Il Sole 24 Ore, 15 marzo 2020
Al Pera Palace, dove fu scritto Assassinio sull’Orient Express
Ci sono i libri, dietro una vetrata, in uno scaffale ricavato in un incavo della parete: sono decine, in varie lingue; c’è una macchina da scrivere Underwood d’epoca, come sarebbe potuta essere l’ “originale”, ovviamente sullo scrittoio di legno; ci sono i ritratti di lei: Dame Agatha Christie. Ti scruta con occhi profondi. C’è, soprattutto, il fascino di trovarsi in un luogo mitico dentro un altro che lo è altrettanto, anzi di più: sguardo d’insieme a 360°, eccoci nella stanza 411 dell’Hotel Pera Palace, Istanbul. Quella dove si accasava regolarmente la giallista inglese e quella dove, secondo accreditate leggende, scrisse uno dei suoi vertici letterari, quell’Assassinio sull’Orient Express (1934) che ha alimentato il mito del treno e dei suoi passeggeri: Istanbul era il terminale meridionale della linea e il Pera Palace, nel cuore del quartiere europeo delle ambasciate, fu costruito proprio per ricevere al meglio, standard altissimi per allora, quel pubblico. Fu il primo edificio di Istanbul ad avere acqua calda ed elettricità; e il suo sontuoso ascensore (col quale il gentile concierge mi accompagna nella “mia”, almeno per una notte, stanza 411) fu il primo ad essere installato in Turchia.
Regine e re, diplomatici, spie, generali, politici, dignitari ottomani, religiosi e, ovviamente, attori e scrittori: tutti sono passati di qui. Il vero punto nevralgico per la costruzione identitaria della Turchia moderna. La stanza 101, dove abitualmente stava Kemal Ataturk, indiscutibile padre della patria, è oggi un museo: la si può guardare, sì, ma non soggiornare. In quelle di Agatha o di altri celebri ospiti (da Hemingway a Pierre Loti), invece, sì. Intendiamoci: oggi questa non è la stanza con il mobilio “vero” che abitava lei, ma un discreto simulacro sì. Il rinnovamento dell’hotel, in recenti anni, ha imposto una modernizzazione, ma il fascino, il gusto retrò e la storia che racconta la stanza sono rimasti intatti. Nella hall, e nella grande sala biblioteca adiacente, fino al bar, la leggenda del Pera è celebrata con foto, dipinti, libri che l’hanno ripercorsa.
Uno di questi è Midnight at the Pera Palace di Charles King. In Italia è uscito da Einaudi, che ha dovuto, però, riadattare il titolo in Mezzanotte a Istanbul. Dal crollo dell’impero alla nascita della Turchia moderna: il nome dell’hotel da noi, forse, non sarebbe stato così iconico. Ma la sostanza è quella, e tale rimane. Questo posto è stato un crocevia di destini, politici, civili, e, ovviamente letterari. Istanbul, del resto, impone questa sua vertiginosa importanza culturale: è l’ultimo bisbiglio dell’Occidente prima di ciò che non lo è più. Svolge questa funzione con una identità inafferrabile che non sfugge al suo miglior cantore, il Nobel Orhan Pamuk, il cui sguardo sulla città è un termometro della sua evoluzione.
Eppure l’atmosfera così sfarzosamente fané di questa 411, riporta altri fantasmi e non cessa di stupire. Echi di una gloria che profuma del miglior Novecento letterario, pre-televisivo, eppure reso immortale dagli adattamenti cinematografici. La stanza 411, l’Orient Express che sferraglia nelle nostre menti, la letteratura d’evasione che cattura ancora oggi (e non a caso il Pera organizza ogni anno un festival del giallo), il ritrovarsi in bilico tra due mondi, il lusso d’altri tempi di un bastione che ne ha viste tante: prima di addormentarmi, ripenso a tutto questo e apro il libro sul comodino: «Erano le cinque di una mattina invernale in Siria. Alla stazione di Aleppo sostava il treno definito dagli orari ferroviari con il nome altisonante di Taurus Express. Era composto da un vagone ristorante, un vagone letto e due vagoni ordinari». Ecco che già si riparte, come sempre, per il termine della notte, verso la letteratura, verso la realtà, talora verso il difficile, e bellissimo, incrocio tra le due. Che qui, come in rari altri posti, diventa snodo, scambio, binario. E chissà, magari, destinazione.