Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  marzo 15 Domenica calendario

La Venere neolitica di Biandrate

È proprio bella, con quella sua posa seduta da gran signora. Ha i seni pronunciati, i tratti del volto abbozzati. Trasmette un senso di autorevolezza, nella sua semplicità. È una statuetta di “Venere” neolitica, risalente al quinto millennio a.C. Una delle molte di quel periodo che propiziavano fertilità della terra e continuità della specie. Questa però è venuta alla luce a Biandrate, vicino Novara, ed è il luogo a fare la differenza. Finora si conoscevano solo scarse tracce dei primi agricoltori nella Pianura Padana occidentale, un po’ perché secoli di lavori agricoli hanno livellato il terreno padano, ma anche perché quell’angolo di pianura era forse marginale rispetto alle grandi vie di comunicazione neolitiche. Questa “Venere” non è dunque solo bella, è una scoperta eccezionale. E sta già facendo parlare molto di sé. 
Lo scavo, in verità, era stato avviato per portare alla luce un insediamento romano individuato trent’anni fa durate i lavori per la linea ferroviaria ad alta velocità Milano-Torino. È iniziato nel 2018 proprio grazie ai fondi di compensazione Tav, e affidato dal Comune e dalla Soprintendenza per le province di Biella, Novara, Vco e Vercelli agli archeologi della società Ft Studio. 
Ma proprio all’inizio sono venute alla luce le prime tracce neolitiche: quattro splendide asce in pietra che rimasero però un ritrovamento isolato. Poi sono state identificate le fondazioni di un grande edificio romano, probabilmente un magazzino agricolo, che venne abbattuto per lasciare spazio ad ambienti più piccoli usati forse come abitazione, e affacciati su un cortile con tettoie per il ricovero di animali o derrate.
Il tutto rimase in vita fino al V secolo d.C., e nell’autunno scorso vi si trovò anche una splendida fibbia in bronzo a forma di pantera e con decorazioni in smalto, realizzata tra II e III secolo d.C. Un vero gioiello che nella nostra penisola è una rarità: oggetti simili sono noti solo nell’Europa centro-orientale. Rivela forse che lì accanto c’era una villa di lusso? Il sospetto è legittimo ma chissà.
Le sorprese insomma non sono mancate, ma la più bella è giunta proprio alla fine dello scavo, terminato il 31 gennaio scorso. La “Venere” non è stata trovata sola ma assieme a dieci sue compagne, purtroppo non integre come lei. «Tutte spezzate nei punti dove sono più massicce, e questo fa supporre che sia stata un’operazione intenzionale – osserva la funzionaria della Soprintendenza Lucia Mordeglia -. Un rituale, anche solo domestico, al termine del quale le statuine sono state spezzate e gettate via».
Comune e Soprintendenza hanno già annunciato che in autunno si aprirà una mostra a Biandrate dove si potranno ammirare tutti i materiali rinvenuti. Si preannuncia un evento davvero importante.