Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  marzo 16 Lunedì calendario

Sardella racconta la sua quarantena

“È pronto…”. Il lavoro quotidiano del sindaco di Firenze, Dario Nardella, è scandito da intervalli regolari, uno a pranzo uno a cena, e da queste due parole. A chiamarlo è la moglie che, per non avere troppi contatti stretti con il marito, gli passa i piatti dalla porta. Poi ci sono i figli che vorrebbero giocare, soprattutto quello più piccolo, ma lui non può: Nardella è in quarantena ormai da una settimana, ovvero da quando il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha annunciato di essere positivo al coronavirus. Lui lo aveva incontrato il giovedì precedente, il 5 marzo, a Roma e dopo aver appreso la notizia del tampone positivo del governatore del Lazio ha avvertito l’Asl Toscana Centro, ha lasciato Palazzo Vecchio e si è chiuso in casa per 15 giorni per tutelare chi gli sta accanto e lavora con lui. Ma anche da camera sua, Nardella non vuole perdere il contatto con i propri cittadini: ogni giorno si collega, per mezz’ora, in diretta Facebook con i fiorentini: risponde a chi gli chiede informazioni su come compilare i moduli di autocertificazione, chi vuole uscire per andare al tabaccaio a pagare la bolletta e chi invece si interroga su come spostare la macchina anche se in quarantena. “Provo a rispondere a tutti chiedendo loro di rispettare le regole – dice Nardella al Fatto raggiunto telefonicamente – io invece sto bene, non ho sintomi: i medici mi hanno detto che i sintomi sono più frequenti nei primi giorni e dal mio incontro con Zingaretti ne sono già passati più di dieci”.
Sindaco chi ha partecipato all’incontro con Zingarettiè terrorizzato?
Ma no, era un incontro programmato da tempo ma siamo stati tutti attenti rispettando le regole, come la distanza di un metro. Ma i protocolli europei sono chiari e andrebbero diffusi di più: se si è stati a stretto contatto con un positivo per più di 15 minuti, bisogna mettersi in quarantena per due settimane. A Nicola faccio un grosso in bocca a lupo.
Dov’era quando l’ha saputo?
A Palazzo Vecchio, ho visto il video sui social di Nicola e ho subito informato l’Asl. Poi il sindaco deve firmare l’ordinanza per disporre la quarantena obbligatoria ma in questo caso ero allo stesso tempo il sindaco e l’oggetto dell’ordinanza: quindi sono stato messo in quarantena dalla mia vice, Cristina Giachi (ride, ndr).
E a casa come va?
Non è stato facile, soprattutto all’inizio. Ho preso la camera di mio figlio che ha un bagno adiacente per evitare i contatti. Per quanto non abbia sintomi, ho preso una mascherina per precauzione, anche per i miei figli che inizialmente l’hanno presa come un gioco. Io e mia moglie abbiamo spiegato loro la situazione: per due settimane dobbiamo evitare contatti per essere più sicuri. Loro hanno capito, anche se vorrebbero giocare con me. Poi dobbiamo rispettare altre norme igieniche di base: ognuno il suo asciugamano e così via. L’importante è rispettare le regole.
Ha fatto il tampone?
No, me lo stanno chiedendo in tanti ma non devo frlo: se non si hanno sintomi, non serve.
Veniamo al lavoro, com’è andata la prima settimana da sindaco in smart working?
Bene, quando è venuta fuori l’emergenza abbiamo predisposto da subito un piano di telelavoro: su 4.000 dipendenti possiamo disporre fino a un massimo di 1.000 postazioni. Mi hanno subito portato un pc, collegato alla rete del comune e tutte le riunioni che avrei fatto a Palazzo Vecchio, le faccio da casa. Ovviamente non posso partecipare fisicamente e non posso tenere incontri di persona, come quello a Bruxelles con i commissari europei, ma lavoro più ora di prima. Un sindaco non lavora timbrando il cartellino.
Come funzionano le riunioni in streaming?
Mi collego con i miei collaboratori, alcuni a Palazzo Vecchio altri da casa. Il nostro lavoro è dedicato 24 ore su 24 all’emergenza Covid-19: tutti i giorni sono in contatto costante con l’unità di crisi del Comune e il primo compito è stato quello di impegnarci a comunicare le prescrizioni del decreto del governo: prima la chiusura di musei, biblioteche e il contingentamento dei locali pubblici e poi la richiesta ai fiorentini di stare a casa per ridurre al massimo il contagio, soprattutto in una città come Firenze.
E poi?
Ora la preoccupazione più grande riguarda gli anziani: a Firenze ce ne sono 15 mila con più di 80 anni che vivono soli. Stiamo parlando di anziani abili e autosufficienti che però sono anche le persone più vulnerabili: stiamo pensando a un programma di intrattenimento e per dare loro assistenza. Tramite un numero di telefono da chiamare facciamo stare a casa queste persone ma allo stesso tempo non le lasciamo sole.
Firenze si rialzerà?
Il rispetto delle regole è la prima cosa per ridurre il contagio. Dal punto di vista economico, Firenze è una delle città più colpite d’Italia e tutta la Toscana centrale ha già subito un danno di circa un miliardo di euro. Non solo per il turismo e i servizi: quando potevo girare in città, vedevo un clima di evacuazione costante. Quasi 9 mila studenti americani sono stati evacuati, molti alberghi stanno chiudendo, molti contratti annullati e sta esplodendo il problema dei servizi delle cooperative. Dopo questa crisi ci sarà bisogno di un piano Marshall per salvare l’Italia e tutti i Paesi europei. Ma una cosa la voglio dire per affrontare questi giorni…
Dica.
Non è con la paura che si sconfigge questo virus, ma con la responsabilità. Ora più che mai il salvinismo urlante dei politici con la bava alla bocca non serve a niente.