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 2020  marzo 19 Giovedì calendario

L’inverno non è mai cominciato

Domani è il giorno dell’equinozio. Finisce un inverno che non è mai iniziato e inizia una primavera che, almeno nel suo primo week end, vestirà panni più simili a quelli dell’inverno. Mentre l’accordo di Parigi raccomanda di non superare la soglia di non ritorno di un grado e mezzo di riscaldamento, tra dicembre e febbraio in Europa abbiamo volato sopra la media di 2,5 gradi: inverno più caldo della storia, secondo il servizio Copernicus.
I dati italiani raccolti da Michele Brunetti, responsabile della Banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, parlano di «uno degli inverni più miti e secchi per l’Italia da quando abbiamo le osservazioni meteorologiche». L’inverno italiano è stato mite con 2 gradi in più rispetto al trentennio di riferimento 1981-2010, spinto in alto da un febbraio record (2,8 gradi in più). Ed è stato secco con precipitazioni «pesantemente sotto la media», soprattutto a gennaio (-68%) e febbraio (-80%). Rispetto a un inverno normale, è caduta poco più della metà di pioggia e neve (-43%).
L’inverno senza neve non ha caratterizzato solo l’Italia. Helsinki con 5 gradi in più degli anni precedenti, non ha visto un fiocco per tutto gennaio e febbraio. Sui Pirenei francesi la neve per sciare è “piovuta” da un elicottero che l’ha trasportata fin lì con grande sdegno degli ambientalisti. Sulla Piazza Rossa è stata scaricata dai camion, almeno per celebrare il Capodanno con un po’ di strade imbiancate. La Germania per la prima volta ha dovuto rinunciare alla sua annata di “ice wine”, vino da dessert prodotto con i grappoli che gelano quando sono ancora sulle viti.
Nel nostro piccolo, fra i banchi dei mercati, l’avevamo notato anche noi. La mimosa quest’anno è stata regalata in versione tisana o marmellata. I fiori veri e propri, quando c’erano, provenivano dai frigoriferi ed erano in vendita a caro prezzo. Come gli orsi, anche fragole e asparagi si sono risvegliati presto. Li abbiamo trovati sui banchi del mercato già a febbraio. Se scamperanno alle gelate di primavera, arriveranno presto anche pesche, ciliegie, albicocche e prugne, che hanno già gli alberi in fiore. «Ma se facciamo un giro al supermercato troviamo anche i preparati antizanzare», fa notare Bernardo Gozzini, agronomo dell’Istituto di bioeconomia del Cnr di Firenze e direttore scientifico del Consorzio Lamma (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale). E questa è una “primizia” meno dolce, che ci terrà in numerosa compagnia almeno fino all’autunno. Varrà anche per tanti altri insetti, inclusa la temuta cimice asiatica.
Se chiediamo a Carlo Cacciamani, meteorologo del Centro Funzionale Centrale della Protezione Civile, perché quest’inverno ha fatto così caldo, risponde che non è avvenuto nulla che possa dirsi, oramai, strano. «Il clima anomalo sta diventando la nuova norma. Possiamo trovare una spiegazione nel vortice polare che è stato molto intenso e non ha favorito l’afflusso di correnti d’aria da nord. Piove moltissimo quando piove, e lo abbiamo notato a ottobre e novembre, quando in alcune zone è caduta in un mese e mezzo l’acqua di un anno. Poi passano mesi senza quasi precipitazioni. Quest’inverno in pianura non abbiamo praticamente visto neve». Sono rimasti bruni anche gli Appennini. «All’Abetone tra dicembre e febbraio sono caduti 55 centimetri di neve» dice Gozzini. «È il secondo dato più basso di sempre». Solo le Alpi a novembre si sono ricoperte di un buon manto.
Sotto la neve pane, sopra la neve fame, recita il proverbio. Quest’anno sui monti assisteremo poco allo scioglimento primaverile, che crea le “piene dolci” dei fiumi, capaci di riempire le falde preparandole per l’estate. «Un altro inverno simile, con poca pioggia, fu il 2016-2017» ricorda Cacciamani. «Che infatti fu seguito da un’estate siccitosa. Per l’Italia, queste condizioni diventeranno sempre più frequenti». Chi lavora i campi lo sta imparando «Sono sempre di più – spiega Gozzini – i coltivatori che usano l’agricoltura di precisione, ad esempio le app che consigliano quando e quanto irrigare».
Di carenza d’acqua si inizia già a parlare in molte regioni (sperando che la primavera mitighi i problemi). L’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni) ha registrato il 25 febbraio il primo allarme siccità, in Calabria. I bacini pugliesi raccolgono metà dell’acqua che avevano alla fine dell’inverno scorso. Il deficit di pioggia del Piemonte ammonta al 62%. “Dal 23 dicembre solo un giorno si è registrata una precipitazione sopra ai 5 millimetri”, fa sapere l’Anbi. Il calo di piovosità rilevato dal Cnr al Nord è stato del -25%. Ma è soprattutto al sud che l’estate si prospetta siccitosa. Con il 55% della pioggia in meno, conclude il Cnr, “l’inverno appena concluso risulta il più secco da quando abbiamo a disposizione le misure”.