il Giornale, 14 marzo 2020
Il bon ton della tavola
Lo sapevate che la prima tovaglia risale all’epoca romana? E che il primo tovagliolo, detto «sudarium», serviva a tamponare i sudori dei commensali, durante i banchetti luculliani? Il tovagliolo che conosciamo lo inventò Leonardo Da Vinci, che era anche «Maestro di cerimonie». Somigliava a una tovaglina americana che, posta sotto al piatto, serviva per pulirsi le mani, senza imbrattare la vera tovaglia, così che questa restasse immacolata. Queste e altre curiosità sull’origine del table setting ce le racconta Isabella Marini, architetto, ex pubblicitaria che da tre anni si dedica alla creazione della mise en place, confermandosi una delle più autorevoli influencer del settore. I suoi profili su facebook e Instagram la trovate come «Look per la Tavola» contano più di 50k di follower.
«Come nasce questa passione?» le domandiamo, mentre è seduta al suo tavolo di lavoro, accanto a uno specchio pieno di scritte (è un pezzo di Man Ray!) e una libreria favolosa.
«Sono sempre stata un’amante della bella tavola, soprattutto nelle occasioni informali. Ho scelto un taglio pop, comunicando attraverso i social, perché penso che tutti, con un po’ di inventiva, possano essere originali. Spesso vado a casa della gente e la aiuto ad apparecchiare con ciò che ha e molte volte saltano fuori cose davvero particolari». La sua non è solo un’idea legata all’estetica.
«La cura per la tavola è in parte galateo la Marini ha frequentato il corso di galateo di Samuele Briatore, autore de Le regole delle buone maniere (Newton Compton Editori) e presidente dell’Accademia italiana Galateo e in parte conoscenza della storia». E spiega Marini ancora meglio: «Bisogna prima conoscere le regole, l’origine di usi e costumi, per permettersi di personalizzarle. Sapevate che la forchetta va a sinistra perché nel Medioevo, dove ricordava più un forcone, era associata alla mano del diavolo, o che la prima posata della storia è stata il cucchiaio, e che una volta c’erano i tagliatori di carne di mestiere (la sfilettavano al volo, lanciandola per aria), ma erano appannaggio soltanto dei ricchi, e che i patrizi romani scaldavano il pane direttamente sulla tavola, con dei piccoli forni portatili? Sui bicchieri ci sarebbe da scrivere un trattato». L’architetto ci spiega infatti che i bicchieri non dovrebbero mai essere più di 4 e che il tovagliolo, posto a sinistra, andrebbe messo sulla tavola soltanto a fine pasto e senza ripiegarlo.
Dettagli che fanno la differenza, come racconta Briatore nel suo manuale: non si dice «buon appetito» o, peggio, «cin cin», tanto per iniziare. Così come non si dovrebbe portare il dolce a casa di chi invita, mentre il vino lo deve sempre versare un uomo a una donna, tenendo la bottiglia dal fondo, mai dal collo. Maestra del ricevimento è la pr milanese Laura Morino: «Il look della mise en place è fondamentale. La tavola non deve essere necessariamente preziosa ma creativa e curata nei minimi particolari!» racconta.
La Morino sa essere elegante con semplicità e i suoi ospiti (spesso) illustri la apprezzano molto. «Mettere le persone a proprio agio, per esempio prestando attenzione al placement, è utile al coinvolgimento della serata: mi piace far incontrare persone nuove, ma senza metterle in difficoltà. A casa mia gli amici sono tutti benvenuti!».
C’è anche chi lo fa per mestiere, come la giornalista culturale Valeria Merlini, una tra le migliori host Airbnb a Formentera, cuoca milanese a domicilio, sì il suo, attraverso la piattaforma Eatwith. La trovate anche come «Food takes life: not only pasta». «La mia cucina viola con isola spiega l’host di Eatwith si è rivelata, tra le altre cose, una scelta vincente perché così i miei ospiti possono vedere real time le mie preparazioni. Il mio set preferito? Runner incrociati, niente tovaglie!». Invece i cocktail li prepara suo marito: pezzo forte il Mojito al passion fruit nella caraffa di vetro.