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 2020  marzo 15 Domenica calendario

A pranzo con Kerr senza censure

Mi sarebbe piaciuto essere presente una volta nella vita a un pranzo con Howard Jacobson e Philip Kerr. Jacobson, scrittore comico inglese, una razza ormai in via di estinzione, ne ha parlato in un delizioso pezzo su «la Lettura» (9 febbraio scorso, #428). Kerr invitava Jacobson a quello che chiamava «un pranzo maschio». Nel senso che i due scrittori banchettando non avrebbero mai ceduto alle censure del politicamente corretto e del conformismo imperante. I romanzi di Kerr sono maschi come quei pranzi: a partire da Violette di marzo (1989), prima puntata della trilogia berlinese ambientata ai tempi di Hitler, la location migliore per un noir. Sono romanzi che non hanno paura delle parole e dei pensieri. Kerr scrive le avventure del suo cinico detective Bernie Gunther come se fosse a pranzo con l’amico Jacobson. Nella Berlino di Violette di marzo spiccano belle bionde che hanno «la struttura di un caminetto rococò». Si aggirano gli agenti della speciale Squadra Antifinocchi e in un caffè può capitare di essere serviti da un cameriere «che aveva l’aspetto di un finocchio in calore». Servili avvocati si rivolgono ai potenti con tono «più ossequioso della concubina di un sultano». La crudeltà ha qualcosa di pomposo come dimostrano gli aguzzini della Gestapo. Sull’opposizione al nazismo meglio non farsi illusioni: «Chi non è nazionalsocialista quando gli viene puntata una pistola alla testa?». Goering, il più quotato dei vice-Hitler, uomo di buone letture, predilige Dashiell Hammett (Chandler non era abbastanza virile oppure beveva troppo?). Così parlò, lo Zarathustra di Kerr, il detective che usa come manuale investigativo il mito di Sigfrido e dei Nibelunghi. Jacobson nel suo ricordo di Kerr (morto improvvisamente a 62 anni nel 2018 nello sconcerto di amici e lettori) dice, per fargli il massimo complimento, che era uno scrittore comico e aggiunge che gli manca tanto. Partecipo al complimento e al lutto.