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 2020  marzo 16 Lunedì calendario

Mulan simbolo della riscossa cinese

Sarebbe stato l’ultimo dispiacere, un piccolo dolore da aggiungere a quelli, molto più grandi, dovuti all’emergenza sanitaria che ha colpito il Paese all’alba del 2020. L’uscita di Mulan, versione live-action dell’epopea femminile più famosa d’Oriente, era stata fissata dalla Disney per il 26 marzo, in tutto il mondo. Unica esclusa la Cina, ovvero il Paese che, più di tutti gli altri, attende l’arrivo dell’opera basata sull’antico poema La ballata di Mulan, risalente al sesto secolo e attribuita allo scrittore e filosofo Liang Tao. Causa espansione del virus si era in un primo tempo pensato che la distribuzione nella terra d’origine della vicenda, dove i cinema sono sprangati dalla fine di gennaio, sarebbe stata programmata in seguito. E invece il virus è tragicamente democratico, dopo Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei, ha colpito il resto del globo, così i fan cinesi della soldatessa coraggiosa hanno accolto con sollievo la notizia del rinvio dell’uscita mondiale a data da destinarsi, ovunque, e non solo nei loro confini. Ma non è tutto. Secondo informazioni diffuse da Variety potrebbe succedere che l’andamento della pandemia imponga il rovesciamento delle prospettive. La Cina risanata, mentre tutti gli altri sono ancora alle prese con il contagio, potrebbe diventare il primo territorio da cui lanciare l’attesissima opera.
Una grande rivincita di cui, a est, si sente forte il bisogno. Nel mare di messaggi lanciati sui sociali appena si è saputo del rinvio, i fan di Mulan inneggiano allo scampato pericolo di «spoiler» e pirataggio, chiedendosi se, a questo punto, l’anteprima mondiale non potrebbe essere organizzata proprio in Cina, il luogo più adatto per srotolare il tappeto rosso e accogliere, in tutto il suo splendore, l’incantevole Liu Yifei, protagonista della pellicola. Solo l’altra sera, su Weibo, il secondo social network più usato sul territorio cinese, l’hashtag «Mulan Global Release Cancelled» è stato visualizzato 630 milioni di volte. I commenti vanno da «Grazie a Dio non saremo spoilerati» a «avrebbero dovuto prendere prima questa decisione, adesso, finalmente, vedremo il film tutti insieme», fino alla considerazione più significativa, che parte con la presa di coscienza sanitaria e finisce con la speranza patriottica: «La salute prima di tutto! Ci saranno tempi migliori per vedere il film. Adesso, forse, l’anteprima potrà svolgersi in Cina?». D’altra parte i primi a sentire la mancanza della sterminata platea cinese sono proprio i manager Disney che, grazie a quelle folle di spettatori, hanno totalizzato, nel 2019, incassi leggendari per titoli come Maleficent 2 Signora del Male, Il Re Leone, Aladdin e Dumbo.
Un destino che, nel caso di Mulan, kolossal da 200 milioni di dollari, affidato alla regista neozelandese Nikki Caro, particolarmente esperta di storie femminili, dovrebbe ripetersi e, anzi, potenziarsi, anche perchè la narrazione, a differenza di tante altre, per una volta, non corre rischi di incappare nelle maglie della censura. Ambientata subito dopo l’invasione degli Unni, l’avventura inizia quando la giovane protagonista, pur di proteggere il padre malato, decide di travestirsi da uomo e rispondere alla chiamata alle armi imposta dal governo, un uomo per ogni famiglia, ma se un uomo non c’è, bisogna inventarselo: «Questa è la storia - dice la regista - di una ragazza che decide di fare la guerriera, non parliamo di una principessa, ma di una combattente, e lo facciamo oggi, nel 2020. La Disney ha sempre trattato figure femminili forti, è una casa di produzione molto più progressista di quello che generalmente si pensa». Il tema che ha più attratto Caro riguarda le motivazioni e l’evoluzione del personaggio principale: «Mi piaceva l’idea di raccontare il viaggio interiore di Mulan, da ragazzina cresciuta in un piccolo villaggio cinese a soldato di un grande esercito, e tutto questo sottolineando la ragione alla base della sua scelta, ovvero il desiderio di proteggere la famiglia e il padre che sta morendo. E’ una materia che mi ha profondamente commosso e ispirato». Anche per questo è giusto che Mulan, dopo la tempesta del Coronavirus, incontri appena possibile il suo pubblico, quello che meglio può apprezzarne il messaggio: «Un buon pasto - c’è scritto in uno dei tweet dei sostenitori - non va sprecato anche se viene servito con qualche minuto di ritardo. Un buon film catturerà sempre l’attenzione del mondo, a prescindere da quando sarà proiettato».