La Stampa, 15 marzo 2020
Intervista al fotografo di moda Mario Testino
Mario Testino ha creato il suo personale omaggio all’Italia in un libro fotografico pubblicato da Taschen: Ciao. «Mio nonno era italiano di Lavagna, in Liguria, e si è trasferito in Perù. Mio padre e io siamo nati in Perù ma da ragazzo sono riuscito a ottenere il passaporto italiano. Grazie al quale ho avuto la carriera che ho avuto».
Perché?
«Come peruviano era difficile viaggiare all’estero, mentre con il passaporto italiano potevo muovermi liberamente e io avevo bisogno di andare a Milano, Parigi o New York velocemente».
Si sente un po ’ italiano?
«Sì. Sono peruviano, ma le mie origini sono importanti e in Italia mi sento a casa».
Vive a Londra da 40 anni.
«Da parte di mia madre ci sono antenati irlandesi, quindi sono un vero mix. Di Londra mi piace la fantasia, dell’Italia lo stile di vita».
Quando è andato in Italia per la prima volta?
«Nel 1977 per le vacanze. Poi sono tornato per comprare dei vestiti perché mi erano venuti a trovare i miei dal Perù ma erano davvero inadeguati. Sapevo che in Italia si potevano comprare abiti a buon mercato e quindi sono tornato a Roma. Nei primi Anni 80 ho iniziato a frequentare Milano, prima di incontrare Franca Sozzani. Avevo 27 anni e non avevo ancora avuto successo. Lei, che più avanti avrebbe diretto Vogue Italia, vide che Anna Wintour mi aveva pubblicato delle foto e mi diede lavoro».
Che tipo di foto scattava?
«All’epoca le agenzie di modelle avevano uno stile molto americano che non rifletteva i miei gusti. Io cercavo per le strade di Milano e Londra le persone che mi piacevano».
I suoi maestri?
«Newton, Penn, Avedon, Cecil Beaton. Ma il risultato era terribile quando cercavo di copiarli. Meglio puntare sulla mia essenza».
In questo libro, Ciao, ci sono foto di quell’epoca?
«No, la prima risale agli Anni 90 quando ho iniziato a lavorare per Versace; poi per Gucci; poi per Dolce e Gabbana».
Qual è l’obiettivo?
«È un omaggio all’Italia. Volevo raccontare cosa la rende così meravigliosa. L’Italia ha senso della famiglia, cibo straordinario, destinazioni turistiche fantastiche e molti diversi livelli sociali che coesistono nello stesso luogo».
Che foto ha scelto?
«C’è molto sulle persone. Il comportamento della gente per strada; il modo in cui mangiano il gelato; in cui gesticolano; in cui si godono la vita; come si vive in estate; come si tengono a braccetto. C’è molta amicizia. E monumenti».
Com’è articolato il libro?
«In tre parti. La prima racconta la scoperta dell’Italia tra il palio di Siena, le case in Toscana, i canali di Venezia, le strade di Milano e Napoli, le isole Eolie . La seconda parte è dedicata alla moda. Madonna mi ha fatto conoscere i Versace. Con Carine Roitfeld ho incontrato Tom Ford quando era da Gucci. Con Dolce & Gabbana ho fatto il primo spot tv».
Com’era Gianni Versace?
«È stato il primo ad affidarmi una campagna di alta moda. Ha deciso di dedicarmi una pagina che diceva: "Versace presenta Madonna fotografata da Testino". Sono rimasto sorpreso perché solo i grandi erano chiamati per cognome».
È ancora amico di Madonna?
«Certo. Ha un occhio straordinario ed è una visionaria. Fu lei a chiedermi di fotografare per Versace. Ho lavorato molto con Gianni. Sono l’autore dell’ultima foto che lo ritrae, un’immagine inquietante perché scelto di essere fotografato con 13 ragazze vestite di nero dopo la sua sfilata di moda a luglio. È morto poco dopo».
E Lady Diana?
«Le foto erano state scattate ad aprile e sono uscite ad agosto, quando è morta. Ho scattato l’ultimo ritratto di Diana e l’ultima sfilata di Gianni, e lei indossa Versace nella foto».
La terza sezione del libro?
«S’intitola Al mare, ed è la parte che ho dedicato all’Italia come la migliore meta per le vacanze».
Il suo posto preferito?
«Adoro Napoli. Ha una scena artistica molto vivida ed è sul mare. E ha la mozzarella. Ho fatto la mia prima mostra lì. Adoro il mix di persone che la rende così magica. E poi amo Milano per i ristoranti e le persone come Maria, proprietaria di La Latteria San Marco. Milano è la mia formazione. Sozzani è stata fondamentale. E anche Gucci e Versace e aziende come Missoni e Trussardi».
Ha chiuso con il mondo della moda?
«Ci ho lavorato per 40 anni e ora è cambiato drasticamente. Ai miei tempi un’azienda di moda aveva bisogno di sei immagini per ogni campagna, oggi ne servono centinaia».
Internet ha cambiato tutto?
«Internet ha spostato il potere dalle riviste agli influencer».
Pubblica su Instagram?
«Sì, ho 3,8 milioni di follower. Ho iniziato le Towel series proprio per Instagram: tutti sono stati fotografati solo con un asciugamano».
Perché un libro e non una mostra?
«Un libro è qualcosa che rimane, che le persone possono leggere facilmente e tenere a casa per riguardare le immagini».
L’Italia è un’immagine?
«Mille immagini che insieme ne fanno una».
(Traduzione di Carla Reschia)