive) favorisce l’immissione di “bolle” di aria calda che trasferiscono il calore dalla terra all’atmosfera, alterandone la circolazione e il cui effetto si fa sentire fino ai mesi primaverili ed estivi. L’inverno, come lo conosciamo, sta cominciando a sparire. È questo che, insieme alla spudorata assenza di azione da parte di governi e multinazionali, dovrebbe far rabbrividire, non le fredde temperature invernali.