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 2020  marzo 19 Giovedì calendario

Le scuse di chi va a spasso

La mia ragazza mi ha cacciato di casa. Voglio vedere dove abita Vasco. Sto andando a giocare la schedina. Se non faccio due passi non prendo sonno. Si è appena rotto lo smartphone. Il pane in questo paese è più buono! Dal virus delle scuse non esiste immunità di gregge: siamo tutti così creativi, così fantasiosi, a volte appena un po’ patetici. L’immane tragedia è anche un film di Alberto Sordi. Poliziotti, vigili urbani e pattuglie stanno ascoltando un poema di balle, migliaia sono gli italiani a zonzo senza motivo (veramente, il motivo sarebbe l’andare a zonzo), ma prontissimi a trovarlo nel momento dell’autocertificazione.

Il repertorio dei motivi inesistenti è un genere narrativo dei più originali in questi giorni tragici e, come talvolta accade nei frangenti estremi, anche comici. Che dire dei tre palermitani che, fermati in automobile dai vigili, hanno cercato l’identica scusa? Farsi una corsa nel parco della Favorita. Peccato che il primo avesse un bambino di un anno sul seggiolino, il secondo portasse la cravatta e il terzo fosse seduto accanto all’anziana madre. Notevole, sempre in Sicilia, il tabaccaio che ha pensato bene di mettere in negozio una macchinetta del caffè. «Non si può? Il bar qui vicino è chiuso…», ha cercato di difendersi. Non hanno invece avuto bisogno di scuse i quattro catanesi sorpresi in un sexy shop: aperto, il negozio, e loro lì dentro senza una valida ragione (forse). «Sto portando il gel antibatterico alla mia ragazza», ha detto un giovane e aitante torinese alle forze dell’ordine. «Sapete, la sua farmacia l’ha finito». Nulla in confronto all’automobilista lombardo bloccato a Tortona, una ventina di chilometri oltre il confine regionale: costui ha fatto mettere a verbale che stava dirigendosi in un ipermercato del Tortonese per non perdere i punti della tessera.
Si chiama “dichiarazione mendace” e può costare 206 euro di multa, una denuncia e la detenzione da uno a sei anni, e lì diventerebbe un po’ difficile trovare scuse per l’ora d’aria. Forse non ci riuscirebbe neppure il geniale pensionato di Novafeltria (Rimini) che ha fatto ricorso a un must della categoria: «Ero incuriosito di vedere come procedono i lavori del cantiere del ponte tra Pennabilli e Sant’Agata». Nello stesso comune, due uomini hanno cercato di spiegare ai vigili che stavano andando al patronato per sbrigare alcune pratiche fiscali, patronato ovviamente chiuso come tre quarti d’Italia. La creatività emiliano romagnola ha trovato un grande interprete nel ragazzo che a Zocca, provincia di Modena, ha detto che voleva vedere dove abita Vasco Rossi. Ma tra i poliziotti c’è chi dice no. Tra i trasgressori che vagano in cerca di libertà, non pochi anziani. «Sto andando al cimitero », ma il cimitero è chiuso. «Stiamo andando a comprare il pane nell’altro comune perché lì lo fanno più buono!», hanno detto due vecchietti di Zogno (Bergamo), mentre una signora di Treviso ha risposto piccata alla pattuglia: «Ma non vedete come sono conciata? Ho assoluto bisogno di una messa in piega!». Mai tanto spudorata, la signora, quanto il tizio di Alessandria che ha detto «sto solo prendendo un caffè», peccato si trovasse dalle parti di Chivasso, più o meno a una novantina di chilometri da casa. Menzione d’onore al milanese che ha spiegato, candido: «Sto andando a giocare la schedina». Ieri, con il calcio fermo chissà fino a quando.
L’amore è sempre un buon motivo, oppure una scusa piuttosto gettonata (a volte sono sinonimi). «Sto andando dalla mia fidanzata» ha raccontato un ragazzo siciliano ai poliziotti, non sapendo che la notizia sarebbe stata controllata dai validi colleghi di Montalbano: ebbene, è saltato fuori che i due non stanno insieme da oltre un anno. Pene d’amore inventate, o forse era l’amore ad esserlo, anche per il girovago di Recco (Genova) che ha confessato di essere stato cacciato di casa in piena notte dalla sua donna. Notte che porta poco consiglio ai liguri, se un uomo di 54 anni sorpreso in piazza De Ferrari, il cuore di Genova, ha saputo soltanto dire: «Sono uscito questo pomeriggio in cerca di uno smartphone, il mio si è guastato e non posso stare senza». Peccato fossero le tre di notte. Disarmante, sempre a Genova, la scusa di un altro camminatore notturno: «Se non faccio due passi prima di dormire, non riesco a prendere sonno». Va detto che non pochi liguri, in questi giorni di sole primaverile e nemici mortali nell’aria tiepida, sono stati traditi dall’abbigliamento (stivaloni da pescatore) o dall’oggettistica (canne da pesca). A quel punto, difficile mentire: per quanto prelibato, un branzino (in dialetto ligure, “luassu”) non può essere considerato un bene di prima necessità.