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 2020  marzo 18 Mercoledì calendario

La ricetta di Roubini

«Dal punto di vista dell’economia, questa è la peggior crisi della storia. Peggio della tempesta finanziaria del 2008, e forse peggio anche della Grande Depressione del 1929. E quindi bisogna avere il coraggio di lanciare misure assolutamente eccezionali. È il momento dell’ helicopter money ». Per Nouriel Roubini, il guru della New York University, le iniziative che faticosamente banche centrali, governi e istituzioni sovranazionali stanno mettendo in campo per fronteggiare lo tsunami finanziario che si affianca alla tragedia sanitaria in corso, sono ancora insufficienti. «Quando Wall Street non reagisce neanche al taglio di un punto secco dei tassi è segno che bisogna fare uno sforzo ulteriore di creatività, di coraggio, di intraprendenza ».
Cosa significa “denaro dagli elicotteri”?
«Vuol dire semplicemente distribuire a tutti i cittadini, indipendentemente dall’età e dalla condizione sociale, una somma di denaro per far fronte almeno in parte alle esigenze immediate e tentare di rilanciare i consumi. Inizialmente pensavo a una cifra di mille dollari, o mille euro, per cittadino».
Quanto costa?
«I conti sono semplici. Un contributo di 1000 dollari in America costa 350 miliardi, in Italia 60 miliardi. Se volete, si potrebbero esentare i più ricchi, chi ha un patrimonio personale misurato in milioni, e in questo caso si potrebbe risparmiare qualcosa come il 10% del costo».
Quale Paese potrà mai finanziare un’operazione del genere?
«Infatti deve essere un’operazione coordinata fra governi, banche centrali e, nel caso dell’Europa, commissione di Bruxelles. Concepita con criteri del tutto nuovi.
Prendiamo la Bce. Ogni Paese deve approntare uno stock ad hoc di nuovi titoli, che la Bce compra direttamente all’emissione, sul mercato primario anziché su quello secondario come oggi avviene per il Quantitative easing, che si affida alle banche per la redistribuzione sul territorio di queste risorse via il mercato secondario. Invece in questo caso è il Tesoro a distribuire direttamente il denaro alla popolazione, accreditandolo sul conto in banca o sul conto fiscale oppure anche attraverso gli uffici postali nei rari casi in cui sia necessario. Non c’è neanche bisogno di affidarsi a qualche banca pubblica».
C’è una bella serie di salti mortali da compiere. Il divorzio Tesoro-Bankitalia che risale agli anni ’80, per esempio, o i limiti statutari della Bce.
«Per questo dico che serve coraggio, oltre che un coordinamento ferreo fra le istituzioni. Il divorzio va accantonato temporaneamente con una legge, Paese per Paese. Quanto alla Bce, le regole sono già state forzate abbastanza, e opportunamente, quando si varò il Qe, e ora non c’è da fare grandi riforme ulteriori. Basta decidere. Il salto è anche culturale, ma voglio sperare che i “rigoristi” accantonino le loro perplessità, come hanno già fatto con il Fiscal compact. È uno scenario del tutto nuovo al quale bisogna abituarsi: sul deficit pubblico si dovrebbe decidere di non contabilizzare quest’intervento, o di accettare che si gonfi per l’Italia fino al 4% del Pil e l’abbisogno finanziario del governo sale in maniera temporanea fino al 8-10% del Pil quest’anno dato che molte famiglie e imprese non potranno pagare le loro tasse fino a fine anno.
L’indebitamento invece sale inevitabilmente, fino al 145 e forse più per cento, ma è necessario. Nessuno deve avere da risentirsi. Per il futuro, si studieranno metodologie di riduzione del deficit».
Ma non c’è il pericolo che all’Italia venga opposto un piano draconiano di rientro?
«Se le regole sono sospese, sono sospese. Voglio sperare che nessuno infierisca sul vostro Paese. Il quale, detto per inciso, si sta comportando in maniera esemplare, anche se è partito con un mese di ritardo. In America stiamo dando una risposta così frammentaria, così insufficiente che avremo un’epidemia peggiore di quella italiana nei prossimi mesi. Non lo dico io ma la comunità scientifica».
Avete fatto qualche calcolo sulla recessione immanente?
«Già da tempo con il nostro centro studi (il Rosa & Roubini Associates curato con l’economista Brunello Rosa da Londra, ndr) stavamo valutando i tanti fattori di debolezza per il 2020: la crisi con l’Iran, il sovraindebitamento delle imprese americane, la perdurante tensione con la Cina dai dazi al 5G, la stessa bolla speculativa in Borsa. Poi è arrivata questa crisi a spazzare via tutto. Per ora prevediamo una recessione sia negli Usa che in Italia e Europa per i primi 3 trimestri, poi una lenta ripresa. Nel frattempo si faranno i conti delle imprese fallite e delle conseguenze profonde di lungo termine. La principale caratteristica di questa crisi è la rapidità. La crisi del 2008 ci mise due anni prima di dispiegare i suoi effetti perniciosi, qui poche settimane».
Va detto che tutti i governi hanno già avviato iniziative finanziarie non indifferenti .
«Sì, ma tutto questo evidentemente non basta. Va mantenuto e rafforzato, ma in più serve la misura che ho descritto. È un momento eccezionale, mai visto prima. Bisogna reagire con misure eccezionali, mai viste prima».