la Repubblica, 15 marzo 2020
Mappa del jihadismo africano
Erano stati rapiti nel cuore del jihadismo africano. Una delle regioni più pericolose di tutto il mondo. Il viaggio che Luca ed Edith avevano deciso di intraprendere (Francia, Spagna, Marocco, Mauritania, Mali e Burkina Faso) nelle tappe africane sfidava la sorte in maniera pericolosa. Il Mali in particolare, con il Burkina e il Niger, è l’epicentro di una serie di bande militari e di terroristi di diverso tipo. Si parte dai gruppi separatisti tuareg, che da 30 anni sono in azione per separare il Nord dal resto del Paese. E lungo questo percorso “politico” hanno incrociato trafficanti di droga, di sigarette, commercianti di armi e passatori di clandestini diretti in Libia e in Europa. Ma soprattutto l’ideologia di Al Qaeda.
Il Mali è il regno di Iyad Ag Ghali, il principe dei ribelli Tuareg, un uomo che dopo aver combattuto contro i politici di Bamako (fu il protagonista della ribellione tuareg del 28 giugno 1990), provò a far politica con il governo centrale. Lo mandarono console in Arabia Saudita, ma i sauditi lo espulsero, perché aveva iniziato a prendere contatti con Al Qaeda. E questa dell’ideologia jihadista è stata l’ultima versione, la più pericolosa, che Ag Ghali ha interpretato. L’ideologia jihadista ha permeato rapidamente tutti i movimenti della regione, che per anni erano rimasti criminali o tribali.
Dal 2017 Ghali è diventato il coordinatore riconosciuto anche degli altri gruppi di jihadisti e militanti della regione. Gruppi che hanno formato il JNIM (Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin). Il “Gruppo per il supporto dell’Islam e dei musulmani” è un cartello fedele ad al Qaeda ma in contatto anche con i talebani dell’Afghanistan. E con l’Isis. Ag Ghali è stato capace di unire il suo ex movimento (Ansar Eddin) con “Al Qaeda nel Maghreb Islamico”, con “Al Morabitun”, e con la “Katiba Macina”.
Un’alleanza con una chiara suddivizione del territorio, con Iyad Ag Ghali che conduce le sue operazioni nel nordest del Mali. Djamel Okacha, l’ex emiro di Al Qaeda, nella regione di Timbuktu (nordovest), i Morabitun al confine con l’Algeria e Amadou Koufa nel Mali centrale. Un intrigo complicato e pauroso. Che per 15 mesi ha catturato e nascosto le vite di due giovani turisti forse troppo avventati.