La Stampa, 18 marzo 2020
Intervista al ballerino Davide Dato
Davide Dato, 29 anni, biellese, ballerino étoile all’Opera di Vienna, non viene spesso a danzare in Italia. Ma una volta l’anno lo possiamo vedere tutti. Fa parte regolarmente del gruppo di artisti dello Staatsballet scelti per gli intermezzi danzati al concerto di capodanno dal Musikverein di Vienna trasmesso in mondovisione. Ma Davide Dato è anche la stella che visse due volte. Nominato étoile a 25 anni nel 2016 al termine di una clamorosa interpretazione del Don Chisciotte, esattamente dodici mesi dopo si è rotto il legamento crociato proprio mentre la sua carriera prendeva il volo. È stato fermo un anno intero ed ora dal 2018 ha ripreso a danzare a pieno ritmo passando di successo in successo.
Ha appena debuttato a Vienna in un trittico di coreografi contemporanei esibendosi nei pezzi di Pontus Lindberg e Nacho Duato. Ma intanto eccolo postare su Instagram una foto: frac e cravatta bianca, in mano una bottiglia di champagne con l’etichetta Davide Dato.
Uno champagne col suo nome?
«È stato in occasione del Wiener Opernball: un dono dello sponsor Schlumberger. All’Opernball (il ballo dell’Opera) partecipa tutta la buona società austriaca e l’apertura tocca alla nostra compagnia. Quest’anno ha ballato anche il nostro direttore Manuel Legris. Si era esibito alla nomina, dieci anni fa ed ora che lascia par andare a dirigere la Scala era di nuovo in scena».
Legris, étoile dell’Opéra di Parigi ai tempi di Nureyev , in dieci anni ha portato la vostra compagnia a un altissimo livello, è dispiaciuto della partenza?
«Sono arrivato alla Scuola dello Staatsballet a 16 anni, una volta in compagnia con Manuel ho incominciato veramente a ballare. In questi anni è la persona che più di tutti ha seguito il mio percorso, facendomi salire tutti i gradi della gerarchia».
Se Legris la invitasse a ballare alla Scala?
«Andrei subito. Non fisso certo, ma mi piacerebbe tantissimo andare come ospite: è uno dei miei sogni ballare su quel palcoscenico».
Un anno da étoile e un anno fermo proprio quando la sua carriera era ben avviata. Come è andata e come ne è uscito?
«È stato molto drammatico: stavo ballando Stars and Stripes di Balanchine al Gala Nuereyev il 29 giugno del 2017. Dopo l’adagio, a metà della mia variazione, atterrando male da un salto sono caduto e non mi sono più rialzato».
È stata dura?
«È incominciato l’incubo. Stavo per partecipare a una serata con Bocelli alla tv italiana. Una settimana dopo dovevo debuttare sempre in Italia nella Carmen di Amedeo Amodio, facevo di continuo Vienna - Roma per imparare la parte. Quell’estate avevamo in programma un tour in Cina e Giappone» .
Invece lo stop
«Sono stato fermo sei mesi fuori dal teatro. Poi sono tornato in teatro ma per altri sei mesi non ho ballato. La prima volta che ho rimesso piede sul palcoscenico è stato proprio nel Gala Nureyev, un anno esatto dopo».
"Stars and Stripes" lo ballerà ancora?
«Subito mi son giurato che non lo avrei mai più ballato. Ora ogni tanto ci penso ».
Quali sono stati i nuovo ruoli dopo l’incidente ?
«Ho interpretato i ruoli di Aminta e di Orione in Sylvia coreografato da Legris. Ma il ruolo più importante che ho fatto dopo l’infortunio è stato Giselle in una serata speciale. Albrecht è un ruolo che mi ha dato molto artisticamente».
Ma intanto c’è da pensare al concerto di Capodanno o è presto?
«Non tanto, gli inserti danzati li giriamo d’estate. È un onore in una troupe di 85 danzatori essere scelti per il concerto. Si raggiunge il grande pubblico. Per esempio la mia famiglia. Magari non viene a vedermi a ballare a Vienna durante l’anno ma mi può vedere in tv e sono tutti felici».
Voglia di tornare in Italia?
«Sono a Vienna da 13 anni. Ho fatto la mia carriera qui, ma ora mi rendo conto che il tempo passa molto veloce e ogni tanto sogno di ritornare a ballare nel mio Paese: il pubblico è più caldo e poi sei a casa».
D’altra parte molti italiani han fatto carriera in compagnie straniere, Angelo Greco al San Francisco Ballet e Carlo di Lanno appena entrato al balletto di Dresda, giusto per fare due nomi.
«Sono in buona compagnia, ci sono un mucchio di fantastici ballerini italiani in giro per il mondo».