Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  marzo 18 Mercoledì calendario

Stralci dal romanzo sul virus di Pontiggia

Questi sono l’incipit e alcuni stralci degli appunti presi da Giuseppe Pontiggia mentre lavorava, nell’aprile del 2003, al progetto di un romanzo che avrebbe dovuto intitolarsi “L’epidemia”. Le carte sono custodite presso la Fondazione BEIC di Milano. Si ringraziano gli eredi Lucia e Andrea Pontiggia.


Sono sopravvissuto. Vengo considerato fortunato. Il virus ha paralizzato metà della mia faccia e la parte sinistra del tronco. Riesco a spostarmi come uno storpio, saltellando su una gamba sola.
Il virus non potrà più attaccarmi. È l’unico vaccino che funziona.
Gli abitanti del condominio mi guardano con orrore e invidia. È come se appartenessi a un’altra specie. Loro continuano a vivere nell’incubo dell’epidemia.
Nessuno mi ha dato un aiuto quando mi sono ammalato. Quel giovedì, un mese fa, che non sono uscito dal mio appartamento, hanno telefonato al centro ricoveri. Non mi hanno visto uscire dal mio appartamento e hanno telefonato immediatamente al centro…


*** 


La madre che muore. Il malato che cura il malato. A che cosa la precedenza? L’angoscia come lotta. Ma in vista di che cosa?
La vita che cambia fulminea secondo le prospettive.


***


Il professore che legge. Lo visita la sua alunna, guarita. Gli porta i libri, glieli sceglie.
Ordina i libri, li ignora, non sa che cosa leggere. Libri di religione. Legge per credere o non credere. Non lo ha ancora capito.


***


La televisione quando si è malati. Il presentatore.
Insopportabili i colleghi.
Insopportabile lui stesso.
L’esperto di cucina. La civiltà del cibo. Senza appetito.
Felicità, ripugnanza. Mondo sconosciuto. Si addentra nel capovolgimento del mondo che conosce.


***
Il conforto (?) degli amici.
L’esperienza della malattia.
Parlano di sé, tranne i santi.
Volontariato vaccinato dalla malattia. Diminuiscono, aggravano. I tristi. «Era così attaccato lei!» «Guardi che non sono ancora morto».
I sani. Gli immortali. Pensano di farcela. Fino a quando? Non conta. L’importante è non saperlo.


***


La ragazza con il suo ragazzo.
La viene a trovare. Si ammala lui, lei gli sopravvive.
Il medico di guardia del Lincoln Hospital di Chicago. Non vuole morire. Fugge, si traveste… Il preside del Liceo Hugo di Cannes. Chiude la scuola.
Cannes semideserta. La Croisette.


***


Studente che ha l’anno scolastico interrotto. Meglio così. È convinto di sopravvivere. Vivrà in un mondo diverso. Lui è abituato a farcela.


*** 


Analista finanziario. Le stime che salgono e scendono.
Aspettative a breve. Nessuna aspettativa.
L’insofferenza. Una scoperta.
Una nuova libertà. Troppo tardi.
La scoperta della malattia. Il vantaggio della malattia.
Curato come non mai.
Accontentato, accudito. La moglie vaccinata. Si cava le voglie come un condannato a morte. Tutti sperano, tranne il condannato a morte.


*** 


Crollo del commercio al dettaglio. Chiude il negozio. Si ritira in campagna. Ritrova la pace. Coltiva l’orto.
L’autore del libro sulla globalizzazione. Le previsioni di sviluppo. Il rifiuto dell’editore. Scontro con lui. Il lungo periodo. L’onda lunga.
La partita giocata a porte chiuse. Ma tre giocatori si rifiutano. Discussioni, fughe.


***
Fanno l’amore disperatamente. Pregano.