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 2020  marzo 19 Giovedì calendario

Intervista al superprof di informatica italiano

Caterina Pasolini «Ero la pecora nera della famiglia. I miei, amavano i classici, il latino e il greco, per loro la cultura erano le materie umanistiche. Io che quarant’anni fa impazzivo per i primi computer, ero per loro un alieno. Oggi, che sono finalista al concorso come il miglior professore del mondo sarebbero fieri di me». Carlo Mazzone, 55 anni di Ceppaloni, in provincia di Benevento, è il docente di informatica che ha sbaragliato altri 12 mila concorrenti di 140 paesi entrando tra i 50 che si contenderanno il Global Teacher Prize organizzato dalla Varkey Foundation, un milione di euro da spendere per la scuola.
Ha lasciato vent’anni fa le aziende per le aule, scrivendo i primi libri sulla materia, inventato piattaforme per l’insegnamento a distanza, oggi fondamentale.
Come si insegna nei giorni del virus?
«Questa mattina stavo facendo lezioni ai miei ragazzi dell’istituto tecnico di Benevento in video, mia moglie che è docente alle elementari preparava i compiti per i suoi ragazzi e i nostri due figli in stanza seguivano i loro professori al computer. Conosco tantissimi insegnanti che con la piattaforma we school si ingegnano, fanno video, organizzano lezioni in diretta».
E cosa dicono gli studenti?
«Erano contenti dell’improvvisa chiusura delle scuole, ora sono spaesati, gli mancano i compagni. La classe virtuale, vedersi seguendo le lezioni via computer ristabilisce il senso del gruppo, di normalità. Forse dopo tutto questo qualcosa resterà: non demonizzare la tecnologia».
Cosa voleva diventare da bambino?
«Scienziato. Impazzivo per l’energia elettrica, volevo capire come funzionava e mettevo le dita nelle prese, aprivo le spine per vedere come erano fatte, scardinavo i pulsanti dell’illuminazione.
Che studi ha fatto?
«Scientifico. Uno scandalo, e lo dico ridendo, per la mia famiglia: tutti i fratelli hanno fatto il classico e la didattica si respirava in casa come le materie umanistiche. Mio padre era preside, mia madre maestra elementare a 17 anni, mia sorella è docente di latino e greco. La mattina studiavo al liceo ma quasi di nascosto mi sono iscritto a Radio Elettra, mi mandavano i fascicoli di informatica che divoravo chiuso in stanza. Programmi, valvole computer: era il mio sogno segreto, una passione portata avanti fino alla laurea in informatica»
Che cos’è per lei l’informatica?
«Stimolo intellettuale: c’è bisogno di logica, rigore scientifico del pensiero, sapere di matematica e immaginazione. Creare un programma, anche solo di giochi, è un atto di fantasia».
Perché l’hanno candidata?
«Forse perché porto in classe la realtà, insegno l’informatica con simulazioni di lavoro in azienda, in una start up. Le mie classi hanno vinto le finali l’anno scorso di un concorso europeo di imprenditoria con un programma: Farmer Animal Trade, un servizio web che all’interno di compravendite di animali allevamento consente di saltare l’intermediario. È piaciuto alla Coldiretti e gli ex studenti stanno creando una vera azienda».
Che cosa farà se vince il milione?
«Vorrei aiutare i ragazzi a non lasciare la scuola, qui al Sud l’abbandono è una piaga. Ogni giovane che smette di studiare è un pezzo di futuro migliore in meno. Per tutti».