La Lettura, 15 marzo 2020
Un patto per cercare gli extraterrestri
Il Seti, Search for Extra-Terrestrial Intelligence («Ricerca di intelligenza extraterrestre») è l’istituto californiano senza fini di lucro che cerca segnali di vita intelligente provenienti dal cosmo: quando in film come Independence day o Contact arrivano segnali (talvolta molto più che segnali) alieni, la sceneggiatura attribuisce sempre la scoperta agli scienziati del Seti. Nella realtà però, nonostante gli sforzi dell’istituto continuino dal 1984 (in realtà da almeno un decennio prima, con vari progetti Seti), gli attesi segni da altre civiltà non sono ancora giunti: la difficoltà sta nell’ampiezza dei segmenti di spazio da analizzare (segmenti troppo piccoli, spazio troppo vasto) e nella quantità di dati da esaminare.
Ora però un doppio annuncio viene dall’ente di Mountain View, California: da una parte, verrà chiuso il 31 marzo il programma SETI@home, nato nel 1999 dalla collaborazione con l’Università di Berkeley per elaborare dati osservativi grazie ai computer degli utenti; il materiale ottenuto è troppo e le ricerche fornite dagli oltre 5 milioni di computer collegati nel mondo devono essere analizzate. D’altra parte, il Seti Institute annuncia con entusiasmo l’avvio di una nuova collaborazione con uno dei più potenti radiotelescopi al mondo, il Vla, Very Large Array del National Radio Astronomy Observatory di Socorro, in New Mexico (a sinistra), prestigiosa istituzione che fornirà per la prima volta la sua collaborazione (forse l’idea è venuta dal film Contact, in cui tale connubio era già anticipato).
Il telescopio, composto da 27 radiotelescopi di 25 metri ciascuno, sarà impiegato 24 ore su 24 per la ricerca di quelle che vengono chiamate technosignature, cioè eventuali «firme tecnologiche» nei segnali provenienti dallo spazio: nel «rumore» di fondo prodotto da fenomeni naturali – come ad esempio pulsar, stelle variabili, supernove, lampi di raggi gamma – un software in ascolto (si chiama Cosmic, cioè Commensal Open-Source Multimode Interferometer Cluster) cercherà tracce di «messaggi» intelligenti, ovvero tutti i possibili segnali di una civiltà tecnologica extraterrestre, come trasmissioni radiotelevisive, satelliti e altro. «Ciò permetterà – ha dichiarato Andrew Siemion del Seti e di Berkeley – un accesso senza precedenti alla ricca quantità di dati prodotta di continuo dal telescopio mentre scannerizza i cieli».
Trattandosi del radiotelescopio più produttivo dell’emisfero nord, il lavoro non mancherà: il programma partirà nel 2021 e sarà svolto durante il lavoro di osservazione del radiotelescopio, nell’ambito del progetto quinquennale Sky Survey del Vla che coprirà il 75% del cielo.