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 2020  marzo 16 Lunedì calendario

Il coronavirus può restare sulle superfici dalle 4 alle 72 ore

Bando alle bufale che girano su WhastApp come quella secondo cui il coronavirus resisterebbe sull’asfalto fino a nove giorni: quanto sopravvive davvero il Covid-19 sulle superfici? La ricerca scientifica ha fornito i primi risultati: fino a quattro ore sul rame, fino a 24 ore sul cartone e fino a 72 ore su plastica e acciaio.

ARTICOLI ANCORA DA SOTTOPORRE A REVISIONE Lo ha verificato in laboratorio un gruppo di ricerca coordinato dai National Institutes of Health (Nih) americani con la partecipazione dell’Università di Princeton e dell’Università della California. I risultati sono stati pubblicati su medRxiv, il sito che permette di condividere gli articoli scientifici di medicina che devono ancora essere sottoposti a revisione prima della pubblicazione su una rivista ufficiale.

SPECIFICI TEST DI LABORATORIO Molti interrogativi sul virus SarsCoV2 erano sorti già a febbraio, quando uno studio pubblicato su The Journal of Hospital Infection aveva sottolineato come altri coronavirus umani (come quelli di Sars e Mers) fossero in grado di persistere fino a nove giorni su metallo, vetro e plastica. Per verificare se lo stesso fosse vero anche per il nuovo coronavirus, i ricercatori statunitensi lo hanno sottoposto a specifici test di laboratorio per valutarne la resistenza nel tempo su diverse superfici (cosa diversa dalla trasmissibilità per contatto, che resta marginale).

DA USARE ACQUA OSSIGENATA E IPROCLORITO DI SODIO Hanno così scoperto appunto che il virus resta attivo fino a quattro ore sul rame e fino a 24 ore sul cartone. La sua vitalità si prolunga addirittura fino a 72 ore su plastica (polipropilene) e acciaio inox, materiali che però fortunatamente sono più facili da pulire e disinfettare. Lo studio precedente sui coronavirus “cugini” aveva infatti sottolineato come ci si possa disfare della loro presenza usando disinfettanti con etanolo al 62-71%, acqua ossigenata allo 0,5% o ipoclorito di sodio allo 0,1%. Dopo aver valutato la resistenza di SarsCoV2 sulle superfici, i ricercatori americani si sono spinti ancora oltre: hanno spruzzato il virus sotto forma di aerosol in un ambiente chiuso, verificando che può restare sospeso nell’aria fino a tre ore.

RESPIRARE NELLO STESSO AMBIENTE NON BASTA AD AMMALARSI Lo studio è stato condotto in condizioni controllate in laboratorio che non rispecchiano quelle presenti nel mondo reale, per cui i ricercatori avvertono che questi risultati non dimostrano che sia possibile prendere il virus semplicemente respirando in un ambiente dove è stata un’altra persona infetta. L’aerosol, tra l’altro, è formato da particelle ben più piccole e leggere che restano in aria più a lungo rispetto al famoso “droplet” prodotto da tosse e starnuti, che invece precipita più velocemente.

ARIA INFETTA NELLO SPOGLIATOIO DEI MEDICI Anche un recente studio cinese comparso su bioRxiv e condotto a Wuhan ha provato a verificare la presenza del virus nell’aerosol di ospedali e zone limitrofe, scoprendo che per esempio l’aria nelle terapie intensive è sostanzialmente pulita, mentre concentrazioni rilevanti del virus si trovano in alcune aree come lo spogliatoio dove i medici si tolgono mascherine e altre protezioni.