ItaliaOggi, 18 marzo 2020
Periscopio
Siamo tornati al quattordicesimo secolo: due papi, peste nera dall’Oriente, i turchi minacciano l’Europa. L’unica differenza è che al posto di Dante e Boccaccio abbiamo Saviano e Fabio Volo. Dorian Gray. Twitter.
Mentre i governi di tutto il mondo, compreso quello italiano, si affannano nel difficile compito di limitare gli effetti disastrosi della pandemia, il nuovo consigliere di Giuseppe Conte, l’economista belga Gunter Pauli, spiega che per sconfiggerla basta «rafforzare il nostro sistema immunitario con aria, acqua e cibi sani». Il virologo Roberto Burioni ha commentato: «Mi dicono che questo è un consigliere del nostro capo di governo, spero non sia vero». Stefano Firpo, direttore generale di Mediocredito italiano, ha aggiunto: «Se questo personaggio dai tweet bizzarri è effettivamente consigliere economico del premier Conte sarebbe bene dar seguito a un rapido defenestramento».Veronica Sansonetti. Formiche.net.
Sulle istituzioni europee sarebbe meglio stendere un velo visto che la Ue è stata incapace di fissare regole comuni per fronteggiare l’epidemia. Quanto alla Bce, non solo si è ben guardata dal dare ossigeno all’economia, abbassando i tassi, ma la sua presidente francese, Christine Lagarde, si è già prodotta in una gaffe così anti-italiana («non siamo qui per bloccare gli spread») da provocare la reazione di un uomo prudente e compassato come il nostro Presidente della Repubblica, Mattarella. Luca Ricolfi. Il Messaggero.
La chiusura di Schengen è stata decisa da Berlino in solitudine, in ossequio a una logica nazionale. Non è stata discussa con i paesi partner, non è stata limitata alle frontiere esterne dell’Unione. Si è preferito riattivare i confini uno per uno, così da placare l’elettorato inquieto. E questo mentre gli aiuti sanitari all’Italia arrivano più facilmente dall’astuta Cina che non dai diffidenti amici europei. Il virus ha frantumato le ipocrisie e resta solo la retorica. Stefano Folli. la Repubblica.
La nomina di Christine Lagarde a presidente della Bce era stata accompagnata da un generale commento favorevole perché, nonostante la mancanza di una specifica preparazione tecnica, era ritenuta persona fornita di notevole sensibilità politica. Dopo la sua conferenza che ha fatto implodere le borse mi auguro che abbia acquisito, nel frattempo, una buona capacità tecnica! Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea. Il Messaggero.
Se i vertici delle grandi aziende prenderanno atto che le cose, ai tempi del Coronavirus, sono andate avanti, magari anche meglio, con almeno la metà delle risorse che sono state a casa, prepariamoci a una seconda rivoluzione, questa volta davvero digitale, dopo quella che ha sostituito gli uomini negli stabilimenti industriali. E così rischiamo che, nel giro di pochi mesi, il numero dei disoccupati in Italia passi dai 2 milioni e mezzo attuali addirittura a 10 milioni. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Formalmente Teresa Bellanova sarebbe la responsabile dell’Agricoltura, ma tutti sanno che questa sessantunenne pugliese di Ceglie Messapica ha l’incarico di rappresentare il capo (Renzi) nelle stordenti e talvolta comiche trattative che, in consiglio dei ministri, spesso si tengono sul niente. Fabrizio Roncone. Corsera. 7.
Sono, questi, dei giorni drammatici per l’Italia. Ma non ci fermeremo. La mia famiglia e io prendiamo questo impegno: non licenzieremo nessuno dei nostri 10 dipendenti. Anzi, ne assumeremo altri. Angelo Gaja, patron dell’omonima azienda vinicola a Barbaresco (Aldo Cazzullo). Corsera.
I russi, e ne conosco tanti, sono sfacciati: sentimentali. Bevono come secchiai. Quando ti vogliono bene sono quasi molesti. Avere un amico o un’amica russa è una fortuna. È come avere un amico sardo. A me i sardi ricordano i russi. E sono pessimisti. Mi viene in mente quello che diceva Cechov: che un ottimista è un pessimista male informato. Paolo Nori, esperto di letteratura russa (Giulia Villoresi). Il Venerdì.
Sento ancora molto forte l’odio di classe. Ho dovuto ottenere, pezzettino per pezzettino, quel minimo di benessere che ho, la sicurezza in me stesso. Sin dal liceo i miei compagni bravi, come Marco Santagata, avevano un papà con la sua libreria; io dovevo andare in biblioteca e poi non potevo parlare di quei libri con i miei, che ne capivano! Ero solo, invidiavo i papà degli altri. Walter Siti, scrittore. Corsera. 7.
Il mio prossimo libro sarà inevitabilmente crepuscolare. Sarà una specie di richiamo a Spoon River. Il mio paese, Pavana, invecchia e noi pure. Qualcuno è morto, qualcuno sta male, qualche altro come me è in pista di lancio. Il sangue fresco viene da lontano: l’ultimo torneo di briscola, al bar, l’hanno vinto due marocchini. Ma il primo premio era un prosciutto e non l’hanno ritirato. Francesco Guccini, cantautore (Gianni Mura). il venerdì.
I vecchi comunisti guardavano i prodiani al loro esordio con visibile perplessità, perché tutto quel bigottume, quel baciapilismo, li lascia freddi, gli fa arricciare il naso. Ma intanto c’è da convincere l’intera gerarchia episcopale, la Cei, i cardinali, forse anche il papa e specialmente il cardinal Ruini (quello che telefonava spesso a Prodi, con Romano che, alla fine, metteva giù la cornetta e scuoteva la testa esterrefatto: «Mi ha parlato solo di banche»). Edmondo Berselli, Sinistrati. Mondadori, 2008.
Il Caucaso è il giardino di tutti gli Dei. Ogni civiltà affonda le sue radici nell’immensa muraglia di pietra che separa l’Europa dall’Asia. Cristianesimo, giudaismo, islam e innumerevoli religioni ancora più antiche sopravvivono nel Caucaso. Piera Graffer, Caucaso. LoGisma, 1999.
Il nuovo personaggio degli anni 20 della vita italiana è il capo lega: egli dà e toglie il lavoro, interpreta i patti e i concordati, impone le taglie e le multe, perseguita i mezzadri e li costringe con minacce e violenze a sciogliere i contratti e a perdere le caparre. Il capo lega è il padrone assoluto delle campagne, è il piccolo tiranno rosso della Valle Padana: domina i prefetti, i marescialli dei carabinieri, i curati, gli iscritti alle leghe, i proprietari e i fittavoli. Non trascorre giorno, grazie a lui, senza conflitti, risse, aggressioni e imboscate. Leo Longanesi, In piedi e seduti. Longanesi, 1968.
Erano tempi difficili (gli anni della seconda guerra mondiale) e mia nonna non gradiva che la gente si lamentasse, anche se i problemi erano gravi e quotidiani: bombardamenti, fame... E a chi le chiedeva cosa si potesse fare, rispondeva così (ricordo che all’epoca in Italia c’era la monarchia): «Finché ce n’è, viva il Re; quando non ce n’è più, viva Gesù!...». Cesare Lanza, Alle 5 della sera.
Ho conosciuto una di Codogno, bella donna, sulla quarantena. Twitter.
È uscito il libro Come lavarsi le mani, scritto da Ponzio Pilato, editore Coronavirus. Twitter.