Avvenire, 18 marzo 2020
Intervista a Guido Maria Brera
«Questa è la Chernobyl della globalizzazione, nel breve è una tragedia per noi, nel medio e lungo periodo da questo veleno, come tutti i veleni, possiamo però estrarre una cura». Per Guido Maria Brera, Chief Investment Officer - Asset Management di Kairos Partners SGR «il mondo andava veloce con una globalizzazione fin troppo rapace: è chiaro che dopo il coronavirus cambia tutto». «È come se l’economia avesse avuto un infarto – dice – ma poi dopo si riparte».
Per Nouriel Roubini, che tra i primi segnalò l’arrivo della tempesta dei sub prime, il peggio deve ancora venire…
«Noi abbiamo vissuto in un’epoca di tassi a zero, dove molte società invece di investire in ricerca e sviluppo hanno fatto buyback di azioni per accontentare gli azionisti e guadagnarci sopra. Anche se siamo in guerra ci sono tanti asset positivi e aziende che ce la faranno. Siamo in guerra e non sappiamo quando finirà, ma sappiamo che finisce».
È una crisi finanziaria o dell’economia?
«Non è una crisi monetaria come quella dei
subprime dove in fondo si facevano soldi con i soldi, qui a crollare sono le aziende e il mondo del lavoro, quello reale».
Cosa si deve fare affinché non prevalga il panico?
«Ragionare su quei pochi punti fermi che ci restano, ovvero che il tempo gioca a nostro favore, che gli Stati e la politica cercheranno di fare tutto il possibile per salvare l’economia e i posti di lavoro».
Come si stanno muovendo le banche centrali?
«Il bazooka della Fed ha affossato Wall Street e anche Piazza Affari…
La Fed ha fatto tutto quello che gli si poteva chiedere. Si dice che così abbia allarmato i mercati, ma se non avesse fatto nulla il sistema sarebbe collassato ugualmente con una recessione che è alle porte».
E la Bce?
«La frase che ha detto la Lagarde che non è interessata a chiudere gli spread è atroce in un momento come questo. Siamo in guerra e in guerra non si utilizzano tutte le risorse del bilancio federale europeo?».
Giovanni Tamburi ha detto che era meglio chiudere Piazza Affari. Avrebbe avuto un senso fermare le Borse?
«Abbiamo già gli occhi del mondo addosso e la mia opinione è che chiudere Piazza Affari sarebbe stato un errore colossale. Questo è un videogame crudele, un su e giù che non ha alcun senso, ma chiudere tutti i listini non vieta poi la creazione di circuiti paralleli, dove chi ha bisogno di soldi sarebbe disposto a vendere un’azione anche al 50% al di sotto del proprio valore».
Alberto Forchielli ha detto che con il coronavirus la Cina perderà la leadership del mondo…
«Nel breve purtroppo no, perché sarà la prima ad uscire dalla crisi, nel medio-lungo condivido il pensiero se saremo bravi noi a non rimetterla al centro. Si va verso un mondo più decentrato, la catena di montaggiomondo finirà, che poi è quello contro cui spesso si è scagliato, tra i primi, papa Francesco».
Finirà anche la delocalizzazione selvaggia delle imprese?
«Assolutamente sì, finiranno le disparità che hanno permesso a molte aziende di andare a produrre bypassando tutti i diritti sociali dei lavoratori in paesi dove la manodopera è a costi irrisori».
C’è chi propone gli helicopter money: liquidità sui conti correnti come fatto ad Hong Kong. Che ne pensa?
«Ai cittadini non bisogna dare soldi in mano ma opportunità, se si facesse dovrebbe essere di breve periodo perché salirebbe l’inflazione che finirebbe per penalizzare i più deboli. Non c’è bisogno di un’elemosina, ma di mettere tutti nelle condizioni di poter lavorare e di avere delle ambizioni».
L’ex capo economista del Fmi, Olivier Blanchard dice che l’Italia farebbe bene a richiedere l’attivazione dell’ESM.
«Sono anni che ci chiedono l’attivazione del Fondo salva stati. L’Italia in un momento come questo che è di guerra pura non dovrebbe farlo . Ma è pur vero che lì ci sono 650 miliardi di euro che nessuno attiva… Bisogna vedere cosa ci chiedono in cambio, che cessione di sovranità ci domandano. Non mi sono mai fidato di quelli che ti vogliono regalare i soldi…».