il Fatto Quotidiano, 17 marzo 2020
La quarantena di Roberto Calderoli
Roberto Calderoli, come sta?
Solo con me stesso, direi benone.
Solitudine?
Macché, precauzione.
Cos’è accaduto, senatore?
Una decina di giorni fa ho salutato una persona risultata poi positiva al Covid-19. Non mi ricordo se le ho stretto la mano o l’ho sfiorata col viso, non rischio e metto al sicuro i miei cari.
E la famiglia?
Mia moglie Gianna Gancia, parlamentare europeo, è rimasta a Bruxelles; mio figlio è con lo zio, studia per la patente, a volte si affaccia a salutarmi con la mascherina, agita la mano a dieci metri di distanza.
Dove si trova?
A Narzole, in provincia di Cuneo, in assoluto silenzio.
I Calderoli sono di Bergamo.
Io sono un chirurgo maxillo-facciale, i miei fratelli dentisti, il nostro ospedale è il Giovanni XXIII, una trincea di infermieri e medici che curano centinaia di malati da coronavirus con turni infiniti. Ho sentito i colleghi e non spreco parole, ma vi assicuro che nessuno viene abbandonato, che non si sceglie chi salvare e chi condannare. Frottole, tante frottole.
Calderoli era il leghista eccentrico o eccessivo.
Ora siamo seri, e non mi permetto di fare polemiche politiche, di mostrarmi ganzo, io l’avevo previsto, io l’avevo suggerito.
Però.
Forse a Bergamo e provincia andava concessa la zona rossa e forse il ministro Speranza poteva comprendere la mia interrogazione del 29 gennaio sulla quarantena per chi tornava dalla Cina anziché redarguirmi per i toni troppo alti.
Non vuole polemizzare.
Adesso si combatte, la Lombardia reagisce, Guido Bertolaso sarà un prezioso consulente del governatore Fontana. Presto avremo 500 posti di terapia intensiva in Fiera, mio nipote darà un contributo.
Come suo nipote?
Ha una ditta che monta impianti antincendio. Mi ha chiamato: ‘Zio, come posso contattare la Regione per aiutare il progetto Fiera?’. Allora ho sentito Fontana, se serve c’è mio nipote a costo zero. C’è sofferenza e tristezza ovunque, ma anche un eccezionale sentimento di solidarietà.
Quando sarà finita che Italia resterà?
Non mi importa, né del governo né dell’economia, sono discorsi ragionevoli, ma futili in questa situazione. Prima fermiamo il contagio e prima ripartiamo. Salvare vite non bilanci mi conforta come uomo, padre e senatore.
Ha paura?
Chi ha rischiato di morire forse ne ha un po’ di meno. Ogni tre settimane faccio ancora l’immunoterapia, rientro fra i soggetti più esposti, giusto? Non ci penso, tra un po’ faccio dei lavoretti in cantina, quelle cose che rinvii e oggi ti fanno compagnia. E sbrighiamoci che devo cucinare.
Anche cuoco.
No, un piatto di zucchine ben condite e poi mi rimetto a leggere I promessi sposi, il capitolo sulla peste, io sono un cultore di Alessandro Manzoni.
E i suoi animali a Bergamo?
Erano anziani, alcuni sono morti, altri sono sparsi qui in Piemonte. Pure lì sarei solo, ma benone, direi benone comunque.